Carissime, Carissimi,
preferisco non entrare direttamente nella vicenda personale di Silvia ROMANO, lasciando questo compito alla bella lettera che le ha scritto Miryam Ismail, antropologa somala residente a Milano.
Mi limito solo ad alcune puntualizzazioni su alcuni comportamenti che hanno trasformato un momento di festa in un incubo che purtroppo potrebbe prolungarsi.
In primo luogo credo che sia mancata, in tutta la gestione della vicenda, la SOBRIETÀ. E questo in modo particolare da parte del governo, che avrebbe dovuto predisporre le fasi del ritorno senza clamore e senza trionfalismi. Non è il primo ostaggio che, fortunatamente viene riportato a casa, tuttavia ricordo il pudore e l’attenzione con cui personaggi sia conosciuti, come i giornalisti Quirico, Mastrogiacomo e Sgrena, per ricordarne alcuni, che non conosciuti come le volontarie Greta e Vanessa, rapite cinque anni fa in Siria, furono accolti in Italia. Ci sono situazioni fortemente personali che possono essere date in pasto senza un minimo di rispetto.
In secondo luogo mi sarei aspettato una minore SUPERFICIALITÀ da parte di chi si occupa di informazione. Non sappiamo quasi nulla di questa storia e tuttavia ecco tutti ad esprimere giudizi, valutazioni spesso pesanti, come se fossero esperti di rapimenti, di jihad, di Islam… Ma perché non prendersi una pausa di silenzio per ascoltare, riflettere, capire. Lo stesso silenzio che ci ha permesso di affrontare con più consapevolezza la prima parte di questa incredibile esperienza della pandemia. Continua nell‘ ALLEGATO
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