Ascesi quaresimale, itinerario sinodale
Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli.
Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa,
come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede.
Gesù lo si segue insieme.
Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor,
possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”,
perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro.
Ai tre discepoli è data la grazia di vedere Gesù nella sua gloria,
splendente di luce soprannaturale.
Anche il processo sinodale appare spesso arduo
e a volte ci potremmo scoraggiare.
Ma quello che ci attende al termine qualcosa di meraviglioso e sorprendente,
che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio
e la nostra missione al servizio del suo Regno.
L’esperienza dei discepoli sul Monte Tabor si arricchisce ulteriormente quando, accanto a Gesù trasfigurato, appaiono Mosè ed Elia,
che impersonano rispettivamente la Legge e i Profeti. La novità del Cristo è compimento dell’antica Alleanza e delle promesse.
Analogamente, il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità.
Vorrei proporre due “sentieri” per salire insieme a Gesù e giungere alla meta.
La voce dalla nube dice: «Ascoltatelo».
Dunque la prima indicazione è molto chiara: ascoltare Gesù.
E come ci parla?
Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia.
Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli,
soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto.
L’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa,
sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale.
«I discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”».
Ecco la seconda indicazione:
non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari,
di esperienze suggestive,
per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni.
Il “ritiro” non è fine a sé stesso, ma ci prepara a vivere
con fede, speranza e amore
la passione e la croce, per giungere alla risurrezione.
Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga
nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità.
PAPA FRANCESCO – MESSAGGIO QUARESIMA 2023
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