La notizia che in una discarica di Addis Abeba sono morte cinquanta persone non può non fare riflettere… In Europa una discarica può far scoppiare la guerra civile. Nessuno la vuole vicino alla propria residenza. In Africa, o meglio nelle periferie delle grandi megalopoli, una discarica è una opportunità economica.
Vi lavorano letteralmente centinaia di persone, spesso inquadrate da imprenditori – tra virgolette – che forniscono strumenti per scavare tra le montagne di immondizia, che forniscono cibo per nutrire i lavoratori, che forniscono trasporti e contatti con intermediari che acquistano ferro, plastica e tutto ciò che si ricava dai rifiuti.
Rifiuti che provengono dalla parte ricca delle città: hotel di lusso, ristoranti per turisti o imprenditori, magari resort sulla spiaggia o semplicemente da quella parte di città che può permettersi di vivere in abitazioni di cemento. Ogni megalopoli africana ha la sua – o addirittura le sue – discariche: Nairobi, Maputo, Kinshasa, Lagos, Addis Abeba. Montagne di spazzatura con centinaia di puntini che vi si muovono sopra: scavano, spostano, estraggono, esaminano e infilano nel sacco di tela che portano sulla schiena, fornito dall’investitore di cui sopra.
Si può pensare che i lavoratori delle discariche siano giovani, ragazzini.
No, è un campione completo della popolazione, magari intere famiglie che con l’immondizia mettono insieme un pasto quotidiano per tutti. Montagne di spazzatura, vere e proprie colline che ridisegnano il panorama del territorio. Colline che vengono impastate, plasmate, rimosse come fossero dune nel deserto ogni volta che piove e poi solidificate dal caldo torrido di alcune latitudini africane. Per rendere il lavoro produttivo intorno a queste colline i lavoratori costruiscono le loro città… città di baracche attaccate al posti di lavoro, per risparmiare… i trasporti costano. Così quando piove ci sono smottamenti, crolli, sprofondamenti… e morti. Come quelli di Addis Abeba che, per una volta, hanno perforato il muro dei media.
Quelle che avete sentito sembrano storie lontane. Ma per avere la dimensione del fenomeno bisogna pensare che le megalopoli africane, quelle di cui sopra, fanno svariati milioni di abitanti: sette, otto, dieci, quindici. Il novanta per cento di questi vivono in baraccopoli dove le discariche sono una opportunità economica. Insomma non stiamo parlando di un fenomeno limitato alle pieghe della società. No, si tratta di un fenomeno che interessa milioni di persone. Raffaele MASTO – Buongiornoafrica – 13.03.17