Si fa sempre più drammatica la situazione in Repubblica Democratica del Congo, dove si moltiplicano le violenze e i focolai di guerra. «Una situazione miserabile», denunciano i vescovi, che puntano il dito contro i politici che stanno facendo di tutto per «ipotecare la tenuta di elezioni libere e democratiche»
Una cinquantina di fosse comuni, quasi 3.500 morti, una ventina di villaggi completamente distrutti. Non solo. Sessanta parrocchie profanate e distrutte, 31 centri sanitari cattolici saccheggiati e 141 scuole diocesane assaltate e chiuse. Per non parlare di un numero enorme di sfollati interni – più di un milione – e di trentamila profughi che si sono riversati in Angola.
È la tragica contabilità – e solo per quanto riguarda le strutture della Chiesa – di quello che da nove mesi sta avvenendo nel Grande Kasai, regione diamantifera della Repubblica Democratica del Congo, dove si intrecciano questioni locali e tradizionali, scontri con l’esercito nazionale e ovviamente interessi economici. L’articolo sul Congo prosegue nell’ ALLEGATO