Lettera aperta del nostro vescovo, mons. Daniele, alle autorità civili della Diocesi sulla drammatica situazione di due famiglie di “giostrai”, sfrattate senza appello, nonostante la difficile situazione in cui si trovano.
“So bene che la vita del lavoro itinerante non è una vita facile. Conosco il disagio che incontrate con le vostre famiglie, nel vostro continuo andare di luogo in luogo. Si tratta delle difficoltà a recuperare le piazze di sosta delle attrazioni; a trovare gli spazi adatti per le vostre carovane, dovendo rimanere a volte in luoghi fuori dalla città; a fermarvi in comunità che non sempre apprezzano il valore sociale di questo tipo di spettacolo. Non scoraggiatevi, ma continuate il vostro cammino, perché le nostre città e i nostri paesi non perdano il gusto di questa peculiare bellezza attraverso la vostra presenza, la vostra arte, la vostra gioia”.
È con queste parole che il Santo Padre apre l’udienza concessa agli esercenti dello spettacolo viaggiante il 15 settembre scorso, ed è proprio da queste parole che vorrei condividere alcune riflessioni su una vicenda che si è consumata nelle settimane scorse – devo dire (purtroppo, in questo caso), senza una particolare risonanza nei mezzi di comunicazione: ovvero, nel più assordante silenzio. La lettera continua nell’ ALLEGATO