Oltre 19.000 bambini reclutati nel conflitto. Almeno una scuola su 3 è stata danneggiata, distrutta, occupata o chiusa. Documentati oltre 1.200 casi di violenza sessuale contro i bambini. È il posto più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari: nel 2017 ne sono stati uccisi 28. La testimonianza della direttrice generale dell’UNICEF, Henrietta H. Fore
“Ho appena trascorso due giorni in Sud Sudan – dice Henrietta H. Fore direttore generale dell’UNICEF nel piccolo Paese africano, devastato dal conflitto – dove ho visto in prima persona come quattro anni di conflitto abbiano lasciato i bambini malati, affamati e in punto di morte. L’impatto delle continue violenze è stato devastante. Ho incontrato una madre che ha dovuto camminare per giorni per ricevere delle cure per la sua bambina malnutrita. Ho parlato con un ragazzo giovane che è stato costretto a unirsi a un gruppo armato a 10 anni. Ho anche incontrato due fratelli separati dai genitori quando il conflitto è scoppiato nella loro città, Bentiu, nel 2014. Ma fra l’orrore – ha aggiunto Henrietta F. Fore – ho visto segnali di speranza. La bambina malnutrita è sulla via della guarigione. L’ex bambino soldato è tornato a scuola e vorrebbe diventare un dottore. E oggi i due fratelli sono stati riuniti con la loro madre dopo quattro anni”.
E’ oggi il posto più pericoloso del mondo. L’UNICEF e altre agenzie umanitarie stanno lavorando sul campo in condizioni estremamente pericolose per rispondere ai bisogni di base dei bambini e dei giovani. E questo non è poco. Il Sud Sudan è il posto più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari – soltanto nell’anno passato, sono stati uccisi 28 operatori umanitari – ma, nonostante ciò, continuiamo ad aiutare milioni di bambini che hanno bisogno. L’anno passato, lavorando con i genitori, abbiamo vaccinato circa 1,8 milioni di bambini contro il morbillo, curato oltre 180.000 bambini contro la malnutrizione acuta grave, e aiutato 300.000 bambini ad avere accesso all’istruzione.
Una generazione di giovani senza futuro. “Ma tutto ciò non è abbastanza – ha detto ancora la Fore – i combattimenti non sembrano diminuire e i bisogni umanitari sono enormi: 2,4 milioni di bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case. Oltre 250.000 bambini sono colpiti da malnutrizione grave e a imminente rischio di morte. Oltre 19.000 bambini sono stati reclutati nel conflitto. Almeno 1 scuola su 3 è stata danneggiata ha sottolineato la direttrice di UNICEF – distrutta, occupata o chiusa. E abbiamo documentato oltre 1.200 casi di violenza sessuale contro i bambini. I numeri continuano ad aumentare. Insieme formano un’intera generazione di giovani a cui viene negata l’opportunità di cui hanno così disperatamente bisogno per contribuire a costruire la loro società”.
“Solo la fine della guerra porterà speranza”. “Con l’arrivo della stagione arida ha detto ancora Henrietta F. Fore – i bisogni e le minacce cresceranno soltanto. Stiamo già assistendo a un incremento del numero di bambini e famiglie che cercano aiuto in campi per sfollati e temiamo che i nostri fondi non siano sufficienti. Solo la fine delle ostilità potrà riportare speranza e salvezza ai bambini e ai giovani del Sud Sudan. Fino ad allora, – ha concluso – abbiamo bisogno di accesso senza condizioni, sostenibile, dalle parti in conflitto e maggiori risorse dai donatori. Senza questo, le vite e il futuro di milioni di bambini in Sud Sudan continuerà ad essere in bilico”. Repubblica – 23 gennaio 2018
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