Dal marzo 2011 ad oggi al grande pubblico sono state date in pasto le immagini e le notizie sul presidente Bashar al Assad, figlio del militare golpista Hafiz, e sulla formazione terrorista transnazionale dell’Isis. Della società civile e delle diverse anime delle opposizioni, in particolare di quella pacifica, indipendente e laica, si è parlato solo in modo marginale. Difficilmente i civili hanno trovano spazio nella cronaca di guerra, ma è da lì che bisognerebbe partire e domandarsi perché sia stato possibile abbandonare milioni di persone inermi a sé stesse
Andare incontro ai carro armati con fiori e bottigliette d’acqua, guardando ai soldati alla guida come fratelli. “Sono siriani come noi”. Così il ventiseienne Ghiath Matar, ribattezzato Little Gandhi per le sue convinzioni non violente, esortava i suoi compagni di cammino a Daraya, alle porte di Damasco, nel marzo del 2011. Un’intera popolazione si apprestava ad accogliere i soldati governativi, con la speranza che questi ultimi non obbedissero all’ordine di sparare e che ci fosse un grande abbraccio di riconciliazione in piazza. Continua nell’ ALLEGATO
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