Brasile, dalla parte degli ultimi
Nelle regioni amazzoniche e nelle periferie delle grandi città brasiliane la pandemia non ha fermato deforestazione e inquinamento. Le politiche di abbandono delle fasce di popolazione più fragili stanno favorendo la crescita di violenza e violazioni dei diritti. A tutto vantaggio delle elite al potere
L’Amazzonia brasiliana sta vivendo un altro momento drammatico della sua storia. Innumerevoli massacri e atrocità sono stati commessi contro i popoli indigeni, così come da sempre è stata assente una vera politica pubblica per i popoli amazzonici: riberinhos, abitanti dei fiumi, seringheiros, raccoglitori di gomma, quilombolos, popoli di origine afro, e i molti migranti che popolavano questa terra.
L’Amazzonia è sempre stata una frontiera economica per i gruppi avidi di denaro e di potere che la sfruttavano, e continuano a sfruttarla, senza alcuna considerazione per le persone che vi abitano e le loro reali necessità. La situazione è catastrofica per le innumerevoli comunità indigene di tutta la regione che già in passato hanno avuto la loro storia, i loro progetti di vita, interrotti da epidemie che hanno sterminato molti popoli, permettendo così libero accesso a potentati economici e colonizzatori che senza scrupoli hanno promosso una guerra biologica contro questi popoli, con la diffusione del morbillo, dell’influenza e di altre malattie letali per le popolazioni indigene. Continua nell’ ALLEGATO
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