Sono passati 10 giorni da quando è stato scritto questo editoriale e tuttavia, al di là dei risultati ottenuti in sede Ue per riformare il trattato di Dublino, esso mantiene uan visione chiara dei problemi da affrontare. L’alto commissario dell’Onu per i rifugiati chiede che il nuovo “patto” fermi le tragedie.
Quello di mercoledì 23 settembre è un giorno cruciale per l’Unione Europea e per il diritto di asilo. Il Patto su immigrazione e asilo presentato dalla Commissione europea può essere un passaggio fondamentale per ricostruire una politica comune ed efficace su questi importanti ambiti, nel rispetto dei diritti di tutti: delle comunità che accolgono e delle persone che stanno fuggendo da persecuzioni e guerre o che sono alla ricerca di una vita più dignitosa.
Serve un’inversione di rotta che permetta di uscire dalle strumentalizzazioni politiche e che consenta d’inaugurare una stagione nuova, quella delle azioni concrete, della cooperazione e delle scelte di lungo termine.
Gli eventi delle ultime settimane – le ennesime tragedie nel Mediterraneo, i ritardi negli sbarchi delle persone salvate in mare, le ceneri del campo di Moria in Grecia -, confermano l’urgenza di arrivare al più presto ad una politica europea condivisa.
È tempo che l’immigrazione e l’asilo vengano gestiti in un’ottica di cooperazione tra gli Stati e vengano affrontati considerandoli opportunità piuttosto che emergenze.
Da diversi anni, d’altronde, gli arrivi irregolari, soprattutto via mare, sono relativamente più contenuti, ed è dunque questo il momento giusto per costruire senza indugi una nuova politica comune.
L’Unione europea sembra aver finalmente deciso di guardare in avanti e superare strumenti, il regolamento di Dublino in primis, obsoleti e disfunzionali, forieri di continue tensioni. Continua nell’ ALLEGATO
————————————————————