Il 2020 era iniziato all’insegna dell’entusiasmo tra lo staff dell’organizzazione Comboni Samaritans of Gulu. Da fine febbraio, però hanno preso piede stupore e preoccupazione per le notizie allarmanti che giungevano dall’Italia. Così per la prima volta, da quando abbiamo iniziato questo cammino insieme, i ruoli sono apparsi invertiti e la comunità ha dovuto attingere alla resilienza che la contraddistingue. Un grazie infine a tutti gli amici che dall’Italia hanno continuato a credere nel nostro Progetto.
Da subito l’organizzazione ha mostrato grande vicinanza agli amici italiani, soprattutto con la preghiera. Poi il virus, da lontano, è diventato una minaccia reale e vicina e ha stravolto la quotidianità aumentando a dismisura le difficoltà.
Il primo caso ugandese di covid-19 è stato accertato il 21 marzo ma, già il 18 marzo, il governo aveva messo in atto le prime linee guida in materia di sicurezza che hanno comportato la chiusura delle scuole e dell’aeroporto internazionale di Entebbe. Dal primo aprile le misure restrittive sono aumentate fino a prevedere un lockdown completo e solo a fine luglio si è assistito ad un graduale e parziale allentamento delle restrizioni fino ad arrivare al tanto atteso 20 settembre, giorno in cui sono state annunciate le nuove direttive che entreranno in vigore da metà ottobre: torneranno a scuola solo i ragazzi che dovranno sostenere gli esami, riapriranno i luoghi di culto, i confini e l’aeroporto mentre resteranno chiusi i luoghi di aggregazione e di intrattenimento. Resta valido il coprifuoco dalle 9 di sera alle 7 di mattina. Al 24 Settembre i casi totali erano 6.468, di cui 2.731 guariti. In totale sono state registrati 63 decessi. Continua nell’ ALLEGATO
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