Domenica, vigilia dell’inizio di Ramadan, otto profughi musulmani ospiti a Feltre prima hanno pregato per conto loro e poi hanno portato a spalla la Madonna dell’inutile, alternandosi lungo undici chilometri a piedi con i ragazzi di Villa San Francesco, la comunità che ha organizzato la processione (lo fa ogni 5 anni). E poi con i volontari dell’Unitalsi, gli alpini, altri giovani, alcune mamme, perfino i sindaci con tanto di fascia tricolore e alcune parlamentari. In un pomeriggio di sole e pioggia, i numerosi pellegrini hanno pregato, cantato e riflettuto. La statua della Madonna nasce una ventina d’anni fa da un’idea dell’allora arcivescovo Loris Capovilla, che a un amico scultore ha suggerito di confezionarla con rottami di ferro e altri rifiuti.
E Capovilla stesso l’ha donata alla comunità. Tra i minori assistiti, anche alcuni immigrati senza genitori. E sono stati proprio costoro ad invitare i profughi. «Penso agli 8 profughi musulmani che hanno portato la Madonna nel tratto iniziale e poi anche per una seconda tappa nel lungo cammino che ci ha portati qui alla meravigliosa Cooperativa Arcobaleno – ha detto Giuseppe Andrich, vescovo emerito di Belluno-Feltre –. Ora abbiamo un Papa che parla di “scarti”. Tutti noi siamo rappresentati da questa Madonna perché la vita è attraversata da sentimenti d’inutilità, di perdita di senso, magari anche solo per un attimo. Ciascuno di noi talvolta è “scarto”».
Il Rosario che Andrich ha sgranato era la corona che Giovanni XXIII recitava prima della morte. «Essere niente, eppure figli amati sempre – ha evidenziato Andrich – perché la misericordia di Dio non ha confini, non esclude nessuno, ama tutti».
Avvenire 07.06.16