Il 26 maggio 2021 si sono svolte in Siria le elezioni presidenziali. L’esito è scontato: riconferma del presidente “uscente” Assad. Il problema vero resta un altro: quanti passi indietro servono per voltar pagina
Mentre in Siria si vota per le elezioni presidenziali, azzardiamo un pronostico senza rischi: vince Bashar al-Assad, presidente in carica dal 2000. Questa volta, come nel 2014 e a differenza delle elezioni del 2000 e del 2007, se non altro non è il candidato unico. Non hanno alcuna possibilità i suoi due “rivali”, il ministro per gli Affari parlamentari Abdullah Salloum Abdullah o Mahmoud Ahmad Marie, sopravvissuti alla selezione della Corte Costituzionale che aveva eliminato altri 49 aspiranti.
Paesi come Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno già detto da tempo che non riconosceranno l’esito del voto. Il che è come non riconoscere l’acqua in un giorno di pioggia. Perché comunque Assad è lì. Era lì nel 2011, e continua a fare il presidente della Siria dopo dieci anni di una guerra in cui tutte le parti, la sua come quelle sponsorizzate dall’Occidente, si sono permesse atrocità senza nome e senza fine. Qualche idea in proposito? Continua nell’ ALLEGATO
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