Carissime, Carissimi,
credo che lo sconcerto e l’orrore che hanno provocato le immagini registrate nel Carcere di Santa Maria Capa Vetere, meritino un po’ di approfondimento, anche per evitare sia strumentalizzazioni sia sterili quanto inutili divisione in opposte fazioni. Sulle carceri infatti si gioca la credibilità di una bella fetta della nostra Costituzione.
Per questo riportiamo la lettera, datata 3 luglio, scritta al quotidiano AVVENIRE da don Daniele Simonazzi, co-cappellano del Carcere di Reggio Emilia.Gentile direttore,
le scrivo in merito agli articoli apparsi su “Avvenire” prima che prendesse spazio il caso del carcere di S. Maria Capua Vetere, che ha scosso tanti, quasi tutti. “Avvenire” è un giornale che sentiamo nostro e forse è l’unico – mi permetta – “da galera”. E quindi grazie! Sono cappellano in carcere da oltre trent’anni; prima lo sono stato in quello che era l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario e ora proseguo, con il mio confratello don Matteo, il ministero oltre che nelle sezioni dell’Articolazione della salute mentale (Asm) anche, di fatto, in altre due sezioni. Scrivo perché vorrei condividere con lei e con la ministra Marta Cartabia alcune considerazioni. Continua nell’ ALLEGATO
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