«È un conflitto aperto, non congelato», ha dichiarato Geir Pedersen. «L’assenza della Siria dai titoli dei giornali non deve far pensare che il conflitto necessiti di minore attenzione o che la soluzione politica non sia urgente» ha aggiunto il diplomatico svedese, dal 2018 inviato speciale Onu per la Siria. Infatti la sua convocazione, il prossimo 28 maggio a Ginevra, dell’ottava tornata di colloqui tra governo e opposizione sulla modifica della Costituzione ha meritato solo qualche riga nei pastoni diplomatici. In fondo nulla di sorprendente: dal 2011 l’estenuante mediazione di Kofi Annan, Lakhdar Brashimi e di Staffan de Mistura, tutti dimissionari prima di Pedersen, non ha prodotto che bozze di documenti di dubbia efficacia. Ma intanto, uscita dai riflettori con la riconquista di Raqqa al Daesh nell’ottobre del 2017, la guerra civile siriana non si è mai interrotta: gli obiettivi militari del regime devono ancora essere perseguiti mentre prosegue la repressione di quel che resta della società siriana perpetrata dal regime baathista con il sostegno della Russia. Continua nell’ ALLEGATO
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