Organizzare un pranzo per 5 mila persone senza comprare nulla?
Sì, è possibile.
E’ successo il 10 maggio a New York, dove un collettivo di attivisti e volontari ha allestito una cucina a cielo aperto nella centrale Union Square con l’obiettivo di dimostrare che, soltanto usando eccedenze alimentari, si potrebbero sfamare tantissime persone.
L’iniziativa si chiama “Feeding 5.000” ed è partita in Europa, dall’organizzazione Feedback.
Come previsto, il pranzo ha attirato l’attenzione di newyorkesi e dei media, facendo il giro del mondo, rendendo impossibile ignorare il messaggio: sprechiamo troppo.
Un’iniziativa simile è quella di David Gross, cuoco e attivista che, partito dall’Austria, sta girando l’Europa con un furgoncino (la “wastemobile”, che funziona a olio vegetale), su cui è montata una cucina mobile.
L’idea di Gross è simile a quella di Feeding 5000: creare un momento-evento in un luogo centrale di una città, coinvolgendo chef, attivisti e volontari del territorio, per attirare l’attenzione di più persone possibili, in modo divertente, ma sempre attento a veicolare un messaggio, cioè che sprecare è sbagliato e che troppo spesso gettiamo via il cibo senza riflettere.
Anche Gross fa dimostrazioni culinarie con cibo sprecato (dette “Wastecooking”), coinvolgendo i passanti per assaggi o per insegnare loro ricette con cibo magari non esteticamente perfetto, ma ancora sano e cucinabile.
Simili iniziative sono fondamentali per tenere alta l’attenzione sul tema degli sprechi. Spesso le organizzazioni attive contro gli sperperi e a favore della valorizzazione delle eccedenze lavorano nell’ombra. Come i volontari che vanno ogni sera a ritirare il cibo dai locali o dalle navi con un unico scopo: servire un pasto gratuito in più a chi ha bisogno.
O quelli che hanno aderito alla rete anti-spreco Pasto Buono, come i City Angels a Milano o i volontari del Csv a Napoli, ma anche ai tanti altri che tengono vive le mense caritative o si occupano di settori spesso trascurati, come ad esempio i giovani di EquoEvento, che ritirano il cibo rimasto al termine di feste o ricevimenti.
In questo panorama è importante che qualcuno alzi la voce, ricordando in modo dirom- pente l’impegno dalle Nazioni Unite (Obiettivi di sviluppo sostenibile): dimezzare lo spreco pro-capite di cibo entro il 2030 e ridurre le perdite alimentari nella produzione di cibo.
Buonenotizie corriere.it – 24.05.2016