In occasione del 4° anniversario del rapimento di padre Paolo,scomparso in Siria il 29 luglio 2013, è stato presentato, presso il Centro S. Fedele di Milano il libro curato dal giornalista e scrittore Riccardo CRISTIANO, già vaticanista di radio RAI
PAOLO DALL’OGLIO
La profezia messa a tacere
Edizioni San Paolo
Queste le parole dell’autore che è anche presidente dell’«Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio».
Stiamo assistendo sgomenti, da settimane, mesi, anni, alla trasformazione del territorio siriano nel teatro di un martirio di massa. Gli appelli che quattro anni fa, prima di essere rapito, padre Paolo lanciava in favore di un movimento pacifista, che potesse assicurare la protezione dei civili e diventasse parte attiva nell’accompagnare la transizione, sono perciò di un’attualità estrema e impensabile.
Quella di padre Dall’Oglio è una profezia, perché la questione siriana è oggi una questione mediterranea, che ci coinvolge da Lisbona a Teheran. Tragedie che portano il seme inespresso di una volontà di cambiamento e di vivere insieme. Credo che proprio questa fosse la profezia dimenticata di padre Paolo. È vero che in questi nostri tempi e in queste nostre terre è stato iniettato un morbo terrorista, jihadista, esclusivista, apocalittico. Ma è altrettanto vero che milioni di persone avvertono oggi che dobbiamo tornare a vivere insieme, prima che sia troppo tardi.
Lo scopo del libro è dare un ancoraggio accessibile, semplice e leggibile per scoprire la figura di padre Dall’Oglio. E allo stesso tempo un riferimento concreto al suo pensiero, attraverso dei suoi testi che abbiamo ripubblicato grazie alla cortesia della rivista dei gesuiti, Popoli, con cui collaborava. Un modo anche per riflettere sulla profondità del suo messaggio, con l’aiuto di alcuni professori cristiani e musulmani, fra cui Paolo Branca e Adnane Mokrani. Il tentativo di tracciare il profilo di un mistico che ha però un’assoluta urgenza di fare.
Padre Paolo sapeva che non si può dire ‘voglio la pace’ e poi restare spettatori disinteressati degli eventi. Ce l’ha dimostrato lui, attraverso il lavoro per il dialogo interreligioso presso il monastero di Mar Musa: un modo per mettere la prima pietra di un edificio in cui popoli e culture si riconoscano come complementari”. “Uno degli aspetti più forti e attuali del suo messaggio è che dalla Siria, questa terra devastata da una lotta per il potere tra contrapposti imperialismi, arrivano ancora oggi tanti messaggi d’affetto verso padre Dall’Oglio, persone che ci ringraziano per averlo ricordato e ci dicono di sentirlo ancora lì, fra loro. Credo sia il segno vero della sua presenza attiva come operatore di pace. Se possiamo rendergli un servizio non è quello agiografico, non è solo quello di sperare che torni fra di noi, ma di ricordarci che la nostra presenza attiva in quello scenario non può essere quella di tifosi, ma di partigiani della pace.