Minaccia fondamentalista, precarietà lavorativa, esodo giovanile… Il Bangladesh si trova oggi ad affrontare alcune sfide cruciali per il suo futuro. Compresa la possibilità di pluralismo religioso.
Un cancello con un grosso lucchetto impedisce l’accesso all’Holey Artisan Bakery nel quartiere diplomatico di Gulshan a Dacca. Una serrata trattativa con il personale di guardia, accompagnata da qualche telefonata a chissà chi, ci permette comunque di entrare dopo una mezzoretta, a condizione di non fare foto. Troviamo operai al lavoro per trasformare la struttura – ci dicono – in una residenza privata. Non sarà più quindi un ristorante tranquillo e un poco defilato il piccolo edificio sul laghetto nel quale diplomatici e imprenditori stranieri si davano appuntamento per cena, dopo una giornata di lavoro e di stress nel caos e nel traffico della capitale del Bangladesh. Il primo luglio di un anno fa, ventidue vittime civili – tra cui nove italiani – ed alcuni poliziotti intervenuti sul posto furono trucidati da un gruppo di studenti islamisti, in un attentato maturato negli ambienti universitari del Paese. L’articolo sul Bangladesh prosegue nell’ ALLEGATO