Notiziario

ABBIATE IL CORAGGIO DI INSEGNARCI CHE È PIÙ FACILE COSTRUIRE PONTI CHE INNALZARE MURI!

REUTERS913274_ArticoloAlla sera del 30 luglio, si è svolta la Veglia di preghiera con i Giovani della GMG. Per l’occasione il Papa ha comunicato ai giovani presenti alcuni pensieri molto coraggiosi sul futuro che essi sono chiamati a costruire. Non lasciatevi spaventare dalla lunghezza! I pensieri si snodano semplici e avvincenti…

Cari giovani, buona sera!
È bello essere qui con voi in questa Veglia di preghiera. Alla fine della sua coraggiosa e commovente testimonianza, Rand ci ha chiesto qualcosa. Ci ha detto: “Vi chiedo sinceramente di pregare per il mio amato Paese”. Una storia segnata dalla guerra, dal dolore, dalla perdita, che termina con una richiesta: quella della preghiera. Che cosa c’è di meglio che iniziare la nostra veglia pregando?    Continua con l’ ALLEGATO

VIAGGIO DI MONS. ARTURO FAJARDO IN ITALIA

Il viaggio di mons. Arturo FAJARDO sta ormai volgendo al termine. Mercoledì prossimo all’aeroporto della Malpensa riprenderà la via del ritorno. È stato un viaggio intenso fitto di impegni e di incontri, non solo ad alto livello, ma soprattutto con la gente, la nostra gente.
Cerchiamo allora di capire più da vicino, partendo dal loro punto di vista, che cosa ha comportato questo viaggio, come è stato preparato e quali sono le aspettative della diocesi di S. Josè de Mayo. Sarà un’operazione molto semplice, come guardare il video che segue: sei minuti nei quali il vescovo Arturo, don Federico e don Francesco ci spiegheranno il senso di un gemellaggio. Sono parlati in spagnolo, capirete tutto!image001

Dove si trova la diocesi di Crema? Come è sorto questo gemellaggio delle due diocesi? Qual è la missione di padre Federico e di padre Francesco nel nostro Paese? Come si sentono e quali sfide hanno di fronte? Qual è l’itinerario di questo viaggio pastorale del vescovo mons. Arturo in Italia? Le risposte nel breve video che segue, visibile sia dal sito della Diocesi di S. José de Mayo che in Youtube

 DAL SITO DELLA DIOCESI DI S. JOSÉ DE MAYO
http://diocesisdesanjosedemayo.org/video-sobre-el-hermanamiento-con-la-diocesis-de-crema-en-italia/
YOUTUBE
https://www.youtube.com/watch?v=pSJZR0Ko3Fc

MONS. ARTURO RICEVUTO DAL PAPA FRANCESCO A SANTA MARTA

In seguito al viaggio pastorale che Mons. Arturo sta facendo in Italia, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto di hermanamiento – fratellanza con la nostra Diocesi di Crema, il Vescovo ha chiesto la possibilità di incontrare il Santo Padre Francesco, passando da Roma. È stato così che, alcuni giorni prima del suo viaggio in Polonia, ha avuto la conferma, dalla Segreteria privata del Papa, che Francesco lo avrebbe ricevuto appena tornato da viaggio in Polonia. L’ incontro si è puntualmente realizzato martedì 2 agosto nella Residenza di Santa Marta.

Riguardo all’incontro, il Vescovo di San José ha detto che si è trattato di “un momento molto amichevole e fraterno durante il quale il Santo Padre ha mostrato di conoscere molto della Chiesa dell’Uruguay e delle sue difficoltà”.

Dopo una conversazione privata durata circa venti minuti, il Papa ha ricevuto anche P. Federico Bragonzi, che sta accompagnando il vescovo uruguayano in questo viaggio italiano, e P. Sergio Pinto, un sacerdote uruguayano che sta studiando a Roma e che ha partecipato alla GMG in Cracovia. Al termine della visita mons Arturo ha rivolto un invito a Francesco per un possibile viaggio in Uruguay.

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Se non credete alla fotografia di sinistra, non potete non
credere a quella di destra!

 

URUGUAY, IL PAESE PIÙ LAICO DELL’AMERICA LATINA

Montevideo
Montevideo

Si è sempre detto che l’Uruguay si trova in America Latina, ma non sembra America Latina. Tanto diverse sono le caratteristiche che presenta questo piccolo, ma orgoglioso Paese. Prima fra tutte la sua laicità, che fa sì che la maggioranza della gente, passata l’ondata di clericalismo che aveva caratterizzato i rapporti Chiesa-Stato dei primi decenni del secolo scorso, si dimostri verso la religione, prevalentemente, indifferente. Questo breve studio di P. Pierre de CHARENTENAY, pubblicato il mese scorso dalla nota rivista dei Gesuiti, La Civiltà Cattolica, cerca di spiegare l’apparente anomalia.

           L’intero articolo nell’ ALLEGATO

QUEL FILO TRA TERRORISMO E FEMMINICIDIO

Un articolo di Lea MELANDRI, sul blog “La ventisettesima ora” (Corriere della Sera) ipotizza un’analogia tra terrorismo e femminicidio (dove in Italia è quest’ultimo a mietere più vittime, oltre sessanta da inizio 2016) che solleva interrogativi inquietanti sulla nostra cultura e sulla nostra scarsa consapevolezza della violenza che ci abita.

violenzaChe differenza passa tra la mano di un marito, fidanzato, amante, fratello, che per colpire la donna, sotto la spinta di quella legge di sopravvivenza che Elias Canetti definisce mirabilmente “morte tua, vita mia”, e quella del giovane reso folle dall’odio per il nemico, reale o immaginario, che gli rende insopportabile la vita?

Le armi, le forme atroci, selvagge con cui si dà la morte sono le stesse, e anche i numeri, se si guardano le statistiche, non danno certo il primato alla violenza del terrorismo. Diverso è solo la ‘scelta’ della vittima: volti sconosciuti, da un lato, volti una volta amati dall’altro. Ma quella donna – moglie, fidanzata, amante – non è anch’essa, nell’immaginario e nel portato storico culturale della nostra come di altre civiltà, una figura ridotta alla funzione che riveste – erotica o procreativa – a cui non è stato riconosciuto fino alle soglie della modernità un “Io intellegibile”, la singolarità propria di ogni essere umano? Il conflitto diventa distruttivo nel momento stesso in cui l’“altro” diventa “cosa”, “oggetto” o proiezione fantastica, delirante, di chi ha ridotto il mondo al suo sistema chiuso di valori e spianato così la strada a ogni forma di totalitarismo. Come chiamare diversamente un potere che non ha solo relegato le donne fuori dalla sfera pubblica, ma imposto una visione unica del mondo filtrata attraverso le relazioni più intime – l’amore, la sessualità, la maternità, le cure e gli affetti famigliari – e fatta propria forzatamente dalle donne stesse?

VANNO E VENGONO

È tempo di ferie anche per i missionari e diversi sono già a casa, mentre altri stanno per arrivare.

Sono ancora tra noi:

 Don Apollinaire KOUAKOU, dalla Costa d’Avorio (Sergnano)
 Padre Francesco VALDAMERI, dallo Zambia (Pieranica)
 Padre Gianni ZANCHI, dal Bangladesh (Montodine)
Padre Gigi MACCALLI, dal Niger (Madignano)
Don Federico BRAGONZI, dall’Uruguay (Crema)

Per qualunque contatto basta telefonare all’Ufficio Missionario  (martedì – giovedì ore 15 – 18 sabato ore 9 – 12   tel. 0373/87989 al mattino: tel. 0373/256274 – 331.1016709 )

24/07/2016. ANGELUS DI PAPA FRANCESCO

Il Vangelo di questa domenica (Lc 11,1-13) si apre con la scena di Gesù che prega da solo, in disparte; quando finisce, i discepoli gli chiedono: «Signore, insegnaci a pregare» (v. 1); ed Egli risponde: «Quando pregate, dite: “Padre…”» (v. 2).

angelus 24 LUGLIOCari fratelli e sorelle,
Questa parola è il “segreto” della preghiera di Gesù, è la chiave che Lui stesso ci dà perché possiamo entrare anche noi in quel rapporto di dialogo confidenziale con il Padre che ha accompagnato e sostenuto tutta la sua vita.
All’appellativo “Padre” Gesù associa due richieste: «sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno» (v. 2). La preghiera di Gesù, e quindi la preghiera cristiana, è prima di tutto un fare posto a Dio, lasciandogli manifestare la sua santità in noi e facendo avanzare il suo regno, a partire dalla possibilità di esercitare la sua signoria d’amore nella nostra vita.

Altre tre richieste completano questa preghiera che Gesù insegna, il “Padre Nostro”. Sono tre domande che esprimono le nostre necessità fondamentali: il pane, il perdono e l’aiuto nelle tentazioni (cfr vv. 3-4). Non si può vivere senza pane, non si può vivere senza perdono e non si può vivere senza l’aiuto di Dio nelle tentazioni. Il pane che Gesù ci fa chiedere è quello necessario, non il superfluo; è il pane dei pellegrini, il giusto, un pane che non si accumula e non si spreca, che non appesantisce la nostra marcia. Il perdono è, prima di tutto, quello che noi stessi riceviamo da Dio: soltanto la consapevolezza di essere peccatori perdonati dall’infinita misericordia divina può renderci capaci di compiere concreti gesti di riconciliazione fraterna. Se una persona non si sente peccatore perdonato, mai potrà fare un gesto di perdono o di riconciliazione. Si comincia dal cuore dove ci si sente peccatore perdonato. L’ultima richiesta, «non abbandonarci alla tentazione», esprime la consapevolezza della nostra condizione, sempre esposta alle insidie del male e della corruzione. Tutti conosciamo cosa è una tentazione!

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ROUEN E LA DIFFERENZA CRISTIANA

Poche parole, ma chiare e profonde, di Christian ALBINI sulla tragedia di Rouen.

Jacques Hamel
Jacques Hamel

Il martirio di Rouen è l’ultimo atto della campagna di terrore di questa estate che ha il suo epicentro in Francia. La strategia sembra quella di colpire in modo casuale i luoghi della convivenza e della vita quotidiana per suscitare un clima di terrore diffuso. Bastano poche persone che si attivano qua e là, con un effetto amplificato da squilibrati come quello di Monaco. Colpire una chiesa e un prete ha un perverso valore simbolico, ma può essere un grave errore da parte dei terroristi che vogliono alimentare la spirale della violenza e trascinarci nello scontro di civiltà per egemonizzare il mondo islamico. Proprio da un atto come questo può emergere la differenza della logica cristiana rispetto alla logica del terrore. Là dove ci si muove nello spazio della mitezza che non fa di una cultura e di una religione un nemico da odiare – e questo è il Vangelo – il terrorismo è disarmato prima di tutto davanti agli stessi musulmani perché è smentito il teorema della sua ideologia secondo cui i cristiani sono crociati da combattere. È il terrorismo che fa guerre di religione che, per la fede cristiana non esistono. I cristiani si oppongono perciò al terrorismo, non a una civiltà o a una religione. Così come nella Seconda Guerra Mondiale il male stava nell’ideologia nazista e nei suoi seguaci, non nel popolo o nella cultura tedeschi.

 

CARI LETTORI, VI SPIEGO PERCHÉ CREDO CHE I MUSULMANI DEBBANO MOBILITARSI

massimo-gramelliniColpito nel vivo, Massimo GRAMELLINI torna sull’argomento, cercando di chiarire la propria posizione sull’importanza di una maggiore e più consapevole mobilitazione del mondo musulmano.

“Mi spiace che le voci critiche, alcune intrise di un vittimismo francamente stucchevole, abbiano ignorato il riferimento storico alla vicenda delle Br. Neanche gli operai comunisti erano fiancheggiatori dei brigatisti. Anzi, è proprio perché non lo erano che riuscirono a isolarli. Ma cominciarono a farlo il giorno in cui smisero di usare formule generiche come l’attuale «Not in my name» per riconoscere che la malapianta non veniva da Marte, ma dal loro stesso giardino”.

L’intervento completo nell’ALLEGATO

CHE COSA ACCADE IN TURCHIA?

PADRE MONGEPadre Claudio MONGE, piemontese, domenicano e teologo delle religioni, vive da 14 anni in Turchia. A Istanbul è parroco nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. E’ stato intervistato per Radio Vaticana da Fabio COLAGRANDE.

A suo avviso, quanto sta accadendo nel Paese è una evoluzione di ciò che si era visto negli ultimi tempi.
A me sembra una semplice impennata, in termini di proporzioni, rispetto ad una politica che il potere turco sta applicando sistematicamente da oltre due anni. Basta avere un minimo di memoria storica. La svolta è stata il famoso scandalo per corruzione che falciò uno degli esecutivi del governo, nel dicembre del 2013, e che interessò palesemente i membri della famiglia del presidente stesso e di molti ministri”.    L’intervista completa nell’ALLEGATO