Notiziario

PROGETTO CASA DO SOL BRASILE

Anche quest’anno, prima in tante scuole poi per tre settimane in altrettanti Grest, sarà con noi il percussionista brasiliano NOMINHO. Non è una novità, perché è il sesto anno che viene in Italia, tuttavia è altamente significativa la sua presenza sia per la singolarità della sua presenza che per l’importanza del progetto che intende sostenere. casa do sol

La singolarità dell’esperienza consiste nel fatto che non siamo noi ad andare in Brasile per conoscere, ma è il Brasile, cioè Nominho, che viene da noi e si fa conoscere. Nominho infatti, affermato percussionista, dedica il suo tempo all’educazione e alla formazione di tantissimi ragazzi di Salvador de Bahia che, senza il suo lavoro, sarebbero risucchiati senza scampo dalla strada. Nello stesso tempo si fa portavoce del Progetto “Giovani: diritto alla vita ed alla felicità”, promosso e gestito, nei quartieri periferici della grande città brasiliana, da CASA DO SOL, un’Associazione brasiliana da oltre vent’anni impegnata in ambito educativo. A sostegno di questo ambizioso progetto, la Siembra e il Centro Missionario, la sera di sabato 16 aprile, organizzano presso la Cascina Arcobaleno (Capergnanica) una cena brasiliana.                           Casa do sol vedi  ALLEGATO

    Cena vedi LOCANDINA

TRIVELLE SI’, TRIVELLE NO

trivelle-2Si avvicina la scadenza del Referendum popolare del 17 aprile p. v. sulle trivellazioni in mare. È un tema missionario? Direi proprio di sì, e anche fortemente ecologico. Per questo vi  offriamo alcuni spunti di riflessione, presentandovi la riflessione delle ACLI nazionali. In essa, oltre a evidenziare alcuni passaggi della Laudato Sì” e i pronunciamenti della Conferenza episcopale di Abruzzo Molise, si ricordano gli impegni presi dall’Italia alla recente Conferenza di Parigi sul clima. Al termina viene anche aggiunta anche un nota informativa sulle proposte di trivellazione per stoccaggio sotterraneo ad alta pressione di gas metano, che interessano attualmente la pianura Padana e in particolare la nostra Provincia. Un documento molto equilibrato che, sfuggendo a qualsiasi tono estremistico o di propaganda, evidenzia pro e contro di una scelta molto importante alla quale tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo. Ricordiamoci che si difende la democrazia, uno dei nostri valori più significativi e importanti, la attuandola: in questo caso andando a votare.

leggi la  LOCANDINA   

LA VISITA DEL PAPA A LESBO. È UN GESTO ECUMENICO E UN SEGNO PROFETICO DI MISERICORDIA

“La visita a Lesbo di Papa Francesco, con il Patriarca Bartolomeo I e l’arcivescovo Hieronimus II il 16 aprile prossimo è un’altra tappa dei viaggi della misericordia che il Papa ha realizzato a partire dal viaggio di Lampedusa nel 2013, con un’attenzione particolare al mondo dei migranti e dei rifugiati”. E’ quanto afferma Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes dopo l’annuncio della visita dato oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede.PapaLampedusa

Dopo Lampedusa, nel luglio del 2013, il Papa ha incontrato e condiviso le sofferenze dei rifugiati e richiedenti asilo al Centro Astalli di Roma, al confine tra Messico e Stati Uniti, al Cara di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, “richiamando sempre il dovere della accoglienza, del rispetto e della tutela della dignità di ogni persona costretta a migrare, ricordando anche le cause di chi oggi è in fuga e bussa alle porte dell’Europa: le guerre, i disastri ambientali, le persecuzioni politiche e religiose, la miseria”.

 

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LA PAROLA DEL PAPA NEL MESSAGIO URBI ET ORBI DELLA PASQUA 2016

Cari Fratelli e Sorelle, buona Pasqua!

Messaggio-Urbi-et-Orbi-nella-Pasqua-2016_articleimageGesù Cristo, incarnazione della misericordia di Dio, per amore è morto sulla croce e per amore è risorto. Per questo oggi proclamiamo: Gesù è il Signore!

La sua Risurrezione realizza pienamente la profezia del Salmo: la misericordia di Dio è eterna, il suo amore è per sempre, non muore mai. Possiamo confidare totalmente in Lui, e gli rendiamo grazie perché per noi è disceso fino in fondo all’abisso.

Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita.

Il discorso completo prosegue nell’ALLEGATO

ARMI ITALIANE IN ARABIA

mercatoMartedì 15 Marzo, aerei dell’Arabia Saudita hanno colpito il mercato di Mostaba, nello Yemen, il più importante nella regione di Hajja, uccidendo almeno 107 civili e causando decine di feriti, in un’area lontana da obiettivi militari!
Abbiamo sentito qualcosa? Silenzio di tomba!

A nostra informazione, ecco le riflessioni di Renato Sacco, presidente di Pax Christi Italia.
«Cosa succede se scoprono che hai collaborato ad una strage? Niente!
Cosa succede se scoprono che hai venduto armi a chi ha preparato con calma e realizzato una strage, con 107 morti? Niente!
Ma come… niente?” abbiamo visto a Bruxelles, a Parigi operazioni di polizia, blitz, sparatorie, ricerca dei criminali, intercettazioni, arresti perché appunto minacciavano attentati e stragi. A Bruxelles ieri hanno trovato dei Proiettili di un Kalashnikov e si parla di pericolosi terroristi. Credo giustamente. Non ho motivo per pensare il contrario. Ci sono le foto e gli idenkit su tutti i giornali e in Tv.

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INTEGRAZIONE: SINDACO DI RIACE SULLA RIVISTA “FORTUNE”

DOMENICO-LUCANOLa prestigiosa rivista “Fortune” lo ha inserito tra i 50 personaggi più influenti al mondo. Ed il bello è che è l’unico italiano di questa “top 50”. Si chiama Domenico Lucano, e da tre mandati è sindaco di Riace, paesino calabrese di poco più di duemila abitanti che deve la sua notorietà al ritrovamento dei celebri bronzi. È finito fianco a fianco con Angela Merkel, papa Francesco e l’ad di Apple, Tim Cook, ma non per il suo conto in banca o il suo patrimonio immobiliare: il sindaco di Riace s’è aggiudicato la nomination per il suo impegno concreto nel campo dell’immigrazione. Il piccolo comune calabro, 1.820 abitanti, da quando Lucano è primo cittadino ha dato ospitalità ad oltre 6mila immigrati che, tra l’altro, hanno avviato anche una serie di attività artigianali ed imprenditoriali che hanno determinato la rivitalizzazione della cittadina.

Il primo sbarco avvenuto nel 1998 ha avuto un significato profondo per il paese calabrese, situato nella zona meridionale della costa jonica. Fino a quel momento Riace aveva conosciuto soltanto i flussi migratori in uscita, con i paesani che abbandonavano il loro ruolo di braccianti per andare a lavorare nelle industrie del nord. “Quella barca nel 1998 ha incontrato una comunità con un destino segnatoracconta Lucano – le case erano vuote e l’economia locale era paralizzata. Con un gruppo di amici, compagni di molte attività politiche e sociali, abbiamo fondato l’associazione ‘Città Futura’ e formato una giunta per trasformare Riace nella città dell’accoglienza. Sognavamo una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità, che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri. Qui non ci sono centri d’accoglienza, qui ai migranti diamo una casa vera”. Così conclude il sindaco, che nella sua giovinezza ha fatto l’emigrato a Torino, prima di ritornare nei suoi luoghi natii. Hanno riaperto laboratori di ceramica e tessitura, alcuni bar, panetterie e persino la scuola elementare. Ci voleva poco, forse, a ben vedere: quella di ripopolare con immigrati i luoghi da cui sono partiti gli immigrati è l’uovo di Colombo, ma nessuno aveva avuto le sue intuizioni e il suo coraggio. Nessuno, a quanto pare, nel mondo.

LA PAROLA DEL PAPA DURANTE La MESSA DELLE PALME

«Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (cfr Lc 19,38), gridava festante la folla di Gerusalemme accogliendo Gesù.

Cari Fratelli e Sorelle,

13-Palme-OR-362x320Abbiamo fatto nostro quell’entusiasmo: agitando le palme e i rami di ulivo abbiamo espres- so la lode e la gioia, il desiderio di ricevere Gesù che viene a noi. Sì, come è entrato a Geru- salemme, Egli desidera entrare nelle nostre città e nelle nostre vite. Come fece nel Vangelo, cavalcando un asino, viene a noi umilmente, ma viene «nel nome del Signore»: con la po- tenza del suo amore divino perdona i nostri peccati e ci riconcilia col Padre e con noi stessi.

Gesù è contento della manifestazione popolare di affetto della gente, e quando i farisei lo invitano a far tacere i bambini e gli altri che lo acclamano risponde: «Se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19,40). Niente poté fermare l’entusiasmo per l’ingresso di Gesù; niente ci impedisca di trovare in Lui la fonte della nostra gioia, la gioia vera, che rimane e dà la pace; perché solo Gesù ci salva dai lacci del peccato, della morte, della paura e della tristezza.

Ma la Liturgia di oggi ci insegna che il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante potenti miracoli. L’apostolo Paolo, nella seconda Lettura, sintetizza con due verbi il percorso della redenzione: «svuotò» e «umiliò» sé stesso (Fil 2,7.8). Questi due verbi ci dicono fino a quale estremo è giunto l’amore di Dio per noi. Gesù svuotò sé stesso: rinunciò alla gloria di Figlio di Dio e divenne Figlio dell’uomo, per essere in tutto solidale con noi peccatori, Lui che è senza peccato. Non solo: ha vissuto tra noi in una «condizione di servo» (v. 7): non di re, né di principe, ma di servo. Quindi si è umiliato, e l’abisso della sua umiliazione, che la Settimana Santa ci mostra, sembra non avere fondo.

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O CROCE DI CRISTO: RIFLESSIONE DEL PAPA AL TERMINE DELLA VIA CRUCIS

:Al termine delle 14 stazioni, papa Francesco ha concluso la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo con queste forti paroleVIA CRUCIS

O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.                       

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OMELIA PRONUNCIATA DAL PAPA DURANTE LA LAVANDA DEI PIEDI

Di seguito le parole che ha detto il Papa, parlando a braccio, nell’omelia della Messa celebrata al CARA di Castelnuovo di Porto con i profughi ai quali ha lavato i piedi.

LAVANDA PIEDII gesti parlano più delle immagini e delle parole. I gesti. Ci sono, in questa Parola di Dio che abbiamo letto, due gesti: Gesù che serve, che lava i piedi. Lui, che era il capo, lava i piedi agli altri, ai suoi, ai più piccoli. Il secondo gesto: Giuda che va dai nemici di Gesù, da quelli che non vogliono la pace con Gesù, a prendere il denaro con il quale lo ha tradito, le 30 monete. Due gesti. Anche oggi ci sono due gesti: il primo è quello di questa sera: tutti noi, insieme, musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici ma fratelli, figli dello stesso Dio, che vogliamo vivere in pace, integrati. L’altro gesto è quello di tre giorni fa: un gesto di guerra, di distruzione in una città dell’Europa, di gente che non vuole vivere in pace. Ma dietro a quel gesto, come dietro a Giuda, c’erano altri. Dietro a Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato. Dietro a quel gesto di tre giorni fa in quella capitale europea, ci sono i fabbricanti, i trafficanti di armi che vogliono il sangue, non la pace; che vogliono la guerra, non la fratellanza.

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LA PAROLA DEL PAPA DURANTE L’ANGELUS del 13 marzo 2016

Cari Fratelli e Sorelle,

papaLa scena si svolge nella spianata del tempio. Immaginatela lì, sul sagrato [della Basilica San Pietro]. Gesù sta insegnando alla gente, ed ecco arrivare alcuni scribi e farisei che trascinano davanti a Lui una donna sorpresa in adulterio. Quella donna si trova così in mezzo tra Gesù e la folla (cfr v. 3), tra la misericordia del Figlio di Dio e la violenza, la rabbia dei suoi accusatori. In realtà, essi non sono venuti dal Maestro per chiedere il suo parere – era gente cattiva –, ma per tendergli un tranello. Infatti, se Gesù seguirà la severità della legge, approvando la lapidazione della donna, perderà la sua fama di mitezza e di bontà che tanto affascina il popolo; se invece vorrà essere misericordioso, dovrà andare contro la legge, che Egli stesso ha detto di non voler abolire ma compiere (cfr Mt 5,17). E Gesù è messo in questa situazione.

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