Come si vive in una città sospesa tra legalità e illegalità, tra speranza e pazienza, tra incertezza e fatalismo?
Visto da lontano, qui a Niamey dovrebbe esserci l’inferno o poco meno. Golpisti, ribelli, militari, possibilisti, massimalisti, filogovernativi, irriducibili e in tutto ciò il paventato (e per ora accantonato) intervento armato per ristabilire l’ordine democratico. C’è, di contorno, il rinvio al mittente dei mediatori dell’organizzazione regionale CEDEAO/ECOWAS, dell’Unione Africana e dell’Onu, la chiusura delle frontiere alle mercanzie e le reiterate (e non inedite) interruzioni all’erogazione delle energia elettrica. Il tutto e molto altro, specie nella conosciuta ‘radio trottoir’, cioè le dicerie, che si moltiplicano come le minacce e i timori che camminano assieme come fratelli gemelli. In tutto ciò, durante il progressivo colpo di stato del mercoledì 26 luglio del 2023, si affermano due costanti che a prima vista potrebbero sembrare fuori posto visto il contesto. Continua nell’ ALLEGATO
————————————————————