Enrico e le Commissioni Missioni e Migrantes

Carissime, Carissimi,

il 23 maggio Musa Balde, un ragazzo della Guinea di 23 anni si impicca nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino.
Il 5 giugno Seid Visin, un giovane di 20 anni, originario dell’Etiopia, si toglie la vita a Nocera Inferiore.
Dal 29 aprile è scomparsa dalla provincia di Reggio Emilia Saman Abbas, una ragazza pakistana appena maggiorenne, molto probabilmente uccisa dalla sua famiglia.
Tre storie diversissime tra loro, che si sono concluse nel modo peggiore benché in tre luoghi distantissimi lungo la penisola, quasi a dimostrare quanto sia difficile essere stranieri oggi in Italia.
Musa Balde era stato oggetto di un feroce pestaggio due settimane prima e non riusciva a capire perché lui, la vittima, fosse stato rinchiuso in una cella, mentre i suoi aggressori erano liberi. A modo suo ha riconquistato la “libertà”.
La vicenda di Seid, come ha più volte ribadito il padre adottivo, non ha niente a che vedere con il razzismo, anche se una sua lettera scritta due anni prima era molto dura nei confronti di certi “sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone”. E tuttavia togliersi la vita a vent’anni è un segnale di profondo disagio verso di sé e verso gli altri.          Continua nell’ ALLEGATO

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