Sulle necessità, la fatica e la benedizione di abbandonare la “gabbia”
Per molti dei presenti il titolo era sembrato quantomeno buffo, per questo Luca Moscatelli, il biblista di Milano che ha guidato il Ritiro preparatorio all’Avvento, ha voluto chiarire il senso un po’ provocatorio, ma profondamente vero, della metafora dei canarini.
La gabbia con le sue grate protettive, ma con l’ampia visuale che offre di ciò che sta fuori rappresenta molto bene l’eterno dilemma tra una vita sicura e tranquilla, ma limitata e limitante e una vita libera con tutti i rischi e i pericoli, ma anche aperta alle infinite potenzialità che essa offre.
Questa è la vita dei canarini in gabbia. Saltellano credendo di volare, ma hanno la soddisfazione di vedere a pochi centimetri le smorfie di un gatto che cerca inutilmente di introdurre una zampa tra le sbarre. Succederà qualcosa ad uscire? Certo tutto quello che c’è fuori è attraente, è vario, è sempre in cambiamento. E poi stare in gabbia è come vivere nella realtà che sta fuori. Continua nell’ ALLEGATO
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