È l’accorata richiesta di un medico dell’ospedale di Crema. Una dei tanti che non solo nel nostro ospedale, ma in tutta Italia stanno spendendo tutte le loro energie per strappare alla morte quanti più pazienti possibile. Può sembrare strano, ma la parola che più ricorre nel suo scritto è “preghiera”, come fonte di forza, di fede, di speranza. Questa la sua toccante quanto sincera lettera scritta al nostro Vescovo.
Eccellenza,
mi chiamo Anna De Matthaeis, ci siamo visti stamattina (8 marzo n.d.r.) e mi ha chiesto di scriverLe. Sono un medico dell’ospedale di Crema, in queste settimane ahimè chiamato in prima linea nell’affronto dell’epidemia da Coronavirus. Ti scrivo rapidamente, perché il tempo è davvero poco, ma ci tengo a farlo.
La situazione è drammatica, nessuno di noi immaginava tanto, è anche difficile se non impossibile rendere l’idea. Stiamo lavorando 7 giorni su 7 12 ore al giorno o oltre e purtroppo non riuscendo a limitare le complicanze e la morte nemmeno nei giovani ed anche fare compagnia al malato è difficile, perché il tempo è davvero poco. È dura, molto dura. Si finisce la giornata spesso piangendo, con un senso di inadeguatezza e a tratti di inutilità. La mattina la recita delle Lodi mi aiuta molto, per esempio ieri mattina c’era l’antifona che diceva:”Udii la voce del Signore chi manderò? Ed io risposi: eccomi manda me” e poi anche “attendendo la salvezza con timore e tremore, secondo i Suoi disegni benevoli”. Ogni giorno c’è un pezzo delle Lodi che parla a noi. Continua nell’ ALLEGATO
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