DOPO LA MORTE DELL’AMBASCIATORE ATTANASIO
Una terra ricca di materie prime dove la guerriglia è diventata un business e dove da anni c’è un un corto circuito di interessi che solo nel 2014 ha provocato tremila vittime
È un mattatoio che interpella noi occidentali. Perché nulla è casuale in ciò che avviene nel sanguinoso scacchiere centroafricano dove hanno perso la vita il nostro ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista del loro convoglio. Il Kivu del Nord, la regione congolese dell’agguato, contesa da vent’anni tra miliziani di opposte fazioni, è una delle più ricche e disperate del continente: e i due aggettivi in questo caso sono davvero complementari.
«Engines of chaos», motori del caos, sono, secondo un rapporto del 2017 firmato dal forum indipendente Wilson Center, le ingenti risorse del territorio. Ammesso che non abbiano generato il conflitto, hanno certamente contribuito a radicalizzarlo. Oro e diamanti, coltan, cassiterite e tormaline sono tesori da contendersi, minerali preziosi o strategici per l’industria e la ricerca, attorno ai quali lo scontro militare è diventato economico, la guerriglia s’è fatta business, i morti dal 2014 sono stati almeno tremila. Nulla di ignoto e nulla di esclusiva pertinenza del Congo, certo. Continua nell’ ALLEGATO
————————————————————