Dopo il colpo di stato in Myanmar, molti civili hanno rinunciato alla non-violenza nel tentativo disperato di conservare la libertà. Un sacerdote: il mondo non chiuda gli occhi.
«I nostri giovani nati dopo le proteste studentesche e la repressione del 1988, che nell’ultimo decennio avevano assaggiato la libertà sotto la guida di Aung San Suu Kyi, non avrebbero mai immaginato di dovere prendere le armi e combattere. Non avrebbero mai pensato di doversi rifugiare nella foresta e avere un addestramento militare. Sono ragazzi come altri nel mondo, ai quali manca un letto confortevole, mancano i giochi online, mancano i pasti condivisi con i genitori, ma che hanno sacrificato tutto per farla finita con la dittatura militare». Continua nell’ ALLEGATO
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