Dopo la prima ondata di emozioni e di commenti preoccupati, non si parla più del Sudan e della terribile guerra civile che lo sta straziando, a partire dalla capitale Kartoum, ormai campo di battaglia di una guerra senza più quartiere. Nessuno si illude che l’una o l’altra delle parti sia interessata alla democrazia.
Ora che il Sudan rischia di essere annichilito dal braccio di ferro che dal 15 aprile oppone il generale al-Burhan, capo dell’esercito e del governo di transizione, e Mohamed Hamdan Dagalo (Hemeti), alla testa di milizie paramilitari denominate Forze di supporto rapido, è facile esternare preoccupazione e condannare fermamente i combattimenti. Continua nell’ ALLEGATO
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