Le hanno sorprese a frugare nei cassonetti degli scarti di un supermercato: allora due addetti le hanno rinchiuse nella gabbia metallica dell’area rifiuti, poi col cellulare le hanno riprese e hanno messo il video in rete. Si vedono le due nomadi prigioniere, come animali allo zoo; una di loro urla, mostra una mano ferita, l’altra se ne sta zitta in un angolo.
Nell’audio risuonano le risate dei due dipendenti del supermercato. Un successo: trecentomila visualizzazioni sul web in poche ore, molti i commenti razzisti.
È accaduto a Follonica, nel Grossetano. La direzione del supermercato ha annunciato provvedimenti contro i due, che sono stati denunciati: ipotesi di reato, il sequestro di persona. La Caritas locale ha espresso dolore e sgomento. Il leader della Lega Matteo Salvini invece si è affrettato a dichiarare «solidarietà ai lavoratori », e assistenza legale. Non meraviglia, da parte di uno che pochi giorni fa in Liguria aveva detto che «Ci vuole una pulizia di massa anche in Italia. Una pulizia via per via, quartiere per quartiere, con le maniere forti se serve». Stessa lunghezza d’onda, stesso pubblico: la pancia di un’Italia impoverita, impaurita, che confusamente chiede un capro espiatorio cui addossare le proprie sofferenze. È un meccanismo sociologicamente noto, che si ripete nella storia: quando va male, cercare qualcuno da additare come colpevole.
Un meccanismo sinistro, che vede nella squallida storia di Follonica una piccola ma mesta conferma. Trecentomila visualizzazioni in poche ore per due poveracce che frugavano fra i rifiuti, chiuse in gabbia. Quale Italia sta germinando nella crisi dell’economia e della politica, e nemmeno forse è riconosciuta ancora apertamente dalla società civile?
Mesi fa, a Napoli, al Rione Sanità, chi scrive ha visto una giovane rom che frugava in un cassonetto. Si tirava dietro una vecchia carrozzina per bambini in cui andava accumulando il suo tesoro: rottami, vestiti smessi, scarpe consunte. E con quale tremenda serietà la ragazza soppesava ogni oggetto, e a malincuore scartava. Il volto della miseria degli ultimi, quella era la sua faccia. Ed è quel volto che a Follonica è stato messo in gabbia con grasse risate sopra, come alla fine di una caccia vittoriosa.
Marina CORRADI – Avvenire 25.02.2017