LA BREVE VITA DI CHARLIE (Redazione)

1Ripercorriamo rapidamente le principali tappe della vita di Charlie Gard. Una vita segnata fondamentalmente  dalle sentenze dei tribunali.

Charlie era nato il 4 agosto 2016: fra pochi giorni avrebbe compiuto un anno.
All’inizio sembrava del tutto sano, ma   dopo alcune settimane ha manifestato i sintomi di una rarissima malattia degenerativa: la Sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia di cui sono noti    solo altri 16 casi in tutto il mondo e che impedisce al corpo di produrre sufficiente energia per alimentare da solo organi vitali interni come fegato e cervello, che così deperiscono progressivamente ed in modo inarrestabile.
Lunghissima la battaglia legale sostenuta dai genitori che volevano curarlo grazie a terapie sperimentali negli Stati Uniti, nonostante il diniego del Great Ormond Street Hospital di Londra, dove era ricoverato. I medici dell’ospedale avevano infatti dichiarato il bambino incurabile, decretando il distacco della macchina che consentiva al piccolo di respirare.
Per tre volte i genitori si sono visti confermata questa decisione in altrettanti gradi di giudizio dei tribunali di Londra.
Lo stesso è avvenuto il 27 giugno quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo si è rifiutata di intervenire.
La coppia alla fine si è arresa, ma denunciando i ritardi burocratici e giuridici, ritenendo che si dovesse intervenire subito per tentare il tutto per tutto per salvare il piccolo. Migliaia le preghiere, le dichiarazioni di affetto che sono arrivate alla famiglia Gard, tra le quali anche quelle di papa Francesco e del presidente Trump.
Il 27 luglio Charlie viene trasferito in una struttura per malati terminali (hospice).
Il 28 luglio Charlie è stato estubato e quindi staccato dalla macchina per la ventilazione che gli consentiva di respirare. La morte è arrivata poco dopo. I genitori avrebbero voluto portarlo a casa per farlo morire nella sua cameretta, ma non è stato possibile perché materialmente le macchine che lo tenevano in vita non passavano attraverso la porta di casa. Questa la reazione della madre: “il Great Ormond Street Hospital ci ha negato il nostro ultimo desiderio”.