PRETE, CONTADINO, EDUCATORE, MA SOPRATTUTTO UOMO DI FEDE (Don Appolinaire )

3a. Don Appo e l'igname accatastatoDon Appolinaire, don Appo per gli amici di Sergnano, di cui è cittadino onorario, ci scrive dalla Costa d’Avorio. Anche lui è confinato nella sua città natale, ma prega, lavora la terra, organizza i contadini in una cooperativa, lavora per la scuola locale. Il virus ci insegna che siamo uniti gli uni agli altri…

Carissimi Miei,
da quasi due mesi, siamo confinati ed isolati da Abidjan, la capitale economica della Costa-d’Avorio. Le scuole, le università ed altri luoghi pubblici sono chiusi. Non è possibile neanche celebrare la Santa Messa con i fedeli nelle cappelle. Il nostro seminario è chiuso. Sono dunque a casa mia (Gbanhui, nel Nord-Est del Paese a 500 km da Abidjan) dal 29 Marzo.
Le mie giornate sono trascorse tra preghiere, letture e lavoro contadino. Celebro unito a tutti i cristiani sparsi nel mondo che non possono partecipare al sacrificio di redenzione del nostro Signore Gesù Cristo.
Quest’anno, la Santa Pasqua si è vissuta come nei primi momenti della Chiesa, tutti chiusi nelle loro case, i cristiani con l’ansia e la paura hanno cantato l’alleluia della vittoria del Signore risorto. Si, come all’inizio della chiesa nascente, per paura dei potenti, dei giudei e farisei, nessuno volesse uscire. Ma nessuna potenza umana poteva tenere chiuso il Risorto, come oggi, neanche il corona virus.       Continua nell’ ALLEGATO

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NUOVE SOFFERENZE PER I SIRIANI: LE SANZIONI (le Sorelle Trappiste)

4a. Dalla SiriaÈ una testimonianza dalla Siria diversa, perché non è firmata da giornalisti, ma da un gruppo di monache Trappiste che vive in Siria. È una testimonianza dall’interno, di chi vive il disagio e la violenza sulla propria pelle. Un motivo in più per riflettere sull’utilità delle “sanzioni economiche” come punizione presa a livello internazionale. 

da Azeir, Syria, 8 giugno 2020

Non si sa più cosa dire. Cosa dire ancora, dopo tante parole di molti, e parole autorevoli!, Che, almeno apparentemente, non hanno però la forza di cambiare nulla.
Avevamo sperato che, in Europa, l’esperienza della precarietà, l’esperienza della vita minacciata così da un giorno all’altro, l’esperienza della morte così vicina, facesse comprendere un po’ di più cosa avesse significato per tanti Siriani vivere otto, nove anni, con la morte che cammina accanto, per strada, con l’idea di uscire di casa senza sapere se saresti ritornato, se avresti rivisto i tuoi figli.
Ma anche, non meno drammaticamente, la fatica per lavorare, per dare il necessario alla propria famiglia, l’angoscia di trovarsi senza lavoro e col futuro chiuso…Certo, quando ci si è dentro, è già abbastanza pensare ai propri problemi…Però…       Continua nell’ ALLEGATO

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RIACE, IL CONSIGLIO DI STATO DÀ RAGIONE A MIMMO LUCANO (Alessia Candito)

5a. Riace, LucanoL’organo amministrativo ha sconfessato la chiusura dei progetti Sprar voluta dall’allora ministro dell’Interno Salvini. La solidarietà all’ex sindaco: “Riconosciuto il valore del suo modello di integrazione”

Un diluvio di messaggi, da tutta Italia e persino dall’estero. Da quando il Consiglio di Stato ha sconfessato la chiusura di tutti i progetti Sprar di Riace ordinata dal Viminale, all’epoca in mano al leader della Lega Matteo Salvini, sulla bacheca dell’ex sindaco Mimmo Lucano è pioggia di solidarietà. Che arrivano da attivisti, simpatizzanti, da chi ha costruito “il paese dell’accoglienza” e da chi l’ha guardato da lontano. Ma Lucano che di quel borgo era sindaco, nonostante la vittoria, da giorni non nasconde l’amarezza e la rabbia. “Volevano distruggere Riace e ci sono riusciti” dice a chiunque gli chieda un commento.
Ed in effetti, dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato ha stabilito che il Ministero dell’Interno all’epoca ha deciso di agire quanto meno troppo in fretta, senza dare la possibilità all’amministrazione di sanare eventuali mancanze o irregolarità, per altro neanche puntualmente contestate o segnalate. Anzi – segnalano i giudici – il Viminale non si sarebbe neanche disturbato ad inviare una diffida. Nonostante questo, a pochi giorni dall’arresto dell’allora sindaco Lucano, travolto dall’inchiesta della procura di Locri che ha letto nel borgo dell’accoglienza un sistema criminale, il ministero di Salvini ha disposto il trasferimento dei migranti, posti tutti davanti ad una scelta: ricollocazione o rinuncia al circuito dell’accoglienza. E non poteva farlo.       Continua nell’ ALLEGATO

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SETTE IDEE PER LA PRIMA ESTATE POST COVID (Diego Andreatta)

VLUU L100, M100 / Samsung L100, M100Un primissimo elenco di iniziative o modalità che tengono conto di quanto ci siamo lasciati alle spalle.

Questa “maledetta” primavera ci porta a rimodulare uno dei riti estivi d’inizio giugno: calendario alla mano, si fissano definitivamente impegni lavorativi e vacanzieri dei tre mesi caldi, in un puzzle d’incastri (e di spese) che è autentico rompicapo, non solo per le famiglie. Ma quest’anno, nella prima estate post Covid, anche la progettazione – per tanti aspetti entusiasmante, promessa di libertà riconquistata – si presenta a dir poco proibitiva: aperture rinviate, protocolli in continua evoluzione, strutture ricettive in forse e soggiorni organizzati a forte rischio di cancellazione; vale per tanti campeggi parrocchiali e oratoriani o, per restare in ambito ecclesiale, pellegrinaggi e ritiri, campi scuola e route degli scout.
Prendetelo come un gioco di questa prima strana domenica di giugno 2020: stilare un elenco di idee alternative – almeno sette – con cui ridisegnare il nostro quadretto estivo, personale o familiare.
1) Un aiuto a chi lavora. È forse la priorità da metterci in testa, giacché non per tutti quest’estate fa rima con vacanza. Molti genitori sono rimasti senza congedi, dovranno lavorare da giugno ad ottobre; le vacanze… forzate le hanno già esaurite. I piani aziendali rivoluzionati e l’obbligo di una difficile ripresa economica non consentono ulteriori pause.
L’attenzione a conoscenti, familiari, amici o vicini rimasti “senza vacanze” può innescare varie idee solidali. Perché non cominciare dalla giornata domenicale, che sia davvero per loro riposante e non stressante?     Continua nell’ ALLEGATO

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Il Centro Missionario informa…

A – VEGLIA DI PREGHIERA PER PADRE GIGI Nuovo Documento di Microsoft Office Word-1

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B –   #RESTOINASCOLTO

Nuovo Documento di Microsoft Office Word

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C –  Il Centro Missionario ha aperto un canale youtube dove è possibile vedere belle testimonianze dei Missionari. Non si tratta solo di documenti di solidarietà, ma di veri e propri spaccati di una realtà, la loro, che finalmente possiamo conoscere da vicino.

CONSIGLIAMO LA VISIONE  UN SALUTO DALL’URUGUAY
In questo breve video don Paolo, don Federico e il vescovo Arturo ci mandano i loro saluti poco prima di celebrare la Messa Crismale contemporaneamente alla Messa di S. Pantaleone, come segno di fratellanza.
Link:
https://www.youtube.com/watch?v=7WAIL6q0X9U

Iscriviti al canale di youtube del “Centro Missionario Diocesi di Crema”, per essere avvisato ad ogni pubblicazione di un nuovo video. Link: https://www.youtube.com/channel/UCV1dJoWbFRA2sSAwpJTBpxg

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Untitled

0001a. Spirito Santo

Lo Spirito Santo,

quando Lo invitiamo nelle nostre ferite,

unge i brutti ricordi

col balsamo della speranza,

perché lo Spirito

è il ricostruttore della speranza.

PAPA FRANCESCO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                 ci voleva la morte atroce e violenta di George Floyd, per farci capire che, nonostante la buona volontà di alcuni, le cose non cambieranno da sole e che il RAZZISMO, rimane uno dei grandi nemici con cui dovremo lottare. A costo di sembrare crudeli riportiamo le ultime parole di George, un uomo di 46 anni, ucciso da un agente di polizia statunitense che lo ha bloccato, premendogli il ginocchio sul collo con tutto il suo peso per quasi nove minuti:

«È la mia faccia, amico
non ho fatto nulla di grave, amico
ti prego
ti prego
ti prego non riesco a respirare
ti prego amico
qualcuno mi aiuti
ti prego amico
non riesco a respirare
non riesco a respirare
ti prego    (parte non comprensibile)
amico non respiro, la mia faccia
devi solo alzarti
non riesco a respirare
ti prego, un ginocchio sul mio collo
non riesco a respirare           Continua nell’ ALLEGATO


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USCIRE DALLE MURA PROTETTIVE DEI “CENACOLI” (Regina Coeli, 31-05-2020)

1a. regina CoeliOggi che la piazza è aperta, possiamo tornare. È un piacere!
Oggi celebriamo la grande festa di Pentecoste, nel ricordo dell’effusione dello Spirito Santo sulla prima Comunità cristiana. Il Vangelo odierno (cfr Gv 20,19-23) ci riporta alla sera di Pasqua e ci mostra Gesù risorto che appare nel Cenacolo, dove si sono rifugiati i discepoli. Avevano paura. «Stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”» (v. 19). Queste prime parole pronunciate dal Risorto: «Pace a voi», sono da considerare più che un saluto: esprimono il perdono, il perdono accordato ai discepoli che, per dire la verità, lo avevano abbandonato. Sono parole di riconciliazione e di perdono. E anche noi, quando auguriamo pace agli altri, stiamo dando il perdono e chiedendo pure il perdono. Gesù offre la sua pace proprio a questi discepoli che hanno paura, che stentano a credere a ciò che pure hanno veduto, cioè il sepolcro vuoto, e sottovalutano la testimonianza di Maria di Magdala e delle altre donne. Gesù perdona, perdona sempre, e offre la sua pace ai suoi amici. Non dimenticatevi: Gesù non si stanca mai di perdonare. Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono.
Perdonando e radunando attorno a sé i discepoli, Gesù fa di essi una Chiesa, la sua Chiesa, che è una comunità riconciliata e pronta alla missione. Riconciliata e pronta alla missione. Quando una comunità non è riconciliata, non è pronta alla missione: è pronta a discutere dentro di sé, è pronta alle [discussioni] interne.     Continua nell’ ALLEGATO

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PERCHÉ MI È CARA BOSE (Lidia Maggi)

2a. bose-2Cosa vuol dire Bose per me, pastora evangelica? E, insieme a me, per chi vive la fede in una chiesa protestante? Il faticoso momento attuale mi ha sollecitato a pormi queste domande.

La comunità di Bose non ha rappresentato per me l’incontro con l’esotico (con quella dimensione monastica che le chiese della Riforma hanno perlopiù espulso dal loro orizzonte) o con una risorsa utile per coltivare lo spirito ecumenico. Più radicalmente, la forma delle fede vissuta a Bose mi ha interpellata nella mia identità più profonda, a proposito di quel marcatore identitario che caratterizza il cristianesimo riformato, ovvero la centralità della Parola. Su quell’aspetto a proposito del quale ad un protestante verrebbe spontaneo dire: su questo non ho bisogno di sollecitazioni esterne, mi basta la mia tradizione. E invece quante volte ho sperimentato lo stupore di apprendere dalle sorelle e dai fratelli di Bose l’arte dell’ascolto della Parola attestata nelle Scritture. Sono grata a Bose per avermi illuminata ed educata alla ricchezza della Parola. Se c’è un merito che mi sento di riconoscere a questa comunità è quello di aver creato un ambiente che fa da cassa di risonanza alla voce plurale delle Scritture e alla loro infinita interpretazione. A Bose ho sperimentato una buona acustica, in grado di far risuonare la Parola nei tanti linguaggi di cui è capace lo Spirito. Ho udito il suono spesso dimenticato della radice ebraica delle Scritture. Penso con ammirazione e gratitudine al prezioso lavoro di scavo operato da Alberto Mello. Come anche al contributo di Sabino Chialà per la comprensione dell’ebraismo apocalittico. Ho gustato il tono profetico e l’intelligenza spirituale dell’insegnamento di Enzo Bianchi. Mi ha incantata la ricca lettura esistenziale delle Scritture offerta da Luciano Manicardi. Per non parlare della sapienza di Daniel Attinger, capace di ricomporre la comunione infranta tra l’interpretazione biblica protestante e quella cattolica. Parlando della mia esperienza, non posso che ricordare solo alcuni nomi.      Continua nell’ ALLEGATO

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