Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Carissime, Carissimi,

                                   sembra di essere tornati ai tempi degli untori di manzoniana memoria e credo che Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni, abbia analizzato molto bene, dalle pagine del quotidiano Avvenire, come si stia diffondendo, insieme al coronavirus, anche un altro virus, quello di un razzismo che, abbandonato ogni supporto pseudo scientifico, cerca di volta in volta argomenti apparentemente razionali per i propri capri espiatori.
«Le notizie sulla diffusione del coronavirus stanno scatenando un inquietante effetto collaterale, in Italia e in altri Paesi: la ripulsa nei confronti di persone di origine cinese e a volte di altri asiatici, la sinofobia. La paura che gli stranieri (specie se poveri) diffondano malattie è antica e radicata. Ne abbiamo avuto recenti prove nel caso degli sbarchi di persone di origine africana, da alcuni additate come portatrici di Ebola, da molti altri tenuti alla lontana per presunti “rischi sanitari”. Ma non c’è stata notizia di vere o presunte epidemie che non abbia sollevato la richiesta di chiusura delle frontiere verso rifugiati e immigrati dal Sud del mondo».
Tuttavia «nell’emergenza attuale l’ondata sinofoba è però ancora più incresciosa, perché investe non soltanto le persone in arrivo dal gigante asiatico, ma anche cittadini cinesi e naturalizzati residenti qui da anni, attività commerciali, ristoranti, bambini che frequentano le scuole italiane, piccoli calciatori: tutte persone e famiglie che non hanno nessun rapporto con la città di Wuhan». E prosegue «che non si tratti di un principio di precauzione un po’ dilatato è dimostrato dal fatto che, nel recente passato, l’esplosione di focolai di malattie infettive in alcune città e regioni italiane – a cominciare dalla Lombardia – non ha provocato particolari allarmismi, né cordoni sanitari “spontanei” intorno agli abitanti o alle persone originarie delle zone interessate. Queste reazioni scomposte rivelano dunque alcuni aspetti preoccupanti dell’attuale tessuto sociale».    Continua nell’ ALLEGATO

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IL MONDO HA BISOGNO DI CRISTIANI CHE NON SI STANCANO DI CAMMINARE PER LE STRADE DELLA VITA (Angelus – 02.02.2020)

1a. AngelusOggi celebriamo la festa della Presentazione del Signore: quando Gesù neonato fu presentato al tempio dalla Vergine Maria e da san Giuseppe. In questa data ricorre anche la Giornata della vita consacrata, che richiama il grande tesoro nella Chiesa di quanti seguono il Signore da vicino professando i consigli evangelici.

Il Vangelo (cfr Lc 2,22-40) racconta che, quaranta giorni dopo la nascita, i genitori di Gesù portarono il Bambino a Gerusalemme per consacrarlo a Dio, come prescritto dalla Legge ebraica. E mentre descrive un rito previsto dalla tradizione, questo episodio pone alla nostra attenzione l’esempio di alcuni personaggi. Essi sono colti nel momento in cui fanno esperienza dell’incontro con il Signore nel luogo in cui Egli si fa presente e vicino all’uomo. Si tratta di Maria e Giuseppe, Simeone e Anna, che rappresentano modelli di accoglienza e di donazione della propria vita a Dio. Non erano uguali questi quattro, erano tutti diversi, ma tutti cercavano Dio e si lasciavano guidare dal Signore.     Continua nell’ ALLEGATO

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IL CENTRO MISSIONARIO INFORMA….

A  –  PELLEGRINAGGIO IN GUATEMALA
1-16 agosto 2020

Durante la prossima estate viene proposta ai giovani, in collaborazione con Azione Cattolica, Caritas e Centro Missionario, l’esperienza missionaria in Guatemala dove incontreranno il nostro conterraneo Mons. Rosolino Bianchetti, Vescovo del Quiché. Insieme al Vescovo Daniele i giovani sperimenteranno l’impegno dei laici e dei giovani nelle comunità guatemalteche, il cammino di molti testimoni che hanno dato la loro vita fino al martirio e l’attenzione al creato e a molti temi sociali. Ricordiamo infatti che nel prossimo mese di ottobre 2020 ben dieci martiri saranno beatificati, come riconoscimento del sacrificio di un intero popolo.     Continua nell’ ALLEGATO

B  – MISSIONE ORATORIO ovvero ORATORIO IN MISSIONE

In collaborazione con l’Ufficio Missionario diocesano abbiamo individuato alcuni missionari che per vari motivi possono interagire facilmente e condividere la loro esperienza di vita e di Chiesa. Ad ogni Oratorio della nostra Diocesi è affidato un Missionario o una Missionaria con i quali chiediamo di vivere uno scambio epistolare. All’interno degli Oratori, coinvolgendo i vari gruppi, potranno essere prodotti filmati, book fotografici, lettere, condividere domande e curiosità, per comprendere che in tutte le parti del mondo, donne e uomini, sono al lavoro come buoni seminatori di bene e di pace. I missionari a loro volta potranno condividere la loro vita e la vita della loro gente. Molti sono anche i progetti che nelle missioni si stanno realizzando: nulla vieta che i ragazzi e tutto l’Oratorio possano sostenere alcune di queste opere. Questa proposta dona grande ricchezza alla vita dei ragazzi e non solo, permette di aprire mente e cuore alla vita di altri nostri fratelli e sorelle per condividere gioie e fatiche, sogni e speranze.     Continua nell’ ALLEGATO

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Padre José MIZZOTTI – PERÙ

Microsoft Word - 5. LettereLima, Natale 2019

Carissimi amici ed amiche,
si avvicina il Natale, la festa più sentita da tutti, la festa ricca di tante bellissime tradizioni della nostra religiosità popolare.

Il rischio però è sempre quello di dimenticarci dell’essenziale: Dio si è fatto carne, e carne “di povero”.

Noi non scegliamo dove nascere, Dio sì lo ha fatto e la sua scelta è molto chiara.
In una società divisa tra centro (Gerusalemme) e periferia (Galilea), Gesù appartiene alla periferia. È Galileo e sarà per questo disprezzato, come oggi sono disprezzati i poveri e le povere della periferia                                   

… .Gesù non è il figlio del Governatore, ma il figlio del falegname e della contadina. È figlio di una famiglia d’emigranti: per una decisione del governo di turno, i suoi genitori devono lasciar tutto e mettersi in cammino verso un paese dove non possiedono niente,   

……Può anche essere molto romantica la nascita con l’asinello ed il bue che con il loro respiro scaldano il piccolo Gesù. Nella realtà, però, ieri ed oggi, continua ad essere un dramma violento il nascere dei figli dei poveri in mezzo agli animali perché gli uomini li hanno respinti e hanno chiuso loro tutte le porte.
….Dio sta nella periferia, in mezzo ai poveri.

…Qundo gli angeli inviano i pastori alla ricerca del Messia appena nato, indicano quali sono i segnali per incontrarlo: dove trovano a un bambino senza vestiti e senza casa (in fasce e nella mangiatoia), sappiate che lì c’è Dio presente per voi.
Un Buon Natale per tutti e per tutte!                P.  José MIZZOTTI – PERÙ

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Suor Daniela MOLINARI

“ Verona, 23/12/2019 le prime ore del mattino

Cari Amici,

…Ormai è poco più di un anno che sono rientrata in Italia: è stato un tempo ricco di tante cose. L’Etiopia – e soprattutto la scuola – mi manca, ma mi sono adattata direi bene a questa nuova vita in patria che è decisamente variegata!

…Ho davvero imparato cose nuove …….. . Ho certo una percezione molto forte della precarietà della vita: nelle nostre mani c’è solo il presente e l’accettazione grata e misericordiosa del passato, mentre il futuro va al di là di noi. Proprio per questo il presente va vissuto e goduto e apprezzato con tutti i suoi doni, e ci sono e sono tanti! La vita è bella, straordinaria, meravigliosa… e Dio è il Dio della vita in ogni circostanza, spinge per la vita in pienezza, non smette di incarnarsi, di rendersi presente, di prendersi cura di noi attraverso quell’amore che suscita tra noi stessi e chi ci sta intorno: Dio, Signore della vita e sorgente dell’amore.

…E così in mezzo a questa vita, nel momento più buio dell’anno arriva la festa di Natale, nasce la luce che guida verso la vita piena… la luce viene nelle tenebre, dice il Vangelo.

…Ecco un’altra cosa che ho imparato quest’anno: quello che l’altro è per me – padre, moglie, marito, madre, fratello, sorella, amico – conta infinitamente di più di quello che fa. Rileggetevi la parabola del figliol prodigo, se non mi credete: quello che conta agli occhi del padre è il fatto che il ragazzo tornato sia suo figlio, non tutti gli errori che ha commesso!

…Buon Natale e buona vita nel 2020 – tempo che ci viene donato per danzare ed assaporare la bellezza e la gioia di essere vivi, tessendo relazioni di amore reciproco… dove Dio continua a diventare carne, anche oggi.

Con affetto e un caldo abbraccio   Sr Daniela MOLINARI   Missionaria Comboniana felice”

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Suor Marta PETTENAZZO

“ … Ma … Ha senso Signore curare i nostri presepi se poi non abbiamo occhi per vedere i presepi viventi che ci circondano?

Dacci questi occhi, Signore!

Occhi che sappiano vedere l’essenziale in noi e attorno a noi.

Occhi e cuore capaci di condividere con quelli che hanno più bisogno del Tuo Amore e chiedono la Tua vicinanza. …

E sarà finalmente Natale!

Un caro augurio di Buon Natale e Sereno Anno 2020.

Sr. Marta ”

Marta PETTENAZZO – Suore Missionarie NSA – via Accademia, 15 – 20131 MILANO –

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Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Carissime, Carissimi,
il Niger è davvero un Paese senza pace! Ecco che cosa ci scrive padre Mauro Armanino, missionario SMA a Niemey.

«Il fatto è accaduto martedì 14 gennaio scorso in un villaggio non lontano da Bomoanga che, da oltre un anno ha assistito impotente al rapimento di Padre Pierluigi Maccalli. Andati per un regolamento di conti con l’infermiere capo che opera in un dispensario della zona, hanno preso, portato poco lontano dalla sua casa e decapitano il nipote, battezzato da bambino.
Le reiterate minacce alle comunità cristiane presenti nella zona frontaliera col Burkina Faso hanno raggiunto lo scopo che si prefiggevano. Decapitare le comunità e farne poi preda della paura di professare la fede nella preghiera della domenica nelle cappelle. A Bomoanga la gente non va più in chiesa la domenica. La ‘basilica’, come lui soleva chiamarla, concepita, edificata e da lui inaugurata, è adesso disertata, così come la scuola, attaccata non troppo tempo addietro.
Durante l’incontro di formazione coi catechisti e gli animatori delle zona Gourmanché, frontaliera col Burkina Faso, organizzato recentemente a Niamey, è emerso lo sconcerto, la sofferenza, il timore, ma soprattutto la loro consapevolezza. Anche laddove esistono persecuzioni, prove e tensioni, è possibile tradurre la fede altrimenti camminando piste pastorali non battute. Ad esempio una maggiore valorizzazione dei laici e del loro apporto, una più grande flessibilità per quanto riguarda i luoghi e i tempi delle celebrazioni e della vita della comunità.    
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DOBBIAMO CUSTODIRE IL DONO DELL’AMICIZIA DI DIO (Angelus – 26.01.20)

1a. AngelusIl Vangelo di oggi (cfr Mt 4,12-23) ci presenta l’inizio della missione pubblica di Gesù. Questo avvenne in Galilea, una terra di periferia rispetto a Gerusalemme, e guardata con sospetto per la mescolanza con i pagani. Da quella regione non ci si aspettava nulla di buono e di nuovo; invece, proprio lì Gesù, che era cresciuto a Nazaret di Galilea, incomincia la sua predicazione.

Egli proclama il nucleo centrale del suo insegnamento sintetizzato nell’appello: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (v. 17). Questo annuncio è come un potente fascio di luce che attraversa le tenebre e fende la nebbia, ed evoca la profezia di Isaia che si legge nella notte di Natale: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che camminavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (9,1). Con la venuta di Gesù, luce del mondo, Dio Padre ha mostrato all’umanità la sua vicinanza e amicizia. Esse ci sono donate gratuitamente al di là dei nostri meriti. La vicinanza di Dio e l’amicizia di Dio non sono un merito nostro: sono un dono gratuito di Dio. Noi dobbiamo custodire questo dono.       Continua nell’ ALLEGATO

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«VA’, E ANCHE TU FA’ COSÌ» (vescovo Daniele)

2a. Veglia OratoriRiportiamo la riflessione del nostro vescovo Daniele in occasione della Veglia degli Oratori, che si è tenuta 17 gennaio scorso, in concomitanza con il ricordo del sedicesimo mese del rapimento di padre Gigi Maccalli.

   Da una meditazione sulla parabola del buon Samaritano, che ho letto più di quarant’anni fa, riprendo tre caratteristiche dell’azione del Samaritano.
La prima: il Samaritano dà prova di un amore che sfida il rischio, il pericolo. Lo sappiamo cosa avviene anche oggi, purtroppo, quando ci sono degli attentati: scoppia una bomba, arrivano i soccorritori e si danno da fare, e allora si fa scoppiare un’altra bomba…
È terribile: e il Samaritano non aveva nessuna garanzia che gli stessi briganti potessero saltare fuori di nuovo, e riempire di botte anche lui. Forse anche per questo gli altri due, il sacerdote e il levita, hanno pensato che fosse più prudente tirar dritto per la loro strada, non attardarsi troppo.
L’amore può essere pericoloso, può far correre rischi non da poco. Ma questo non è stato un ostacolo, per il Samaritano.     Continua nell’  ALLEGATO

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E SE AVESSERO RAGIONE LORO? (Roberto Beretta)

3a E se avessero ragione loroEcumenismo
In concomitanza con la Settimana per l’unità dei cristiani e (anche) in seguito al dibattito sulla possibilità che la Chiesa cattolica apra ai sacerdoti sposati – alla “maniera protestante”, si potrebbe dire – questa è la riflessione ecumenica che mi frulla in testa.

I fratelli delle Chiese riformate fin dalle origini hanno permesso ai loro pastori il matrimonio e, se oggi anche Roma accedesse alla medesima modalità (sia pure in casi specifici e circostanziati: ma per quanto?), qualcuno potrebbe ritenere appunto che «avevano ragione loro» – anzi, il mondo tradizionalista già lo dice, addebitando all’attuale papato un cedimento all’eresia.
Ma quanti sono, del resto, i punti sui quali le Chiese evangeliche hanno insegnato qualcosa ai cattolici, hanno conservato meglio di noi un contenuto prezioso della comune fede cristiana, in una parola «hanno avuto ragione»? Enumeriamo solo per sommi capi: la posizione attribuita alla parola di Dio, i metodi scientifici applicati agli studi sacri, il ruolo dei laici e delle donne, l’enfasi sulla coscienza personale, un più concreto richiamo all’azione dello Spirito, la relativizzazione di certe devozioni e culti, eccetera.
Non si vuol sostenere qui che tali elementi siano stati del tutto assenti nella prassi cattolica, ma che indubbiamente la loro accentuazione tra i cosiddetti “protestanti” è stata più forte e dunque anche la Chiesa romana ha potuto nel tempo giovarsi della riflessione e delle prassi riformate per correggere e migliorare i propri atteggiamenti in merito.     Continua nell’ ALLEGATO

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