SPARIZIONI FORZATE E SPARIZIONI PROGRAMMATE NEL SAHEL (Padre Mauro Armanino)

Una finestra sul Niger

5. SparizioniCi hanno educato, non senza sforzo, ad abituarci alle sparizioni. Da quelle forzate a quelle programmate il passo è meno complicato di quello che potrebbe apparire a prima vista. Se ne sono andati, in un tempo relativamente breve, i diritti umani fondamentali: quello alla vita, al nutrimento, all’acqua potabile, all’educazione, alla casa al lavoro…

Anche Luca Tacchetto, con l’amica Edith, la macchina e il presunto invito a cena sono spariti nel vicino Burkina Faso da quasi un mese. Quanto a Pierluigi Maccalli i mesi passati dalla sua sparizione dal Niger sono ormai quattro. Di loro non è difficile ricordare i nomi. Più complicato è invece conoscerli per le quindici ragazze rapite nei pressi del villaggio di Toumour nella zona di Diffa, sul lago Tchad. Ancora peggio per le trentanove persone scomparse in circostanze simili nei dintorni della stessa regione da due anni. La lista dei nomi non interessa a nessuno e i pochi tentativi di rendere pubblico l’avvenimento non ha sortito l’effetto sperato. Da queste parti si sparisce da un giorno all’altro senza lasciare traccia. Poco importa trovarsi all’epoca dei controlli e delle comunicazioni globali. Le sparizioni forzate nel Sahel non ci sono nuove. Col tempo ci siamo abituati, non senza qualche resistenza, a sparire da un giorno all’altro nel nulla, anzi nella polvere del vento.     Continua nell’ ALLEGATO

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SERVIRE IL SIGNORE SIGNIFICA ASCOLTARE E METTERE IN PRATICA LA SUA PAROLA (Papa FRANCESCO – Angelus 20/01/19)

1. AngelusDomenica scorsa, con la festa del Battesimo del Signore, abbiamo iniziato il cammino del tempo liturgico chiamato “ordinario”: il tempo in cui seguire Gesù nella sua vita pubblica, nella missione per la quale il Padre lo ha inviato nel mondo. Nel Vangelo di oggi (cfr Gv 2,1-11) troviamo il racconto del primo dei miracoli di Gesù.

 Il primo di questi segni prodigiosi si compie nel villaggio di Cana, in Galilea, durante la festa di un matrimonio. Non è casuale che all’inizio della vita pubblica di Gesù si collochi una cerimonia nuziale, perché in Lui Dio ha sposato l’umanità: è questa la buona notizia, anche se quelli che l’hanno invitato non sanno ancora che alla loro tavola è seduto il Figlio di Dio e che il vero sposo è Lui. In effetti, tutto il mistero del segno di Cana si fonda sulla presenza di questo sposo divino, Gesù, che comincia a rivelarsi.Gesù si manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti, e ci svela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova Alleanza di amore.
Nel contesto dell’Alleanza si comprende pienamente il senso del simbolo del vino, che è al centro di questo miracolo. Proprio quando la festa è al culmine, il vino è finito; la Madonna se ne accorge e dice a Gesù: «Non hanno vino» (v. 3).      Continua nell’ ALLEGATO

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“RESTIAMO UMANI”

2. Restiamo UmaniNella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici ed evangelici lanciano un appello comune: “Sull’immigrazione si deve cambiare linguaggio e intervenire: salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari, aprire nuove vie di ingresso regolare”.

In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici e protestanti italiani lanciano un appello comune perché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti.
Se per tutti è un dovere nei confronti di chi abbandona il proprio Paese rischiando la vita nel deserto e nel mare, per i cristiani si tratta di un obbligo morale. È per questo che, durante la settimana dedicata all’unità dei cristiani, che viene osservata in questi giorni (18-25 gennaio) in tutto il mondo, abbiamo sentito la necessità di unire le nostre voci, così come insieme abbiamo lavorato in tante occasioni nel campo dell’immigrazione, permettendo la realizzazione dei primi corridoi umanitari, avviati da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Cei e Caritas italiana.     Continua nell’ ALLEGATO

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BILAL A NIAMEY. IL NIGER COME CASA DI SABBIA. (Mauro ARMANINO)

3. BilalUna finestra sul Niger

È nato in Libia da una madre che ha cercato di togliersi la vita dopo il parto. Salvata da un miracolo di passaggio l’ha in seguito chiamato Bilal perché è nato al settimo mese. Salvato dalle acque, del mare Mediterraneo porta solo l’allusione. Bilal è un nome arabo che significa ‘acqua e freschezza’. Sua madre vive adesso a Niamey, assieme ad altre centinaia di rifugiati che le prigioni libiche detenevano torturando. A quattordici anni era fuggita dall’Etiopia, con un’amica di sedici, dopo aver perso tutto in patria. Già nel vicino Sudan avevano subito ricatti e violenze senza fine da parte di ‘passeurs’ (organizzatori di trasporto clandestino di persone oltre confine n.d.r.) criminali. Nel viaggio verso la Libia l’amica muore e lei, raggiunto il Paese, scopre di essere incinta. La creatura di sabbia nasce al settimo mese e lei cerca di togliersi la vita. La salva Bilal. Per ora la sua casa è a Niamey. Una casa di sabbia, precaria come la sua vita, grazie al servizio delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ha come simbolo due mani a forma di casa. Bilal, con sua madre, abitano proprio sotto quelle due mani di acqua fresca.

Dovete capire
che nessuno mette i figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra …(Dalla poesia HOME, della somala Warsan Shire)      Continua nell’ ALLEGATO

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DI MAIO E DI BATTISTA: TERZOMONDISTI DILETTANTI (Raffaele Masto)  

4. Di Maio CFALe accuse di Di Maio e Di Battista alla Francia colpevole di favorire l’immigrazione africana in Europa con lo sfruttamento delle sue ex colonie, più che la denuncia di un paese sfruttatore e tiranno sembrano una sorta di ripicca. In realtà ciò che Di Maio e Di Battista dovrebbero denunciare è un sistema, un modello che coinvolge non solo le due più grandi potenze coloniali ma un po’ tutte le potenze occidentali e non solo, Italia del loro governo compresa.

L’Italia del governo giallo-verde, fin dai suoi albori non ha avuto un buon rapporto con la Francia di Macron. Ora i due esponenti 5 Stelle sono passati alle accuse dirette, con un semplicismo e un dilettantismo inquietanti. La Francia, con l’Unione Monetaria del Franco CFA – dicono – mantiene il cappio al collo a 14 paesi del continente. Vero, ma oggi c’è l’Euro e quella parità con la moneta francese coinvolge tutti i paesi che adottano questa moneta, Italia giallo-verde compresa.

Di Maio e Di Battista non dicono che se la Francia è colpevole di non voler perdere posizioni in Africa, altri paesi europei non sono da meno. La Francia, alla fine del colonialismo, fece il sistema del Franco CFA, la Gran Bretagna fece il Commonwealth, che coinvolge ben 53 paesi. Insomma le due grandi potenze coloniali adottarono due modi diversi per mantenere la loro influenza sulle nazioni del loro ex impero.    Continua nell’ ALLEGATO

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CONTESTA LA VITTORIA DI TSHISEKEDI NELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI (Redazione)

5. Elezioni in CongoAfrica – Congo

Prima i governi di Belgio e Francia, poi i vescovi hanno messo in dubbio i risultati delle elezioni. Si pensa ad un accordo tra Tshisekedi e Kabila. Si aspettano le elezioni di marzo che si svolgeranno nelle regioni del Congo sconvolte dall’epidemia di ebola e dalla guerra tra bande. La democrazia è un lento percorso e la Chiesa è pronta ad agevolarlo con la sua presenza.

Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha proclamato vincitore delle elezioni presidenziali congolesi del 30 dicembre Félix Tshisekedi. Questi ha ottenuto poco più di 7 milioni di voti (38,57℅) davanti a Martin Fayulu Madidi (che ha ottenuto il 34,83% dei voti espressi) e al candidato del partito del Presidente uscente, Joseph Kabila, Emmanuel Ramazani Shadary che ha ottenuto il 23,84%.
Félix Tshisekedi è il figlio dello storico oppositore congolese, Étienne Tshisekedi, scomparso a Bruxelles il 1° febbraio 2017. La sua vittoria però è stata subito contestata dall’altro principale candidato dell’opposizione, Martin Fayulu Madidi, il quale afferma che i risultati sono stati manipolati.         Continua nell’ ALLEGATO

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LE INGERENZE ESTERNE IN VENEZUELA APRONO SCENARI INQUIETANTI (Gwynne Dyer)

Am6. Venezuelaerica latina – Venezuela

Evidentemente la decisione di proporre Juan Guaidó come presidente alternativo a Nicolás Maduro in Venezuela non è stata presa a Caracas, ma a Washington. La rapidità con cui gli alleati degli Stati Uniti nel continente americano e in Europa occidentale hanno riconosciuto l’autoproclamazione di Guaidó dello scorso 23 gennaio non sarebbe mai stata possibile senza un coordinamento precedente e una forte pressione da parte dell’amministrazione Trump.

Il fatto che i governi di destra nei paesi dell’America Latina, dalla Colombia al Brasile, si siano accodati al tentativo di Trump di rovesciare un governo di sinistra non è sorprendente. Il sostegno del nuovo presidente neofascista brasiliano, Jair Bolsonaro, era particolarmente scontato. Ma è inquietante notare come anche il Canada, il Regno Unito, la Francia, la Germania e la Spagna abbiano appoggiato questo tipo di ingerenza negli affari interni di un altro paese.     Continua nell’ALLEGATO.

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DALL’EGITTO AL PAKISTAN, QUANDO GLI IMAM PROTEGGONO I CRISTIANI (Giulia Cerqueti)

Asia – Medio Oriente

7. Dall'Egitto al PakistanAl Cairo, il 5 gennaio, lo sheikh Saad Askar ha sventato un attentato in una chiesa copta. Negli stessi giorni, oltre 500 guide spirituali islamiche pakistane hanno firmato la Dichiarazione di Islamabad contro la discriminazione religiosa, a difesa di tutte le minoranze, con un riferimento particolare ad Asia Bibi.

«Dobbiamo restare vicini, prenderci cura l’uno dell’altro. Quanti vogliono colpire i luoghi di culto, non hanno religione. Non sono musulmani, né cristiani». E’ un messaggio forte, di grande speranza, quello lanciato dall’imam egiziano Saad Askar, ripreso dall’agenzia Asianews. Un richiamo al dialogo e all’unità tra fedeli di diverse religioni in un Paese che vive sotto la minaccia del terrorismo.     Continua nell’ ALLEGATO  

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LEBBRA: CONOSCERLA PER COMBATTERLA (Giovanni Gazzoli)

8. LebbraDomenica scorsa, ultima del mese di gennaio, è stata celebrata come Giornata mondiale contro la lebbra. Una malattia ancora lontana dall’essere debellata, anche perché per eliminarla c’è bisogno di migliorare le condizioni socio-economiche della popolazione.

Una battaglia non ancora vinta
La lebbra è ancora oggi un problema sanitario importante in vari Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove persistono condizioni socio economiche precarie che favoriscono la trasmissione della malattia.
Chiaramente, da quando si dispongono farmaci efficaci, la strategia principale per il controllo della malattia si basa sulla diagnosi precoce e il trattamento, ma nella storia.       Continua nell’ ALLEGATO

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GESÙ IN COMUNIONE CON LA FOLLA E IN COMUNIONE CON IL PADRE. (Papa FRANCESCO – Angelus 13/01/19

1. Angelus 13.01.19Oggi, al termine del Tempo liturgico del Natale, celebriamo la festa del Battesimo del Signore. La liturgia ci chiama a conoscere più pienamente Gesù del quale, da poco, abbiamo celebrato la nascita; e per questo il Vangelo (cfr Lc 3,15-16.21-22) illustra due elementi importanti: il rapporto di Gesù con la gente e il rapporto di Gesù con il Padre.

Nel racconto del battesimo, conferito da Giovanni il Battista a Gesù nelle acque del Giordano, vediamo anzitutto il ruolo del popolo. Gesù è in mezzo al popolo. Esso non è solamente uno sfondo della scena, ma è una componente essenziale dell’evento. Prima di immergersi nell’acqua, Gesù si “immerge” nella folla, si unisce ad essa assumendo pienamente la condizione umana, condividendo tutto, eccetto il peccato.      Continua nell’ ALLEGATO

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