MISSIONARIO RAPITO IN UNA ZONA DI GUERRA ( Enrico Casale)

AFRICA-IN-NERO-300x212Per arricchire l’informazione, riportiamo questo articolo tratto dal numero uscito ieri di AFRICA la rivista dei Missionari per l’Africa (Padri Bianchi)

 «Il triangolo tra Niger, Burkina Faso e Mali è una zona off-limits dalla quale non filtrano informazioni ufficiali e dove Stati Uniti e Francia stanno combattendo una guerra silenziosa». Simone Teggi, cooperante dell’ong Cospe, parla con l’agenzia «Dire» dopo il rapimento di padre Pierluigi Maccalli.
Secondo le informazioni disponibili, il religioso sarebbe stato sequestrato la notte scorsa nella località di Gourmancè, non lontano dalla frontiera con il Burkina Faso. «L’ultima volta che sono stato in quella zona, a Tera, ho visto i segni del conflitto che gli eserciti stranieri combattono con i gruppi islamisti – dice Teggi -: in un giorno solo ho incrociato 30 camion e blindati dell’esercito francese in arrivo dalla Costa d’Avorio».     Continua nell’ ALLEGATO

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FIDES 1 – 18.09.2018

immagini.quotidiano.netGenova (Agenzia Fides) – La Società delle Missioni Africane (SMA), confermando all’Agenzia Fides il rapimento di padre Pierluigi Maccalli in Niger, aggiunge alcuni particolari alle prime notizie diffuse questa mattina. Secondo quanto riferiscono a Fides i missionari nella Curia generalizia SMA di Genova, un gruppo di uomini armati si è introdotto nel villaggio alle 21,30 ore locali (23,30 ora italiana) di ieri, ha rapito il sacerdote, rubando il suo computer e il suo telefono. È stato possibile ricostruire i fatti grazie alla testimonianza di un confratello indiano, che vive insieme a padre Pierluigi ma che è riuscito a mettersi in salvo.
Padre Maccalli, originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, operava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. La sua missione si trova alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 km dalla capitale Niamey. “Negli ultimi mesi – spiegano a Fides i confratelli – le forze dell’ordine avevano messo in guardia i religiosi. La polizia e le forze dell’ordine avevano infatti registrato movimenti sospetti di miliziani jihadisti proprio al confine con il Burkina Faso”. Per tutelare la propria sicurezza, i missionari avevano così limitato gli spostamenti e non uscivano più dalla missione nel corso della notte.
“Dopo il rapimento – riferiscono dalla Curia della SMA – padre Maccalli è stato probabilmente portato al di là della frontiera. Nella confinante regione del Burkina Faso c’è, infatti, una vasta foresta in cui hanno le proprie basi i miliziani jihadisti. Attualmente la diocesi di Niamey ha inviato un gruppo di sacerdoti nel villaggio di padre Maccalli per verificare i fatti e per prendere contatti con la comunità locale. Un altro religioso italiano di una parrocchia vicina è stato fatto allontanare e ora è al sicuro a Niamey”.

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FIDES 2 – 19.09.2018

Niamey (Agenzia Fides) – “Non abbiamo notizie su p. Pierluigi. A mio conoscenza i suoi rapitori non si sono fatti ancora vivi con una richiesta di riscatto” dice all’Agenzia Fides p. Mauro Armanino della Società delle Missioni Africane (SMA), confratello di Pierluigi Maccalli, missionario italiano rapito notte tra il 17 e il 18 settembre a Bomoanga a 125 km dalla capitale Niamey, capitale del Niger.
“Comunque un primo risultato i sequestratori lo hanno ottenuto: di loro si parla in tutto il mondo” sottolinea p. Mauro “Con il rapimento di un missionario occidentale, un gruppo forse neanche tanto grande è riuscito a ottenere una visibilità globale a costo zero”.
“Le motivazioni possono essere quindi politiche?” chiediamo al missionario. “Senza dubbio ma si tenga conto che i rapitori sono di etnia Peuls” risponde p. Mauro lasciando prefigurare uno scenario ancora più complesso di quello di gruppi jihadisti che operano tra Mali, Burkina Faso e Niger.
Con Peuls (o Fulani in Nigeria) si indica una popolazione nomade che vive di pastorizia distribuita sull’intera fascia saheliana che va dal Mali fino all’Etiopia. Tra queste popolazioni negli ultimi anni si sono fatta strada sentimenti e ideologie estremiste, e in diversi Paese, dalla Nigeria al Burkina Faso, dal Mali alla Repubblica Centrafricana, sono segnalati violenze commesse dai Peuls.
“La radicalizzazione di queste popolazioni è dovuta, almeno in parte, alla difficoltà ambientali che fanno sì che diventa sempre più difficile trovare acqua e pascoli per le loro mandrie” spiega il missionario.
“In Niger come anche nel vicino Mali abbiamo visto che sono saltate le tradizionali relazioni che legavano i Peuls con le altre popolazioni, come ad esempio i Touareg” dice p. Mauro. “Questo accentua l’instabilità e non mi sembra che la militarizzazione che sta avvenendo in Mali come in Niger sia la risposta adatta a risolvere questi problemi” afferma il missionario, riferendosi alle missioni militari inviate da alcuni Stati occidentali in entrambi i Paesi per lottare contro i diversi movimenti jihadisti che operano nella zona. “ Per stabilizzare questi Paesi più che inviare militari occorre invece far in modo di recuperare e riallacciare le relazioni tra le diverse popolazioni. Solo creando un ambiente di scambio e di relazioni tra gli abitanti di queste aree si potranno ottenere dei risultati positivi” conclude il missionario.

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COMUNICATO DELLA DIOCESI DI CREMA SUL RAPIMENTO DI P. PIERLUIGI MACCALLI

indexLa Diocesi di Crema ha appreso con costernazione e rammarico la notizia del rapimento, avvenuto a Niamey, in Niger, nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre, di padre Pierluigi Maccalli, missionario della Società delle Missioni Africane (SMA).

Com’è noto, padre Maccalli è originario della parrocchia di Madignano, in diocesi di Crema, dove è nato nel 1961. Nei mesi estivi aveva passato alcune settimane in famiglia e il 5 settembre scorso, pochi giorni prima del suo rientro in Africa, aveva incontrato e salutato, insieme con il fratello p. Walter – anche lui missionario della SMA – il vescovo Daniele, che lo aveva trovato sereno e pronto a riprendere il suo lavoro nella missione.

Appena saputa la notizia del rapimento, in mattinata, il vescovo Daniele ha cercato di informarsi meglio sulla vicenda, soprattutto attraverso un colloquio con p. Walter Maccalli. Insieme con il Consiglio presbiterale diocesano, riunito questa mattina in assemblea, il vescovo ha pregato per p. Pierluigi, perché tutto possa risolversi rapidamente e nel migliore dei modi.

    Il vescovo assicura la sua vicinanza nella preghiera, e in ogni altra forma che possa essere utile, ai famigliari di p. Pierluigi e alla Società delle Missioni Africane (SMA); e chiede a tutta la Diocesi di Crema di pregare per p. Pierluigi e per il suo rapido ritorno, in condizioni di piena salute e sicurezza, alla missione a lui affidata.            Crema, 18 settembre 2018

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COMUNICATO DELLA CHIESA DEL NIGER

Nella notte da lunedì 17 a martedì 18 settembre 2018, alle ore 21 circa, degli individui non identificati hanno attaccato e portato via padre Pier Luigi MACCALLI, nella parrocchia di Bomoanga, a 125 chilometri da Niamey nella zona di Makalondi. Di nazionalità italiana, padre Pier Luigi MACCALLI è sacerdote cattolico della Società delle Missioni Africane (SMA). Da 11 anni è al servizio della popolazione in questa località di Bomoanga situata vicino alla frontiera con il Burkina Faso.

Le suore Francescane Missionarie di Maria, contrariamente alle voci diffuse sulle reti sociali, sono sane e salve.                                    Chiesa Cattolica del Niger        Monsignor Laurent LOMPO

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ECCO PERCHÈ È STATO RAPITO PADRE MACCALLI

Trascrizione dell’intervista rilasciata ieri da Padre Mauro Armanini, missionario e giornalista SMA a Niamey (Niger), al Corriere della sera.

Che cosa è successo
Quello che si temeva e cioè che uno dei nostri confratelli recentemente rientrato dall’Italiaè stato poertato via da un gruppo di 8 motociclette con due conducenti ciascuna, jihadisti che da tempo operano nella zona.

Dove è stato portato
Si pensa che sia stato portato in Burkina Faso, perché c’è una maggiore protezione, foese è più facile lo spostamento verso il Mali dove probabilmente c’è una rete più organizzata.

Perché è stato rapito
Perché è bianco, è solo e il suo rapimento fa notizia e quindi fa di questo gruppuscolo qualcosa di grande ed eventualmente da emulare. Inoltre trattandosi di un religioso, fa saltare un’altra frontiera così non ci sono più limiti per questi jihadisti.

L’impegno di padre Pier Luigi
In particolare era molto impegnato nell’assistenza ai malati, ai bambini, soprattutto dal punto di vista nutritivo, con alcuni dispensari e un piccolo centro nutrizionale. Poi dal punto di vista educativo e infine soprattutto per questa sua grande attenzione al rispetto delle tradizioni e allo stesso tempo facilitando una riflessione sulla tradizione stessa. Questo si traduce nell’accompagnare i giovani nelle loro varie iniziazioni: circoncisione per i maschi ed escissione (non infibulazione) per le femmine. Allo stesso modo aveva una grande attenzione, come quando era in Costa d’Avorio, verso i ragazzi disabili o in difficoltà; lui stesso faceva anche più di 400 Km per accompagnarli all’ospedale.

Che cosa fare
É importante accompagnare come si può queste realtà, fare in modo che non siano dimenticate subito e fare pressione sulle autorità. Abbiamo a che fare con persone disposte a tutto!

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CREDERE È METTERE AL CENTRO DELLA VITA L’AMORE, QUELLO VERO (Papa Francesco – Angelus 16/09/18)

Papa-Angelus19Nel brano evangelico di oggi (cfr Mc 8,27-35), ritorna la domanda che attraversa tutto il Vangelo di Marco: chi è Gesù? Ma questa volta è Gesù stesso che la pone ai discepoli, aiutandoli gradualmente ad affrontare l’interrogativo sulla sua identità.

Prima di interpellare direttamente loro, i Dodici, Gesù vuole sentire da loro che cosa pensa di Lui la gente – e sa bene che i discepoli sono molto sensibili alla popolarità del Maestro! Perciò domanda: «La gente, chi dice che io sia?» (v. 27). Ne emerge che Gesù è considerato dal popolo un grande profeta. Ma, in realtà, a Lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente. Egli non accetta nemmeno che i suoi discepoli rispondano alle sue domande con formule preconfezionate, citando personaggi famosi della Sacra Scrittura, perché una fede che si riduce alle formule è una fede miope.      Continua nell’ ALLEGATO

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ANTONIO CALÒ, IL PROFESSORE CHE OSPITA I PROFUGHI A CASA: “LAVORANO E SONO INTEGRATI” (Francesca Sforza)

CALOQuando accolse sei rifugiati nel Trevigiano fu insultato e minacciato. Nominato cittadino europeo dell’anno: non potevo stare a guardare

«Ti ammazzeranno, stupreranno tua moglie e tua figlia, ti porteranno via tutto», così gridavano, sventolando bandiere indipendentiste, alcuni degli abitanti di Camalò di Povegliano, 10 chilometri da Treviso, quando nel 2015 il professor Silvio Antonio Calò decise di portare a casa sua sei giovani africani, intorno ai vent’anni, per ospitarli in pianta stabile.
Oggi quei ragazzi lavorano tutti: due con un contratto a tempo indeterminato, gli altri con ottime speranze di averne uno. «Quando mi sono rivolto all’Ascom, che si occupa di tirocini professionali sul territorio – racconta il professore davanti a una sala gremita e curiosa, l’altra sera a Roma, alla Casa Internazionale delle Donne, in un incontro organizzato dall’Istituto Affari Internazionali, alla presenza di un solo politico, Emma Bonino – ho chiesto che fossero rispettate due condizioni: la prima che non si trattasse di finti lavori, magari per coprire contratti di maternità o altre cose senza prospettive, la seconda che non fossero lavori richiesti da altri italiani».      Continua nell’ ALLEGATO

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