DIO HA GRANDE STIMA DI NOI (Papa Francesco – Angelus 19.11.17)

44-00In questa penultima domenica dell’anno liturgico, il Vangelo ci presenta la parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-30). Un uomo, prima di partire per un viaggio, consegna ai suoi servi dei talenti, che a quel tempo erano monete di notevole valore: a un servo cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno. Il servo che ha ricevuto cinque talenti è intraprendente e li fa fruttare guadagnandone altri cinque. Allo stesso modo si comporta il servo che ne ha ricevuti due, e ne procura altri due. Invece il servo che ne ha ricevuto uno, scava una buca nel terreno e vi nasconde la moneta del suo padrone.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,
 È questo stesso servo che spiega al padrone, al suo ritorno, il motivo del suo gesto, dicendo: «Signore, io so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra» (vv. 24-25). Questo servo non ha col suo padrone un rapporto di fiducia, ma ha paura di lui, e questa lo blocca. La paura immobilizza sempre e spesso fa compiere scelte sbagliate. La paura scoraggia dal prendere iniziative, induce a rifugiarsi in soluzioni sicure e garantite, e così si finisce per non realizzare niente di buono. Per andare avanti e crescere nel cammino della vita, non bisogna avere paura, bisogna avere fiducia.                                                                                                                                                                                                               L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

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LA FEDE ISPIRA LA CARITÀ E LA CARITÀ CUSTODISCE LA FEDE (Papa Francesco – Angelus 12.11.17)

44-0In questa domenica, il Vangelo (cfr Mt 25,1-13) ci indica la condizione per entrare nel Regno dei cieli, e lo fa con la parabola delle dieci vergini: si tratta di quelle damigelle che erano incaricate di accogliere e accompagnare lo sposo alla cerimonia delle nozze, e poiché a quel tempo era usanza celebrarle di notte, le damigelle erano dotate di lampade.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,
La parabola dice che cinque di queste vergini sono sagge e cinque stolte: infatti le sagge hanno portato con sé l’olio per le lampade, mentre le stolte non l’hanno portato. Lo sposo tarda ad arrivare e tutte si addormentano. A mezzanotte viene annunciato l’arrivo dello sposo; allora le vergini stolte si accorgono di non avere l’olio per le lampade, e lo chiedono a quelle sagge. Ma queste rispondono che non possono darlo, perché non basterebbe per tutte. Mentre dunque le stolte vanno in cerca dell’olio, arriva lo sposo; le vergini sagge entrano con lui nella sala del banchetto e la porta viene chiusa. Le cinque stolte ritornano troppo tardi, bussano alla porta, ma la risposta è: «Non vi conosco» (v. 12), e rimangono fuori.                                                                L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

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IL PAPA ACCOMUNA BUDDHA E SAN FRANCESCO (Papa Francesco)

44-1Nel discorso tenuto il 29 novembre al Kaba Aye Centre di Yangon in Myanmar durante l’incontro con il Consiglio Supremo “Shanga”   dei monaci buddisti il papa scava nel profondo alla ricerca di ciò che veramente unisce le grandi religioni, fa parlare con una sola voce il Buddha e san Francesco, mette accanto, come nei sinottici, le parole di bontà e nonviolenza del mistico indiano e quelle di amore e perdono del poverello di Assisi. La sfida comune è di aiutare le persone ad aprirsi al trascendente.

 È una grande gioia per me essere con voi. Ringrazio il Ven. Bhaddanta Kumarabhivamsa, Presidente del Comitato di Stato Sangha Maha Nayaka, per le sue parole di benvenuto e per il suo impegno nell’organizzare la mia visita qui oggi. Nel salutare tutti voi, esprimo il mio particolare apprezzamento per la presenza di Sua Eccellenza Thura Aung Ko, Ministro per gli Affari Religiosi e la Cultura.   L’articolo continua nell’ ALLEGATO

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IL CENTRO MISSIONARIO INFORMA…(Redazione)

A) NOTIZIE DALL’URUGUAY44-2

    ①  Mons. Arturo, pastore umile ma pieno di speranza
Conoscevamo già, grazie all’esperienza dello scorso anno, le doti di resistenza alla fatica di mons. Arturo Fajardo, ma questa volta ha superato se stesso. In tre giorni di permanenza a Crema, oltre al nostro vescovo, mons. Daniele, il vescovo uruguayano ha conosciuto diverse realtà delle diocesi di Crema e Lodi, lasciando   ovunque un profumo di semplicità, mescolato ad un profondo amore per la gente e a un incrollabile fede nella misericordia di Dio.

 Un master in Speranza

Ad elencare tutte le tutte le realtà incontrate si rischia la monotonia. È sufficiente ricordare che ha iniziato la sua visita in terra Cremasca visitando l’Azione Cattolica e, transitando attraverso diverse Realtà Missionarie, ha incontrato la Comunità Latinoamericana, con la quale ha celebrato la messa, la Pastorale Familiare, la Pastorale Giovanile, per poi concludere con l’incontro con il clero diocesano, avvenuto durante una pausa del Ritiro Spirituale in atto a Caravaggio. Senza contare i singoli incontri che che hanno costellato la presenza di un Pastore che ha lasciato al suo passaggio una scia di simpatia, di disponibilità e soprattutto di speranza.
Accompagnato da Igor Alcalde, giornalista e informatico che cura sia il sito della diocesi di S. José de Mayo che quello della Conferenza Episcopale dell’Uruguay, e da padre Andrés Paredes, sacerdote diocesano di recente nomina, mons. Arturo ha approfittato della conclusione della visita “ad Limina” dell’episcopato del suo Paese per incontrare il nuovo vescovo di Crema e riconfermare alcuni alcuni punti sostanziali del contatto ormai collaudato S. José de Mayo – Crema.                                                                                                                                                                                                        Continua nell’ ALLEGATO

    Alcuni fotogrammi per ricordare la visita di mons. Arturo

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       Durante la Messa a Cascina Emmaus con                                      Durante l’incontro con l’Azione Cattolica
            gli Amici di Crema per la Missioni.                                                               Diocesana

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           Durante la Messa a S. Giacomo con la                                      Incontrando alcuni Gruppi Missionari  
                   Comunità Latinomericana       

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Con la Pastorale Giovanile                                                     A Caravaggio con il Clero Diocesano

  B) LA SCOMPARSA DI DON VITO GROPPELLI

    ① L’esperienza missionaria di don Vito (Redazione)
44-9Don Vito Groppelli, nato a Crespiatica nel 1939 e ordinato sacerdote il 27 giugno 1964, dopo aver svolto per cinque anni il ministero sacerdotale come vicario nella parrocchia di Scannabue e per altri tre a San Michele, nell’aprile del 1972 è partito per il Paranà, nel Brasile del Sud, come sacerdote Fidei Donum.
 Dopo aver inizialmente pensato di entrare in un Istituto orientato verso l’Africa, accolse l’appello di Giovanni XXIII in favore dell’America Latina, scegliendo di terminare gli studi a Crema, per continuare a essere ‘espressione’ sua in campo missionario. Per questo la scelta di agganciarsi al PIME, che gli ha consentito appunto di mantenere il legame giuridico con la Chiesa d’origine ed essere sacerdote per quella Universale.
Dal 1972, eserciterà per oltre quarant’anni il suo ministero nella diocesi di Londrina. Con una parentesi di due anni nei quali si trasferì a Salvador da Bahia per accompagnare una nuova esperienza missionaria voluta dall’allora vescovo di Crema monsignor Angelo Paravisi.
In Brasile inizia coadiuvando nel discernimento vocazionale di ragazzi aspiranti missionari, provenienti da una quindicina di altre diocesi, diventando poi rettore e docente di un po’ tutte le aree della teologia.
In seguito fu incaricato dall’assemblea dei vescovi, presieduta dall’arcivescovo Geraldo Fernandez, di fare una ricerca per documentare le situazioni di ingiustizia esistenti nelle grandi proprietà terriere coltivate a canna da zucchero, assumendosi tutta la responsabilità dello scandalo seguito alla successiva diffusione sulla stampa brasiliana dei risultati che mettevano in evidenza le grandi ingiustizie perpetrate dai ricchi.
Diventato vicario generale – incarico ricoperto in continuità al fianco di quattro vescovi – don Vito svolgeva anche attività pastorale presso alcune parrocchie nei dintorni della città. Percependo i forti disagi e le grosse difficoltà delle famiglie presenti, s’è poi specializzato in psicoterapia familiare.
L’impegno in questo ambito l’ha successivamente portato a iniziare – nel 1982, anche con l’aiuto determinante di amici cremaschi – la realizzazione di una struttura per l’accoglienza temporanea di nuclei familiari e persone in difficoltà. E l’ha chiamata Nazaret Santuario della Famiglia, perché, spiega, “la Chiesa è una vera famiglia”.
Il Centro era costituito inizialmente da un fabbricato con la residenza delle suore e 6 camere per l’accoglienza temporanea di persone in difficoltà, a cui sono stati aggiunti una cinquantina di apparentamenti per famiglie, un teatro e una chiesa. L’attività prosegue oggi sotto la guida delle suore Clarettiane, a cui don Vito ha lasciato tutto, a condizione che, nel giorno in cui non saranno più in grado di gestirlo, lo regalino a una istituzione che possa portare avanti l’attività.
Tre anni fa, compiuti i fatidici 75 anni, don Vito è rientrato in diocesi definitivamente. Ogni mese celebrava la Messa in lingua portoghese per la Comunità Brasiliana, spesso al Santuario della Pallavicina e, in occasione delle festività, aiutava qualche confratello nelle singole parrocchie. A gennaio 2018 sarebbe andato ad abitare in un appartamento situato nella Casa Parrocchiale di Offanengo.

    ② Il Testamento Spirituale di don Vito (P. Vittorino Groppelli)

44-10Signore,
Nei prossimi mesi compirò 50 anni di ordinazione sacerdotale (26.06.1964) e 75 settantacinque anni della mia vita (08.07.1939). Mi raccolgo in preghiera per preparare l’ora in cui potrò alzarmi in volo  per arrivare alle altezze dell’anima e contemplare finalmente il Tuo volto. Ti ho cercato per tutta la vita, ho sviato diverse volte dal cammino e addirittura qualche volta mi sono perduto, ma non ho mai smesso di andare avanti e di tentare di nuovo. Ti sono grato per la meta che raggiungo ora che la vita terrena termina. Non sono stato degno di tanta grazia ricevuta, della vita, della famiglia cristiana che mi accolse e mi allevò, della Chiesa che mi battezzò e irrigò la mia vocazione sacerdotale, del Brasile dove ho vissuto anni di apostolato pieni di manifestazioni della Tua misericordia, Ti chiedo perdono per i peccati e per le contraddizioni, così come lo chiedo a tutti coloro che ho offeso, ho deluso, ho tralasciato di aiutare.   Continua nell’ ALLEGATO

    ③  Nel prossimo numero… pubblicheremo altre testimonianze sulla vita e l’opera di don Vito. Aspettiamo i vostri contributi…

C) L’IMPEGNO DELL’AVVENTO

Un gesto d’amore per mamme e bambini
44-1144-12Abbiamo chiamato così l’idea di costruire una sala parto nella cittadina di Benguele, situata nella regione sud orientale dello Zambia. Un progetto che, per l’ideatore, p. Francesco Valdameri, aiuterà non solo mamme e bambini, ma aiuterà anche gli uomini non più costretti ad abbandonare la terra per trasferirsi in città.

La situazione
Benguele è una cittadina di poche migliaia di abitanti a 28 Km da Kalichero, vicino al confine col Mozambico, il centro locale più importante, sede anche della bella chiesa parrocchiale costruita dal nostro padre Valdameri, il missionario monfortano che da oltre cinquant’anni vive e opera in questa regione meridionale dello Zambia. È una zona agricola, una delle poche ben coltivate di un Paese che ha destinato solo il 7% del territorio ai prodotti della terra. Sono almeno 5.000 i contadini che vivono del loro lavoro, mantenendo in modo dignitoso le proprie famiglie.
Tutto perfetto allora?
No, perché a Benguele non possono nascere bambini.                                                                             Continua nell’ ALLEGATO

D) RIPRENDONO GLI INCONTRI DI ANIMAZIONE MISSIONARIA
Con il mese di febbraio, esattamente domenica 11 febbraio, riprendono gli incontri di Animazione Missionaria per i Gruppi e le persone interessate alle tematiche missionarie. La scelta di questa data è motivata dal fatto che avremo come ospite-guida il vescovo mons. Daniele. La presenza del nostro Vescovo non sarà un semplice gesto di cortesia, ma sarà un’occasione importante per riflettere e di confrontarci con il nostro Pastore sui temi della Missione e del senso del nostro impegno in quella direzione. Un incontro che acquista un valore particolare perché mons. Gianotti, appena ritornato dal viaggio in Uruguay previsto dal 28 gennaio al 6 febbraio 2018, ci parlerà della situazione attuale e del futuro della Missione Cremasca al Delta del Tigre e di come sostenere l’impegno assunto con la diocesi di san Josè de Mayo.
Data l’importanza dell’incontro e contando su una buona partecipazione, pensiamo di organizzare l’incontro presso il Salone del Centro Giovanile S. Luigi.
Ulteriori informazioni vi saranno date nei prossimi numeri della Comunicazione. Per il momento vi prego di annotarvi con cura la data e, mi raccomando, non prendete altri impegni!!!

L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA…(Redazione)

     ❶ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018
44-13Si celebrerà il prossimo 14 gennaio, ma è già stato pubblicato il Messaggio per questa Giornata, giunta ormai all’edizione  numero 104. Un testo ricco di proposte e azioni concrete, che il Pontefice offre all’analisi e allo studio della comunità cristiana e di quella internazionale per un’accoglienza che faciliti “l’incontro personale”. Allora NO all’espulsione e all’apolidia, SÌ a una legge che garantisca la cittadinanza nel rispetto delle regole internazionali, SÌ alla cura dei minori, sì alla garanzia della libertà religiosa ai migranti. Necessità di aiuti ai Paesi in via di sviluppo che sostengono il maggior numero di profughi e spingere l’Onu ad approvare i due patti globali su rifugiati e migranti. Il tutto riassunto, come nel più recente Messaggio per 51a Giornata della Pace, nei famosi quattro verbi cardine: Accogliere, Proteggere, Promuovere e Integrare.

    ❷ Messa Internazionale
In concomitanza con la Giornata Mondiale del Migrante e del rifugiato, nella chiesa parrocchiale di S. Bernardino fuori le mura, sarà celebrata appunto domenica 14 gennaio alle ore 10.30, la prima MESSA INTERNAZIONALE di quest’anno 2018. Sarà animata dalla Comunità Africana e concelebrata dal vescovo mons. Daniele insieme al parroco don Lorenzo.

Sarà un momento particolarmente significativo poter unire liturgia e riflessione per una ricorrenza tanto significativa. Per questo ringraziamo don Lorenzo e l’intera Comunità parrocchiale impegnati nella preparazione di questo Giorno particolarmente significativo. Al termine si prevede un momento conviviale per condividere, almeno in parte, i forti richiami alla solidarietà lanciati da papa Francesco.          Preparatevi a partecipare!

    ❸ Minori non accompagnati, un dramma da non dimenticare (Redazione)
Da alcuni mesi funziona a Crema, in un appartamento del Centro storico, un servizio con l’obiettivo dichiarato di accogliere, integrare e accompagnare all’autonomia, giovani non ancora maggiorenni: i Minori Stranieri Non Accompagnati (MiSNA). In questo primo articolo cerchiamo, brevemente, di descrivere questo importante fenomeno.

 In base alle elaborazioni della Fondazione ISMU si segnala che tra gennaio e maggio 2017 sono stati oltre 5.500 i minori che da soli hanno affrontato il terribile viaggio dalle coste libiche. Un quinto, pari al 20% in più rispetto a quelli che, nello stesso periodo dell’anno ma nel 2016, erano giunti via mare in Italia. E già il 2016 era stato un anno record, avendo fatto registrare l’arrivo sulle coste italiane, di quasi 26.000 ragazzi e ragazze, anche giovanissimi con meno di 10 anni, più del doppio rispetto al 2015, quando erano stati 12.360, e tantissimi avevano perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nelle mani di trafficanti per cercare felicità e un futuro possibile in Europa.
Questa situazione pesantissima aveva spinto Papa Francesco a dedicare la 103° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato proprio al dramma dei Minori stranieri non accompagnati. I minori sono i più a rischio, i più esposti; – scrive papa Francesco – ad ogni tipo di sfruttamento e violenza. “I bambini e i giovani sono il futuro, sono coloro per i quali si lavora e si costruisce. Non possono venire egoisticamente trascurati e dimenticati”.
Per questo non possiamo immaginare una vita cristiana che non tiene conto o che metta da parte questa realtà. Non è la fine di un’epoca, non è la fine della storia, ma l’inizio di una storia nuova, dove anche i giovani stranieri trovano un loro posto.
Certamente anche il Papa raccomanda a cercare soluzioni durature, affrontando la questione migratoria alla radice e contrastando nei Paesi di origine le cause che provano le migrazioni. Tuttavia, come affermava il cardinal Martini; “Chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri”. Da qui l’invito a prendere in considerazione in maniera chiara la realtà dell’integrazione e dell’inserimento sociale dei tanti minori non accompagnati che si trovano in Italia.
Di fronte a questa situazione che, come abbiamo visto, cresce di giorno in giorno, anche a Crema si è sentito il bisogno di fare qualcosa. Così Amministrazione Comunale, Caritas diocesana e Consorzio Sul Serio hanno unito le forze per realizzare un’esperienza educativa che permetta a giovani minori senza famiglia di vivere quel calore umano e di conseguire e di conseguire quella formazione di base che permetta loro, una volta raggiunta la maggiore età, di inserirsi a pieno titolo nella nostra realtà sociale e lavorativa. (1 continua…)

LA CHIESA DELLE GENTI (Roberto Beretta)

    A Milano abbiamo bisogno non solo di essere Chiesa “in uscita”, ma anzitutto di lasciarci coinvolgere “in entrata” da altri modi di essere cristiani44-14
A dispetto delle critiche anche feroci che già circolano in rete, tutte intra-cattoliche e relative al presunto basso profilo del nuovo arcivescovo di Milano rispetto ai predecessori (ma dove sta scritto che tutti i vescovi cristiani debbano essere un Carlo Maria Martini?), trovo che la prima iniziativa di Mario Delpini sia effettivamente molto azzeccata – e pure coraggiosa.
Il neo-reggente della Chiesa ambrosiana ha infatti indetto un Sinodo minore” di tutta la diocesi, dedicato a «La Chiesa dalle genti»: in pratica un percorso di riflessione e studio che dovrebbe impegnare tutte le componenti ecclesiali locali sul tema dell’integrazione tra cattolici di lingue e culture diverse; ormai gli immigrati sono numerosi, molti tra loro sono cattolici o almeno cristiani: come vivere la fede nelle parrocchie sempre più multietniche? «Il percorso avviato dall’arcivescovo – recita l’annuncio – nasce dall’esigenza di aggiornare l’azione pastorale alla luce dei cambiamenti sociali prodotti dai flussi migratori».
Attenzione: non si parlerà di accoglienza dei migranti o carità verso gli stranieri; ma di evitare «due rischi, l’uno speculare all’altro: da un lato, che i cristiani migranti, una volta giunti a Milano, debbano pregare e celebrare solo tra di loro, per gruppi etnici o linguistici; dall’altro, che siano i cristiani “stranieri” a doversi adeguare al modo di essere Chiesa preesistente».
La proposta mi piace molto, non solo perché già in passato ne avevo scritto anche qui a proposito della fede delle badanti di religione cristiana. Ma pure perché purtroppo riscontro (e anche di questo abbiamo già parlato) una incredibile chiusura, un ripiegamento su se stessa della Chiesa in cui vivo – appunto quella ambrosiana -, che invece di solito era nota per essere una di quelle più “avanzate”, se non “profetiche”.
I cristiani lombardi (e questo non è certo colpa del povero Delpini…) non sono affatto “in uscita”, anzi mostrano una tendenza a mantenere lo status quo, a considerare la religione come difesa del loro discreto e piccolo borghese benessere, cosa che – tra l’altro – contrasta clamorosamente con la loro nota intraprendenza economica e la disponibilità all’innovazione. Sto ragionando come sempre per categorie generali, perché ovviamente (e per fortuna) le eccezioni di singoli e comunità ci sono, però mi pare una tendenza maggioritaria.
Me la segnalava anche il parroco di una popolosa città dell’hinterland milanese: proprio i “più vicini” alla chiesa (e stavolta lo scrivo minuscolo intenzionalmente) appaiono anche i più ottusamente legati a un pensiero di gretta conservazione che non è affatto cattolico: nel senso anzitutto di universale, e poi anche di generoso e fraterno. Ben azzeccata dunque la multietnica cura Delpini: a Milano abbiamo bisogno non solo di essere Chiesa “in uscita”, ma anzitutto di lasciarci coinvolgere “in entrata” da altri modi di essere cristiani. Per svecchiarci; per metterci in questione; anche per far ripartire una fiducia nel futuro che ci farebbe un gran bene: non solo in quanto credenti.
Roberto BERETTA – Vino Nuovo – 07.12.2017

SANTO NATALE 2017

SANTO NATALE 2017

 natale    ...i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli.     (Lc  2,31-32)

      …mis ojos han visto la salvación que preparaste delante de todos los pueblos     (Lc 2,31-32)

     …my eyes have seen your salvation, which you prepared in sight of all the peoples (Lk 2,31-32)

     …mes yeux ont vu ton salut, salut que tu as préparé devant tous les peuples      (Lc 2,31-32)

     …os meus olhos já viram a tua salvação a qual tu preparaste ante a face de todos os povos (Lc 2,31-32)

 

PERCHE’ NON FAI NIENTE?

Tante volte ti ho chiesto Signore:

Perché non fai niente per quelli che muoiono di fame?
Perché non fai niente per quelli che sono malati?
Perché non fai niente per quelli che non conoscono l’amore?
Perché non fai niente per quelli che subiscono le ingiustizie?
Perché non fai niente per quelli che sono vittime della guerra?
Perché non fai niente per quelli che non ti conoscono?

Io non capivo, Signore.
Allora tu mi hai risposto: Io ho fatto tanto;
Io ho fatto tutto quello che potevo fare:
Io ho creato te!

Ora capisco, Signore.
Io posso sfamare chi ha fame.
Io posso visitare i malati.
Io posso amare chi non è amato.
Io posso combattere le ingiustizie.
Io posso creare la pace.
Io posso far conoscere te.
Ora ti ascolto, Signore.

Ogni volta che incontro il dolore tu mi chiedi:
Perché non fai niente?

TANTI AUGURI di BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO a TUTTI
Il Centro Missionario Diocesano – Crema

L’AUTORITÀ NASCE DAL BUON ESEMPIO (Papa Francesco – Angelus 05.11.17)

1Il Vangelo di oggi (cfr Mt 23,1-12) è ambientato negli ultimi giorni della vita di Gesù, a Gerusalemme; giorni carichi di aspettative e anche di tensioni. Da una parte Gesù rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, dall’altra lascia importanti consegne ai cristiani di tutti i tempi, quindi anche a noi.

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Egli dice alla folla: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che dicono». Questo sta a significare che essi hanno l’autorità di insegnare ciò che è conforme alla Legge di Dio. Tuttavia, subito dopo, Gesù aggiunge: «ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (v. 2-3). Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita.                                                        L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

RISTABILIRE CIÒ CHE VERAMENTE CONTA E CIÒ CHE È MENO IMPORTANTE (Papa Francesco – Angelus 27.10.17)

In questa domenica la liturgia ci presenta un brano evangelico breve, ma molto importante (cfr Mt 22,34-40). L’evangelista Matteo racconta che i farisei si riuniscono per mettere alla prova Gesù. Uno di loro, un dottore della Legge, gli rivolge questa domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (v. 36).

Carissimi Fratelli e Sorelle,
È una domanda insidiosa, perché nella Legge di Mosè sono menzionati oltre seicento precetti. Come distinguere, tra tutti questi, il grande comandamento? Ma Gesù non ha alcuna esitazione e risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». E aggiunge: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (vv. 37.39).
Questa risposta di Gesù non è scontata, perché, tra i molteplici precetti della legge ebraica, i più importanti erano i dieci Comandamenti, comunicati direttamente da Dio a Mosè, come condizioni del patto di alleanza con il popolo.                                                                                                                                                L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

ZIMBABWE S.P.A LICENZIA IL SUO AMMINISTRATORE DELEGATO (Buongiorno Africa)

42-1In Zimbabwe, a vicenda conclusa e nuovo presidente installato al potere cominciano a filtrare i termini dell’accordo concluso da Mugabe (la sua famiglia e il suo entourage) e il nuovo regime, cioè i militari che hanno preso il potere.

L’intesa sembra più quella che regola l’uscita di scena di un amministratore delegato da una impresa che ha guidato, con un certo successo, fino a quel momento. Ecco ciò che filtra dalle maglie del potere: una buonuscita di dieci milioni di dollari è stata assicurata a Robert Mugabe e alla moglie Grace, per le dimissioni del primo e l’uscita di scena della seconda. A Mugabe è stata garantita l’immunità e la garanzia che non ci saranno azioni contro gli estesi interessi imprenditoriali della sua famiglia, oltre al versamento, fino alla morte, di uno stipendio di 150mila dollari (alla sua morte, la metà della cifra sarà corrisposta alla moglie).
Cinque milioni in contanti saranno versati a Mugabe immediatamente, e il resto nei prossimi mesi. La coppia potrà rimanere nella lussuosa villa di Blue Roof, ad Harare, e lo stato si farà carico delle loro spese mediche, domestiche, per la sicurezza, oltre che dei viaggi all’estero. L’accordo è stato definito dall’entourage di Emmerson Mnangagwa, il nuovo presidente, e quello di Mugabe.
Nell’accordo non è previsto nulla, ovviamente, per i sedici milioni di abitanti dello Zimbabwe che hanno festeggiato per l’uscita di scena di Mugabe e la moglie e dato, involontariamente, il loro appoggio alla cricca di militari che ora potrà continuare ad arricchirsi senza ulteriori intoppi. Raffaele MASTO – Buongiorno Africa – 26.11.17