DIO NON ESCLUDE NESSUNO (Papa Francesco – Angelus 24.09.17)

index1Nell’ odierna pagina evangelica (cfr Mt 20,1-16) troviamo la parabola dei lavoratori chiamati a giornata, che Gesù racconta per comunicare due aspetti del Regno di Dio: il primo, che Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno; il secondo, che alla fine vuole dare a tutti la stessa ricompensa, cioè la salvezza, la vita eterna.    

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Il padrone di una vigna, che rappresenta Dio, esce all’alba e ingaggia un gruppo di lavoratori, concordando con loro il salario di un denaro per la giornata: era un salario giusto. Poi esce anche nelle ore successive – cinque volte, in quel giorno, esce – fino al tardo pomeriggio, per assumere altri operai che vede disoccupati. Al termine della giornata, il padrone ordina che sia dato un denaro a tutti, anche a quelli che avevano lavorato poche ore. Naturalmente, gli operai assunti per primi si lamentano, perché si vedono pagati allo stesso modo di quelli che hanno lavorato di meno. Il padrone, però, ricorda loro che hanno ricevuto quello che era stato pattuito; se poi Lui vuole essere generoso con gli altri, loro non devono essere invidiosi.                                                 L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

L’UOMO È SEMPRE PIÙ GRANDE DEL MALE CHE COMMETTE (Papa Francesco – Angelus 17.09.17)

indexIl brano evangelico di questa domenica (cfr Mt 18,21-35) ci offre un insegnamento sul perdono, che non nega il torto subito ma riconosce che l’essere umano, creato ad immagine di Dio, è sempre più grande del male che commette.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

San Pietro domanda a Gesù: «Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?» (v. 21). A Pietro sembra già il massimo perdonare sette volte a una stessa persona; e forse a noi sembra già molto farlo due volte. Ma Gesù risponde: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (v. 22), vale a dire sempre: tu devi perdonare sempre. E lo conferma raccontando la parabola del re misericordioso e del servo spietato, nella quale mostra l’incoerenza di colui che prima è stato perdonato e poi si rifiuta di perdonare.                                                                                                                                                                     L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

LE MAROCCHINE IN PIAZZA PER DIRE “NO” ALLA POLIGAMIA (Redazione Africa)

35-1«Basta con la poligamia». Nei giorni scorsi le marocchine sono scese in strada per gridarlo forte. Per farlo sentire a tutti. Soprattutto ai membri del Parlamento. Le donne non ne possono più di questo istituto che le umilia. Ne chiedono l’abolizione completa.

In Marocco, il codice della famiglia approvato nel 2004 ha limitato fortemente il ricorso alla poligamia. Le norme prevedono che un uomo possa sposare più donne ma solo se c’è l’autorizzazione di un giudice che ha preso atto che la prima moglie ha acconsentito al nuovo matrimonio e che l’uomo ha un reddito sufficiente per mantenere entrambe le famiglie. Ma alle donne marocchine questo non basta più. Esse ritengono che la poligamia leda i loro diritti. Per questo ne chiedono l’abolizione anche se è lo stesso Corano all’uomo la possibilità di sposare fino a quattro donne.
In tutto il Nord Africa, i movimenti femministi contestano con forza questa antichissima pratica. In Algeria, Egitto e Marocco la contestazione è sempre più forte e in molte donne chiedono che i loro Paesi seguano l’esempio della Tunisia che non solo la abolì nel 1956 e ma la punisce con pene severe.
Tornando al Marocco, le donne sono scese in strada anche per chiedere una maggiore parità con gli uomini. Nel 2011 il re del Marocco ha approvato una nuova Costituzione, che all’articolo 19 sancisce la piena uguaglianza tra i sessi e la parità dei diritti politici, sociali ed economici. Belle parole, ma rimaste sulla carta.
«Le donne marocchine vengono costantemente discriminate ed emarginate. Nonostante la Costituzione sancisca la parità tra uomini e donne, le donne sono escluse da diversi settori», ha dichiarato Yasmin Wardi, sociologa marocchina, al quotidiano «al Arabiya».
In ambito lavorativo, le donne hanno stipendi più bassi rispetto agli uomini. Anche le donne istruite non ottengono mai posizioni di rilievo. In tema di successioni, alle donne in Marocco attualmente spettano per legge quote minori rispetto agli uomini.
Secondo le femministe è quindi ora di rendere effettive ed efficaci le parole pronunciate dal re Mohammed VI in occasione dell’approvazione del nuovo codice di famiglia: «Come si può sperare di assicurare progresso e prosperità a una società quando le sue donne, che ne costituiscono la metà, vedono negati i loro diritti e subiscono ingiustizie, violenza e marginalizzazione, a scapito del diritto alla dignità e all’equità che conferisce loro la nostra sacra religione?».                    AFRICA – 11.10.17

IL CENTRO MISSIONARIO INFORMA…(Redazione)

  ❶  Veglia Missionaria in Cattedrale
35-2Si svolgerà anche quest’anno alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale, la consueta Veglia di preghiera guidata dal Vescovo mons. Daniele. L’appuntamento è per le ore 21 di sabato 21 ottobre. Come gli altri anni i Gruppi Missionari saranno coinvolti in un momento di testimonianza, preghiera e impegno concreto. Del resto il tema richiama da vicino il nostro quotidiano lavoro missionario: LA MESSE E’ MOLTA… Poche parole che tuttavia hanno sempre suscitato in noi sentimenti contrastanti: delusione per un presente povero, sfiducia per un futuro oscuro, nostalgia per un passato glorioso.
La missione della Chiesa, ci dice il Papa nell’ultimo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, non è la diffusione di un’ideologia religiosa e nemmeno la proposta di un’etica sublime. Mediante la proclamazione del Vangelo, Gesù diventa sempre nostro contemporaneo e, attraverso la Chiesa, continua la sua missione di Buon Samaritano, curando le ferite sanguinanti dell’umanità, e di Buon Pastore, cercando senza sosta chi si è smarrito per sentieri contorti e senza meta. E grazie a Dio non mancano esperienze significative che testimoniano la forza trasformatrice del Vangelo.
È l’esperienza di tutti i nostri 53 missionari che da decenni, in ogni angolo del mondo, dedicano la loro vita a promuovere la riconciliazione, la fraternità e la condivisione.
È l’esperienza dei nostri fidei donum, testimoni di una fede e di un amore che non  conoscono confini.
È l’esperienza di tutti noi sacerdoti, religiose, religiosi, laici. Siamo il Popolo di Dio in cammino, siamo il solco, la messe, il raccolto; siamo l’ampio gesto del seminatore che continua a lanciare lontano ogni tipo di seme, siamo il terreno che accoglie e custodisce.
È l’esperienza di tanti Giovani, protagonisti il prossimo anno di un Sinodo straordinario, nei quali vi è una domandi su Dio e una ricerca di apertura a Lui che si manifesta in forme inedite e difficili da interpretare: nella profondità della loro coscienza vi è una tensione e un’inquietudine che rimane viva e che dobbiamo coltivare.                                                           Nell’ ALLEGATO  il testo della Veglia.

L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA…(Redazione)

  ❶ Pellegrinaggio Migrantes lombardi a Lodi
35-3Sarà celebrata il 22 ottobre la grande Festa dei Migranti della Lombardia.
Tutti i migranti della nostra regione infatti si daranno appuntamento a Lodi per ricordare la figura di una donna che ha dedicato la vita a coloro che emigravano al punto da divenire la loro patrona. Si tratta di Santa Francesca CABRINI, venerata nella sua terra natale, in quanto originaria di S. Angelo Lodigiano. Non solo un’occasione di preghiera, ma anche di riflessione sul fenomeno migratorio. Se infatti sono cambiate profondamente le rotte dei migranti, identici sono rimasti i problemi di fondo. Per chi parte la miseria e quindi la   ricerca di un futuro migliore è la prima molla, mentre il momento dell’arrivo è sempre segnato dalla solitudine, dal rifiuto e dalla difficoltà in genere ad essere accolti. L’esperienza e l’impegno di vita della Santa lodigiana possono e devono essere di modello e di stimolo per la nostra azione.
Si è fatto interprete di questi sentimenti il Cardinale emerito di Milano Angelo Scola, quando nel gennaio di quest’anno, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifigiato, ha celebrato una messa nella Basilica di Santa Francesca Cabrini a Sant’Angelo Lodigiano
“Dal 1876 al 1915 emigrarono 14 milioni di italiani, poco meno della metà della nostra popolazione che, nel 1901, non superava i 33 milioni. Nei suoi 37 anni di dedizione instancabile, madre Cabrini fondò 67 istituti, al di là e al di qua dell’Atlantico, percorrendo 43 mila miglia per mare e 16 mila per terra”. {…}
“Dare la propria vita per l’opera di un Altro è il cuore della vocazione di Santa Francesca Saverio Cabrini come di ogni cristiano, nella forma che il Padre ha stabilito per ciascuno. Qui sta la sorgente inesauribile dell’impressionante, audace iniziativa della Santa. Ella affermava: “Che cosa non fanno i business-men nel mondo degli affari! E perché noi non facciamo almeno altrettanto per gli interessi del nostro amato Gesù? I nostri emigrati, alla sua morte, dissero che l’italiano Colombo aveva scoperto l’America, ma solo lei, Francesca, aveva scoperto gli italiani in America. Con questo stile di amorosa iniziativa riceviamo con politiche equilibrate le tante persone provate da guerra e da fame, che giungono oggi sulle nostre terre”.
Un pullman, gratuito per i pellegrini, è già stato prenotato. Ne vogliamo prenotare un secondo?                                                 L’articolo continua con l’ ALLEGATO: la biografia della Santa

FUNERALI DI STATO IN PAKISTAN PER SUOR RUTH PFAU (Lucandrea Massaro)

35-4Nel paese da quasi 60 anni, la religiosa cattolica, di origine tedesca, era amatissima per il suo impegno per i malati di lebbra.

Molti di voi non la conosceranno, ma in Pakistan era una personalità amata e rispettata per il suo impegno umanitario a favore dei malati di lebbra. Parliamo di suor Ruth Pfau, nota anche come la “Madre Teresa del Pakistan”, medico di origini tedesche era nel paese dagli anni ’50 ed è rimasta lì per 57 anni curando e promuovendo importantissimi programmi di prevenzione di diverse malattie che funestano l’Asia. Nel 1963 fondò il Programma nazionale di controllo della lebbra in Pakistan e il Centro Maria Adelaide della lebbra e cinque anni dopo, grazie alla sua attività, il governo avviò un programma contro la malattia in tutto il Paese, che poi fu esteso alla tubercolosi e alla cecità. Si è spenta una settimana fa all’età di 87 anni ed è pianta da una nazione intera, musulmani e cristiani uniti nel cordoglio e nella riconoscenza verso questa donna per cui sono stati predisposti i funerali di Stato.

I musulmani esprimono il loro cordoglio. Kakkazai Aamir, scrittore e ricercatore: “Dobbiamo pregare per guadagnarci un posticino accanto a lei”. Hamza Arshad, educatore musulmano: “Ruth Pfau era un angelo di misericordia per il Pakistan”. Inam Rana, avvocato e direttore del quotidiano online Mukaalma: “Era e rimarrà un simbolo dell’amore, dell’umanità e del sacrificio”. La Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pakistana: “I suoi servizi per l’umanità erano una pura manifestazione dell’amore divino di Dio”.

Il premier Shahid Khaqan Abbasi, ha lodato il suo coraggio e lo spirito di servizio con cui suor Ruth cercò di migliorare le vite di quanti erano colpiti dalla malattia. E ancora:«La nazione riconosce i suoi sforzi sempre disinteressati». Il Pakistan «la ricorderà per sempre». «È grazie alla sua lotta infaticabile che il Paese ha sconfitto la lebbra», ha scritto il consolato tedesco di Karachi su Facebook. L’ambasciatore tedesco in Pakistan, Martin Kobler, ha espresso le sue condoglianze ai rappresentanti del lebbrosario Maria Adelaide ricordando che «con suor Pfau perdiamo un simbolo importante dell’amicizia tra la Germania e il Pakistan».                                                                        Lucandrea MASSARO – Aleteia – 19.08.17

LIBANO, 120 DONNE IN BICICLETTA CONTRO LA GUERRA IN MEDIORIENTE (Cecilia Gentile)

35-5Detta Regan è l’ideatrice di “Follow the women, women for peace”, l’iniziativa che dal 2004 ha portato centinaia di donne a sfidare i pregiudizi e a correre per la pace in sella a una bici. Le partecipanti a questa edizione hanno percorso 50 chilometri, da Tripoli a Biblos.

Balli, canti e battiti di mani. Le donne di tutto il mondo venute in Libano per pedalare insieme per la pace si scatenano insieme ai danzatori tradizionali di Tripoli. Poi c’è un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime del terrorismo islamico. Ci sono ragazze della Francia, della Spagna, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna. Il terrore e la morte sono arrivati nei loro Paesi. “Grazie per esser qui”, dice a tutte Detta Regan, la signora inglese che nel 2004 si è inventata “Follow the women, women for peace”, “Segui le donne, donne per la pace”. “La mia pazza idea era di portare le donne di tutto il mondo a pedalare in Libano, Siria, Giordania, Territori occupati della Palestina perché potessero vedere con i loro occhi, vivere e raccontare una volta tornate, perché solo così si vincono i pregiudizi, solo così può nascere il dialogo”.                                                                                                    L’articolo continua nell’ ALLEGATO

SOLO L’AMORE DÀ SENSO E FELICITÀ ALLA VITA (Papa Francesco – Angelus 03.09.17)

EPIFANIAL’odierno brano evangelico (cfr Mt 16,21-27) è la prosecuzione di quello di domenica scorsa, nel quale risaltava la professione di fede di Pietro, “roccia” su cui Gesù vuole costruire la sua Chiesa.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

Oggi, in stridente contrasto, Matteo ci mostra la reazione dello stesso Pietro quando Gesù rivela ai discepoli che a Gerusalemme dovrà patire, essere ucciso, risorgere (cfr v. 21). Pietro prende in disparte il Maestro e lo rimprovera perché questo – gli dice – non può accadere a Lui, al Cristo. Ma Gesù, a sua volta, rimprovera Pietro con parole dure: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (v. 23). Un momento prima, l’apostolo era benedetto dal Padre, perché aveva ricevuto da Lui quella rivelazione, era una «pietra» solida perché Gesù potesse costruirvi sopra la sua comunità; e subito dopo diventa un ostacolo, una pietra ma non per costruire, una pietra d’inciampo sulla strada del Messia.                          L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

LA VITA CRISTIANA COME DISCEPOLATO (Papa Francesco – Omelia a Medellin: 09.09.17)

34-5La Chiesa “scossa” dallo Spirito deve uscire dalle sue rigidità. In questa omelia Francesco parla a tutto campo del rinnovamento della Chiesa, contro la rigidità e “l’attaccamento” dei dottori della legge.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

 Nella Messa di giovedì a Bogotá abbiamo ascoltato la chiamata di Gesù ai suoi primi discepoli; questa parte del Vangelo di Luca che comincia con quel racconto, culmina nella chiamata dei Dodici. Che cosa ricordano gli Evangelisti tra i due avvenimenti? Che questo cammino di sequela ha richiesto nei primi seguaci di Gesù molto sforzo di purificazione. Alcuni precetti, divieti e comandi li facevano sentire sicuri; compiere determinati riti e pratiche li dispensava da una inquietudine, l’inquietudine di chiedersi: Che cosa piace al nostro Dio? Gesù, il Signore, indica loro che obbedire è camminare dietro a Lui, e che quel camminare li poneva davanti a lebbrosi, paralitici, peccatori.                                                                                                                                              L’omelia continua nell’ ALLEGATO

 

ANCHE I GIOSTRAI SONO UOMINI E HANNO I LORO DIRITTI

34-4Lettera aperta del nostro vescovo, mons. Daniele, alle autorità civili della Diocesi sulla drammatica situazione di due famiglie di “giostrai”,    sfrattate senza appello, nonostante la difficile situazione in cui si trovano.

“So bene che la vita del lavoro itinerante non è una vita facile. Conosco il disagio che incontrate con le vostre famiglie, nel vostro continuo andare di luogo in luogo. Si tratta delle difficoltà a recuperare le piazze di sosta delle attrazioni; a trovare gli spazi adatti per le vostre carovane, dovendo rimanere a volte in luoghi fuori dalla città; a fermarvi in comunità che non sempre apprezzano il valore sociale di questo tipo di spettacolo. Non scoraggiatevi, ma continuate il vostro cammino, perché le nostre città e i nostri paesi non perdano il gusto di questa peculiare bellezza attraverso la vostra presenza, la vostra arte, la vostra gioia”.
È con queste parole che il Santo Padre apre l’udienza concessa agli esercenti dello spettacolo viaggiante il 15 settembre scorso, ed è proprio da queste parole che vorrei condividere alcune riflessioni su una vicenda che si è consumata nelle settimane scorse –  devo dire (purtroppo, in questo caso), senza una particolare risonanza nei mezzi di comunicazione: ovvero, nel più assordante silenzio.                                                       La lettera continua nell’ ALLEGATO