L’AMERICA DI TRUMP E I GERMI DEL NOSTRO FONDAMENTALISMO

È vero che il fondamentalismo è solo di matrice islamica? La puntuale riflessione di Christian ALBINI, tratta dal suo blog Sperare per tutti, ci mostra che no è così e che anche noi, come si dice, abbiamo i nostri scheletri nell’armadio.

Christian Albini
Christian Albini

 

Sappiamo tutti di Nizza, molto meno degli attentati che insanguinano altre parti del mondo. Ma siamo sicuri che il germe del fondamentalismo non sia presente anche nella nostra cultura occidentale e nel nostro modo d’intendere la religione cristiana? Dall’account twitter del gesuita James Martin, ho appreso della preghiera pronunciata alla convention repubblicana in cui Donald Trump è stato nominato candidato alla presidenza.

La Riflessione completa nell’ALLEGATO

VANNO E VENGONO

È tempo di ferie anche per i missionari e diversi sono già a casa, mentre altri stanno per arrivare.

Sono già a casa:

Don Apollinaire KOUAKOU, dalla Costa d’Avorio (Sergnano)
Madre Felicita RIBOLI, dall’Argentina (Campagnola)
Padre Francesco VALDAMERI, dallo Zambia (Pieranica)
Padre Gianni ZANCHI, dal Bangladesh (Montodine)
Padre Gigi MACCALLI, dal Niger (Madignano)
Padre Walter MACCALLI, dall’Angola (Madignano)

Benvenuti!  Per qualunque contatto basta telefonare all’Ufficio Missionario  (martedì – giovedì ore 15 – 18 sabato ore 9 – 12 tel. 0373/87989
al mattino: tel. 0373/256274 – 331.1016709 )

DON FEDERICO A CREMA

Come previsto don Federico BRAGONZI e mons. Arturo FAJARDO, vescovo di S. José de Mayo, sono felicemente atterrati ed ora alloggiano in Crema presso la Casa delle Angeline. Fortunatamente la salute è buona e il morale alto, perché li aspetta una bella serie di impegni. L’obiettivo della visita del vescovo uruguayano è di rafforzare la collaborazione o, come si dice in lingua spagnola, “el hermanamiento”, la fratellanza tra le due diocesi. Inoltre segna un primo passo nella direzione, da molto tempo auspicata, di un vero scambio tra Chiese, così da superare quell’andamento a senso unico, dall’Europa verso l’esterno, che da sempre ha caratterizzato la “missione alle genti”.

Buone notizie anche da parte di don Francesco RUINI, che si sta inserendo molto bene nella realtà uruguayana e in particolare nella nuova (quasi) parrocchia di Nuestra Señora de Lourdes y San Eugenio, situata nella periferia del cosiddetto Delta el Tigre. La visita agli anziani e ai malati, l’intrattenersi con i bambini, il parlare con tutti e il muoversi solo in bicicletta sono i suoi tratti caratteristici e inconfondibili. È il don Francesco che conosciamo e amiamo tutti.

La bella foto che ci hanno spedito dall’Uruguay è più eloquente di tante parole!    Ma chi vuol saperne di più… può ascoltare il racconto di don Federico e mons. Arturo!

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TRAGEDIA PUGLIA: ANCHE 700 PROFUGHI HANNO DONATO IL SANGUE

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La solidarietà non conosce divisioni etniche, razziali, religiose. Anche i ragazzi ospiti del Centro accoglienza richiedenti asilo di Bari Palese, gestito dalla cooperativa sociale “Auxilium”, hanno fatto la spola a gruppi di quindici, accompagnati dagli operatori, con il Policlinico di Bari per donare il sangue. In poche ore erano già più di 700 a dare la propria disponibilità per aiutare i feriti del tragico incidente ferroviario. “I pugliesi ci hanno aiutato, ora noi vogliamo aiutare loro” hanno risposto con semplicità a chi ha chiesto loro cosa facessero lì.

Migrantes on line – 17.07.16

10/07/2016. ANGELUS DI PAPA FRANCESCO

Oggi la liturgia ci propone la parabola detta del “buon samaritano”, tratta dal Vangelo di Luca (10,25-37). Essa, nel suo racconto semplice e stimolante, indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpellano.

                                                             Cari fratelli e sorelle,

papa 10 luglioGli altri ci interpellano. E quando gli altri non ci interpellano, qualcosa lì non funziona; qualcosa in quel cuore non è cristiano. Gesù usa questa parabola nel dialogo con un dottore della legge, a proposito del duplice comandamento che permette di entrare nella vita eterna: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come sé stessi (vv. 25-28). “Sì – replica quel dottore della legge – ma, dimmi, chi è il mio prossimo?” (v. 29). Anche noi possiamo porci questa domanda: chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?… Chi è il mio prossimo?

E Gesù risponde con questa parabola. Un uomo, lungo la strada da Gerusalemme a Gerico, è stato assalito dai briganti, malmenato e abbandonato. Per quella strada passano prima un sacerdote e poi un levita, i quali, pur vedendo l’uomo ferito, non si fermano e tirano dritto (vv. 31-32). Passa poi un samaritano, cioè un abitante della Samaria, e come tale disprezzato dai giudei perché non osservante della vera religione; e invece lui, proprio lui, quando vide quel povero sventurato, «ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite […], lo portò in un albergo e si prese cura di lui» (vv. 33-34); e il giorno dopo lo affidò alle cure dell’albergatore, pagò per lui e disse che avrebbe pagato anche tutto il resto (cfr v. 35).

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“PERDONATECI”

P. Franco Cagnasso
P. Franco Cagnasso

Padre Franco CAGNASSO è un missionario del PIME attualmente operante in Bangladesh. Dal suo blog abbiamo raccolto questa riflessione, profonda e delicata, che ci da l’idea del dramma che stanno vivendo anche gli abitanti del Bangladesh.

C’è tanta polizia, e ci sono capannelli di persone dall’aria mesta nel tratto di strada che conduce al luogo,ormai tristemente famoso, dove il terrorismo di radice islamica ha mas- sacrato nel nome di Allah 22 persone, fra cui 9 italiani e 7 giapponesi. Il locale è devastato, danneggiata è anche la clinica che lo fronteggia nello stesso giardino. Qualcuno ha portato fiori, e fra essi campeggia una corona anonima, con due parole sul nastro: Forgive us” – Perdonateci. Credo che esprima il sentimento dominante, o comunque mol- to intenso, che pervade tanti bengalesi dopo la strage. Stupore, incredulità, paura, preoc- cupazione per sé e per il Paese, e anche la sensazione che quei giovani di buona famiglia, ubriachi di potere e di una fede impazzita, uccidendo stranieri che abitavano e lavoravano qui, discriminando fra musulmani e non, abbiano anche violentato il Bangladesh e l’imma- gine che ha di sé. La percezione della realtà ora è diversa, e piena di disagio: siamo capaci di questo? Si vorrebbe pensare che non è vero, si vorrebbe trovare una causa precisa, ma non la si trova. Ci si vergogna di se stessi, mentre non si sa rispondere alla domanda che è in tutti: e poi?

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MA SENZA UNA LINEA COMUNE SI PERDE LA GUERRA AL TERRORISMO

F.SCAGLIONE
F.SCAGLIONE

Un filo rosso lega le stragi di Dacca e Baghdad, finché la comunità internazionale non trova la compattezza e la volontà di intervenire contro chi si fa sponsor del terrorismo il contrasto non funzionerà. È quanto sostiene Fulvio SCAGLIONE, giornalista di Famiglia Cristiana e di Avvenire.
“L’aspetto più evidente è questo: quanto più perde terreno negli scontri campali, tanto più l’Isis sfrutta l’arma crudele degli attentati per segnalare di essere ancora forte e vitale. Un messaggio interno, per i militanti che hanno bisogno di essere galvanizzati, e anche esterno, per intimorire i nemici colpendoli, per così dire, alle spalle. Ma questa è la tattica del terrorismo”.

         Nell’  ALLEGATO  l’intervento completo

RAGAZZI IN VIAGGIO…continua

Chios
Chios

È stata Alice CAMPARI, la giovane ostetrica partita il 6 luglio alla volta dell’isola greca di Chios (Kios), la prima ad inviarci notizie sue e dei profughi che sta assistendo. Sono brevi ritratti, semplici abbozzi, che tuttavia ci danno l’idea della varia e ricca umanità nella quale si è imbattuta. Ancora una volta ci rendiamo conto che il problema non sono i profughi, ma  gli occhi con cui li guardiamo e il cuore con cui gli accogliamo.

UN DOMANI DA CONDIVIDERE

“Viaggiare significa mettersi in strada, in cammino; significa lasciare casa per raggiungere un luogo che chiamerai casa. Solo così, ovunque si poggeranno i tuoi piedi, non ti sentirai fuori posto.”
Domani si parte, destinazione: Chios.
Grecia, confine estremo tra la nostra europa e il mondo la fuori.
Confine, area di incontro, punto di contatto.
Mani tese capaci di accogliere.
Occhi vivi capaci di incontrare.
Gente diversa, gente uguale.

Mondi diversi, mondi uguali.
Religioni, colori, suoni, profumi.
Accogliere, il nuovo significato della parola difesa.

Difendere, nell’accoglienza, nella pace, nella condivisione.
Condividere, o forse meglio CondiVivere.
Lasciarsi vivere, vivere con gli altri.
Vivere.
Insieme.
Domani si parte, e chissà quanto più ricchi si potrà tornare.

(05.07.16)                                                                   Nell’ ALLEGATO  le altre riflessioni

03/07/2016. ANGELUS DI PAPA FRANCESCO

L’odierna pagina evangelica, tratta dal capitolo decimo del Vangelo di Luca (vv. 1-12.17-20), ci fa capire quanto è necessario invocare Dio, «il signore della messe, perché mandi operai per la sua messe» (v. 2).

                                                      Cari fratelli e sorelle,

papa francesco 3 LUGLIOGli “operai” di cui parla Gesù sono i missionari del Regno di Dio, che Egli stesso chiamava e inviava «a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi (v. 1). Loro compito è annunciare un messaggio di salvezza rivolto a tutti. I missionari annunziano sempre un messaggio di salvezza a tutti; non solo i missionari che vanno lontano, anche noi, missionari cristiani che diciamo una buona parola di salvezza. E questo è il dono che ci dà Gesù con lo Spirito Santo. Questo annuncio è dire: «E’ vicino a voi il Regno di Dio» (v. 9), perché Gesù ha “avvicinato” Dio a noi; Dio si è fatto uno di noi; in Gesù, Dio regna in mezzo a noi, il suo amore misericordioso vince il peccato e la miseria umana.

E questa è la Buona Notizia che gli “operai” devono portare a tutti: un messaggio di speranza e di consolazione, di pace e di carità. Gesù, quando manda i discepoli davanti a sé nei villaggi, raccomanda loro: «Prima dite: “Pace a questa casa!”. […] Guarite i malati che vi si trovano» (vv. 5.9). Tutto questo significa che il Regno di Dio si costruisce giorno per giorno e offre già su questa terra i suoi frutti di conversione, di purificazione, di amore e di consolazione tra gli uomini. È una cosa bella! Costruire giorno per giorno questo Regno di Dio che si va facendo. Non distruggere, costruire!

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LA STRAGE DI DHAKA E LA LEZIONE DI REGENSBURG CAPITA SOLO A METÀ

vittime italiane a Dhaka
vittime italiane a Dhaka

Gli autori del massacro, “giovani fuori controllo”, dopo anni di agi e benessere si sono convertiti all’islam radicale.
L’islam moderato deve condannare l’islam fondamentalista.
I Musulmani puntano il dito contro gli imam senza cultura che seminano odio e disprezzo. Ricomprendere il discorso di Benedetto XVI per un esame di coscienza dell’occidente, che ha emarginato la religione come “irrazionale”.
Islam fondamentalista e occidente senza Dio si richiamano a vicenda.
Questi i punti trattati da P. Bernardo Cervellera in un ampio articolo del 5 luglio per l’Agenzia di stampa Asia news.
      L’articolo completo nell’ALLEGATO