IL BEATO ALFREDO CREMONESI TESTIMONE DEL SUO E DEL NOSTRO TEMPO (La Redazione)

Il 7 febbraio è stato ricordato il 70esimo anniversario del martirio del padre, ora Beato, Alfredo Cremonesi. La Messa in sua memoria, celebrata dal Vescovo insieme a tanti preti della Diocesi di Crema e ad alcuni missionari del PIME, è stata preceduta da una Veglia di preghiera, durante la quale sono state ricordate le difficili condizioni in cui vive il popolo del Myanmar, oppresso da due anni da una feroce dittatura militare. Per l’occasione l’intero seminario PIME di Monza ha voluto essere presente al doppio appuntamento. Di questo ringraziamo il rettore padre Luigi Bonalumi, anch’egli presente.

Di seguito riportiamo due testimonianze che hanno arricchito i due momenti di preghiera:

  • la riflessione di GRAZIANO, giovane seminarista del Myanmar che, da un anno a questa parte, studia con altri quattro giovani birmani a Monza;
  • l’omelia di padre Franco CAGNASSO, già superiore del PIME e attualmente missionario in Bangladeh.

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IL MYANMAR NELLA PAURA E NELLA VIOLENZA

Celebrazione 70esimo anniversario del martirio di p. Cremonesi
Celebrazione 70esimo anniversario del martirio di p. Cremonesi

Ecco la testimonianza di Graziano, uno dei cinque seminaristi  birmani ospitati dal  PIME

Buonasera a tutti!
Mi chiamo Zao, Graziano, e vengo dal Myanmar, diocesi di Taungngu, quella in cui P. Cremonesi ha fatto il missionario tanti anni fa, e dove ha incontrato il martirio.
Qui, in Italia, nel seminario del PIME a Monza, noi seminaristi birmani, siamo in cinque.
Questa sera vorrei condividere una testimonianza sulla situazione attuale in Myanmar. Fino al 1989 si chiamava Birmania, ma oggi il nome ufficiale del Paese è Myanmar. Birmania è il nome che gli inglesi diedero al Paese quando governavano il territorio, che deriva dal più grande gruppo etnico del Paese, i Bamar. In alcuni Paesi il nome Myanmar è stato istituzionalizzato, ma in altri Paesi il nome Birmania è ancora ampiamente usato, perché è stata la giunta militare a decidere di cambiare il nome in Myanmar.         Continua nell’ ALLEGATO

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“IL VANGELO È LA COSA PIÙ BELLA CHE AVEVO”

P. Cagnasso
P. Cagnasso

Bella e profonda riflessione di padre Cagnasso, missionario in Bangladesh, che ci ha mostrato,  in occasione della Messa in memoria del beato Alfredo Cremonesi, come, nonostante il linguaggio ormai datato, il suo messaggio rimanga sempre attuale.

“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace, del messaggero di buone notizie che annunzia la salvezza…” (Is. 52, 7). Con queste parole inizia la prima lettura che abbiamo ascoltato questa sera, tratta dal profeta Isaia. È un’immagine poetica simpatica, ma a dire il vero i piedi del nostro missionario certamente non erano belli. P. Alfredo non si lamentava mai delle difficoltà, però le raccontava nelle numerose lettere e negli articoli che scriveva ai suoi famigliari, agli amici, a pubblicazioni missionarie. Descriveva, tra l’altro, la sua vita di viaggiatore ed esploratore su e giù per montagne ripide, coperte da foreste, senza strade e spesso nemmeno sentieri… sempre a piedi, perché il cavallo costava troppo, e senza mai trovare un paio di scarpe adatte, costretto ad usare solo scarpe di pezza che non proteggevano da sassi e spine, e si laceravano subito lasciandolo a piedi nudi, quindi doloranti, pieni di escoriazioni e di ferite. Quando finalmente la famiglia riesce a mandargli un paio di scarpe da montagna di buona qualità, è soddisfatto e grato… ma gli durano meno di un anno.        Continua nell’ ALLEGATO

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FESTA D’ALTRI TEMPI AL VILLAGGIO DELLA SPERANZA (la Redazione)

Festa grande al VILLAGGIO DELLA SPERANZA in Tanzania! E non solo perché Antonio Riboli, Sergio Albergoni e Claudio Tommasoni sono tornati, come fanno ormai da quindici anni, a dare una mano in falegnameria, ma perché sono arrivati finalmente “altri ospiti”. Come infatti ha spiegato padre Vincenzo Boselli nell’incontro del novembre scorso, il Villaggio, oltre a ad ospitare 160 orfani sieropositivi, offre una serie di altri servizi sia medici che educativi alla gente che abita nei dintorni.        Continua nell’ ALLEGATO

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NOTIZIE FLASH DAL MONDO

a cura del Gruppo di Animazione missionaria di Scannabue

 BURUNDI: ASSISTENZA AL RITORNO VOLONTARIO DEI RIFUGIATI

Troppo spesso i conflitti durano per molti anni, ma è incoraggiante vedere i rifugiati burundesi scegliere di tornare dopo tanti anni di esilio.
Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i rifugiati, al vertice dell’UNHCR,  ha ribadito la necessità di lavorare tutti per garantire che il loro rimpatrio sia sostenibile.
Grandi ha visitato la zona di Rugombo dove ha incontrato alcuni burundesi ritornati di recente e constatato personalmente il sostegno che l’UNHCR e i suoi partner hanno fornito ai rimpatriati per ricostruire le loro vite.
Si è ritenuto inoltre soddisfatto anche degli sforzi compiuti dal governo del Burundi che sta anche generosamente ospitando 80.000 rifugiati congolesi.        Continua nell’ ALLEGATO

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LIBERATE LA PACE (La Redazione)

I NOMI DEGLI OSTAGGI PRIGIONIERI NEL SAHEL E PER I QUALI PADRE GIGI CI INVITA A PREGARE GIORNALMENTE

Ecco l’elenco aggiornato delle persone rapite nel Sahel e tuttora ostaggio nelle mani dei loro rapitori. Iulian Ghergut – rumeno – prigioniero da 7 anni e mezzo

  1. Arthur Kennet Elliott – medico australiano – prig diioniero da 6 anni e 10 mesi
  2. Jeffrey Woodke – Stati Uniti d’America – prigioniero da 6 anni
  3. Christopher Botma – Sudafricano – prigioniero da 4 anni
  4. Joel Yougbaré – sacerdote burkinabé – prigioniero da 3 anni e mezzo
  5. Olivier Dubois – giornalista francese – prigioniero da 1 anno e mezzo
  6. Giovanni
  7. Rocco e
  8. Donatella Langone, della Basilicata e rapiti in Mali il 19 maggio 2022 insieme a un amico del Togo.
  9. Hans Joachim LOHRE – tedesco – rapito in Mali il 20.11.2022        Continua nell’ ALLEGATO

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Untitled

0001a. Quaresima-2023

Ascesi quaresimale, itinerario sinodale

Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli.
Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa,
come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede.
Gesù lo si segue insieme.
Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor,
possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”,
perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro.

Ai tre discepoli è data la grazia di vedere Gesù nella sua gloria,
splendente di luce soprannaturale.
Anche il processo sinodale appare spesso arduo
e a volte ci potremmo scoraggiare.
Ma quello che ci attende al termine qualcosa di meraviglioso e sorprendente,
che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio
e la nostra missione al servizio del suo Regno.

L’esperienza dei discepoli sul Monte Tabor si arricchisce ulteriormente quando, accanto a Gesù trasfigurato, appaiono Mosè ed Elia,
che impersonano rispettivamente la Legge e i Profeti. La novità del Cristo è compimento dell’antica Alleanza e delle promesse.
Analogamente, il percorso sinodale è radicato nella tradizione della Chiesa e al tempo stesso aperto verso la novità.

Vorrei proporre due “sentieri” per salire insieme a Gesù e giungere alla meta.

La voce dalla nube dice: «Ascoltatelo».
Dunque la prima indicazione è molto chiara: ascoltare Gesù.
E come ci parla?
Anzitutto nella Parola di Dio, che la Chiesa ci offre nella Liturgia.
Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli,
soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto.
L’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa,
sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale.

«I discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”».
Ecco la seconda indicazione:
non rifugiarsi in una religiosità fatta di eventi straordinari,
di esperienze suggestive,
per paura di affrontare la realtà con le sue fatiche quotidiane, le sue durezze e le sue contraddizioni.

Il “ritiro” non è fine a sé stesso, ma ci prepara a vivere
con fede, speranza e amore
la passione e la croce, per giungere alla risurrezione.
Scendiamo nella pianura, e la grazia sperimentata ci sostenga
nell’essere artigiani di sinodalità nella vita ordinaria delle nostre comunità.

PAPA FRANCESCO – MESSAGGIO QUARESIMA 2023

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