CINA – MOZAMBICO
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Poteva essere il nuovo Eldorado del gas, si è trasformato nell’ennesimo incubo africano. Il Mozambico che negli ultimi anni ha visto la scoperta di giacimenti off shore enormi – tali da renderlo potenzialmente il terzo produttore di gas in Africa – non ha avuto finora alcun vantaggio da queste risorse.
La zona di Cabo Delgado, meta di multinazionali del settore dalla francese Total all’italiana Eni, dai cinesi di Cnpc agli americani di ExxonMobil, si è trasformata invece nello scenario di un conflitto «a bassa intensità» che da ottobre 2017 (1.676 giorni) ha causato 3mila morti e 800mila sfollati. Il malcontento delle comunità locali, costrette dal governo di Maputo ad abbandonare molte aree per far spazio ai progetti di estrazione, si è legato alle storiche rivendicazioni di una delle regioni più povere e dimenticate del Paese. Qui ha così trovato Continua nell’ ALLEGATO
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Molti Uighuri sono stati etichettati come estremisti semplicemente per aver praticato la loro religione. Le radici del conflitto sono antiche.
I primi sono spuntati come funghi nel 2014. Tre anni dopo il loro numero si era già moltiplicato. Tra aprile 2017 e agosto 2018 – come ha scoperto la Reuters che ha messo a confronto le immagini satellitari – trentanove di questi “oggetti alieni” erano triplicati in dimensioni: insieme coprivano un’area pari a 140 campi da calcio. Sono i cosiddetti “campi di rieducazione”. Perché quella che la Cina sta conducendo nella regione autonoma dello Xinjiang è una “guerra” anomala, silenziosa. Avvolta nel segreto. Una guerra condotta non contro un esercito ma ai danni di una popolazione e la sua irriducibile alterità, fatta di detenzioni illegali, lavoro forzati e controllo delle nascite. Nei campi – che Pechino presenta come centri di addestramento professionale – è stato detenuto un milione di persone. Continua nell’ ALLEGATO
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Siamo in piena campagna elettorale e non mancano le polemiche. L’ultima riguarda il titolo, decisamente infelice per non dire offensivo, scelto dal quotidiano “Libero”, diretto da Alessandro Sallusti, per presentare le candidature di Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro con l’Alleanza Verdi Sinistra. “La Sinistra imbarca la Cucchi e l’ivoriano”. Non si è fatta attendere la replica di Soumahoro, che così ha prontamente risposto su Facebook.
“Gentile Direttore di Libero, Dott. Alessandro Sallusti, mi chiamo Aboubakar Soumahoro (e non “l’ivoriano” come mi chiamate in questo articolo) e sono felicemente un italiano di origine ivoriana, laureato in sociologia, che lotta da 20 anni per i diritti civili e per i diritti sociali di tutte e tutti, senza distinzione. Continua nell’ ALLEGATO
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Addio, a domani di Sabrina Efionayi è un romanzo dal sapore fortemente autobiografico.
Pubblicato da Einaudi, racconta una storia che dovrebbe essere letta da molte persone.
Questa storia avrei voluto scriverla dicendo: io. Perché è la mia. A mano a mano che ci entravo, però, mi sono resa conto di non riuscirci-troppo difficile, troppo doloroso. Avevo bisogno di prendere le distanze, di guardarmi dall’esterno, come se quella che stavo raccontando non fosse la vita mia, ma di qualcun altro. Continua nell’ ALLEGATO
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a cura del Gruppo di Animazione Missionaria Parrocchiale
EMILCE CUDA, LA TEOLOGA ATTENTA AI TEMI SOCIALI
L’argentina Emilce Cuda è dallo scorso febbraio la responsabile della Pontificia Commissione per l’America Latina.
La sua nomina ha richiamato l’attenzione non solo per il fatto di essere una donna, ma anche per la sua formazione in teologia morale sociale, in particolare sul tema del lavoro e per la sua comprensione globale della Teologia del popolo, base del Pontificato di papa Francesco.
Nata nel 1965 a Buenos Aires, all’età di dieci anni si imbatte in un libro di Platone e da allora non abbandona più il pensiero riflessivo. Continua nell’ ALLEGATO
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LE TESTIMONIANZE DEI MISSIONARI SUL NOSTRO CANALE YOUTUBE
CONSIGLIAMO LA VISIONE: Festival della Missione 2022: tutto da scoprire!
Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=k69barhRUoo
SPOT Festival della Missione 2022 a Milano
Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=RthEJu2l68c&list=PLCM68MRFmFN0yfvM4fqtDxlByHB9TA95G
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Ripenso al dramma subito da tanti di voi,
dalle vostre famiglie, dalle vostre comunità;
a ciò che avete condiviso con me sulle sofferenze patite nelle scuole residenziali.
Quando i coloni europei vi arrivarono per la prima volta,
c’era la grande opportunità di sviluppare un fecondo incontro tra culture, tradizioni e spiritualità.
Ma in gran parte ciò non è avvenuto.
Sono qui perché il primo passo di questo pellegrinaggio penitenziale in mezzo a voi
è quello di rinnovarvi la richiesta di perdono
e di dirvi, di tutto cuore, che sono profondamente addolorato:
chiedo perdono per i modi in cui, purtroppo, molti cristiani hanno sostenuto
la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni.
Sono addolorato.
Molti di voi e dei vostri rappresentanti hanno affermato
che le scuse non sono un punto di arrivo.
Concordo perfettamente: costituiscono solo il primo passo, il punto di partenza.
Sono anch’io consapevole che, guardando al passato,
non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato
e che, guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa
per dar vita a una cultura capace di evitare
che tali situazioni non solo non si ripetano,
ma non trovino spazio
FRANCESCO – Incontro con le popolazioni indigene first nations, métis e inuit – Canada – 25 luglio 2022
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“Carissime, Carissimi,
mi stavo apprestando a scrivere qualche nota sul viaggio del Papa e del nostro Vescovo, casualmente partiti a poche ore di distanza l’uno dall’altro, con mete ed obiettivi molto diversi tra loro, ma uniti da un unico tratto quello dell’UMILTÀ, inconfondibile segno di una Chiesa attenta agli altri, quando sono arrivate, per mano del vescovo Daniele, le prime note di Diario dal Guatemala. Sono freschissime e vanno gustate come una primizia… Continua nell’ ALLEGATO
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