SE NON C’È FRATERNITÀ, LA MISSIONE EVANGELICA NON AVANZA (Angelus, 03-07-2022)

FOTONel Vangelo della Liturgia di questa domenica leggiamo che «il Signore designò altri settantadue [discepoli] e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1). I discepoli sono stati inviati a due a due, non singolarmente. Andare in missione a due a due, da un punto di vista pratico, sembrerebbe comportare più svantaggi che vantaggi. C’è il rischio che i due non vadano d’accordo, che abbiano un passo diverso, che uno si stanchi o si ammali lungo la via, costringendo anche l’altro a fermarsi. Quando invece si è da soli, sembra che il cammino diventi più spedito e senza intoppi. Gesù però non la pensa così: davanti a sé non invia dei solitari, ma discepoli che vanno a due a due. Ma facciamoci una domanda: qual è la ragione di questa scelta del Signore?          Continua nell’ ALLEGATO

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IL CREDENTE È UN VIANDANTE CHE GUARDA LA REALTÀ E HA COMPASSIONE DI CHI SOFFRE (Angelus, 10-07-2022)

2a. Angelus-10-julio-2022-Vatican-Media-293x293Il Vangelo della Liturgia odierna narra la parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37); tutti la conosciamo. Sullo sfondo c’è la strada che da Gerusalemme scende a Gerico, lungo la quale giace un uomo picchiato a sangue e derubato dai briganti. Un sacerdote di passaggio lo vede ma non si ferma, passa oltre; lo stesso fa un levita, cioè un addetto al culto nel tempio. «Invece un Samaritano, – dice il Vangelo – che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione» (v. 33). Non dimenticare queste parole: “ne ebbe compassione”; è quello che sente Dio ogni volta che vede noi in un problema, in un peccato, in una miseria: “ne ebbe compassione”. L’Evangelista tiene a precisare che il Samaritano era in viaggio. Dunque, quel Samaritano, pur avendo i suoi programmi ed essendo diretto a una meta lontana, non trova scuse e si lascia interpellare, si lascia interpellare da ciò che accade lungo la strada. Pensiamoci: il Signore non ci insegna a fare proprio così?          Continua nell’ ALLEGATO

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NATO, NON C’È SPAZIO PER I DIRITTI (R. Crocco)

2a. Il-KurdistanSull’altare della sicurezza militare e della crescita della potenza “difensiva” abbiamo sacrificato diritti e persone. Una riflessione dopo il vertice di Madrid.
Quanto siamo disposti a sacrificare di ciò in cui crediamo. Quanto possiamo lasciare per strada in termini di principi, valori, diritti condivisi? Soprattutto, qual è davvero la soglia di compromesso, quale l’obiettivo che vogliamo garantire?
Sono le domande che mi riempiono la testa nei giorni successivi al vertice Nato di Madrid. Ne siamo usciti toccando con mano come l’Alleanza, a dispetto degli spot pubblicitari delle ultime, convulse settimane, sia lontana e indifferente ad ogni forma di rispetto dei diritti umani. Ce lo racconta l’avvenimento più clamoroso dell’incontro: l’ingresso della Svezia e della Finlandia nel club. La Turchia era contraria.         Continua nell’ ALLEGATO

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IL NUOVO COLONIALISMO CHE SFRUTTA L’AFRICA È PIÙ COMPLESSO DI QUELLO ANTICO (A. Ferrari)

3aIl continente si è affollato, assoggettato a interessi di ogni tipo: politici, economici, commerciali, anche ideologici e addirittura religiosi. E accanto a Stati Uniti e Gran Bretagna, sono oggi sul campo le economie emergenti del continente asiatico. Più la Russia di Putin.
Un tempo con il colonialismo europeo classico era più semplice orientarsi. Le nazioni che componevano l’Africa erano mappate e separate secondo la storia dettata da Francia e Gran Bretagna, cioè semplicemente secondo l’appartenenza a una delle due potenze durante l’occupazione coloniale. Rimaneva anche qualche residuo dell’antica potenza coloniale portoghese, ma si trattava di uno scampolo – appunto: il lascito di una Storia anacronistica che non poteva che finire di lì a poco.          Continua nell’ ALLEGATO

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AUNG SAN SUU KYI, 77 ANNI DI VITA CHE SFIDANO VIOLENZA E SILENZIO (A. Soliani)

4a.Domenica, 19 giugno, Aung San Suu Kyi ha compiuto 77 anni. In un luogo sconosciuto del Myanmar, isolata dal mondo. Ma solo per tornare proprio in queste ore in un carcere di massima sicurezza della capitale Naypyidaw. Come se fosse nella Torre di Londra, nel Medioevo. Sotto il controllo pieno dei militari, che hanno sequestrato l’intero popolo birmano con il golpe del primo febbraio 2021. Sotto gli occhi del mondo. Nel silenzio del mondo.
Eppure libera, nell’integrità del suo spirito. Una donna, sola di fronte a un intero esercito che si è fatto regime, da decenni. Per vent’anni agli arresti domiciliari. Sempre in piedi, diritta. Con Aung San Suu Kyi è praticamente tutto il suo popolo, nel voto delle urne, a ogni elezione, e nella resistenza, a carissimo prezzo. Il mondo osserva e tace, mentre il Myanmar vive la sua storia di liberazione portandoci in dote una grande speranza.          Continua nell’ ALLEGATO

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IL LABORATORIO IDEATO DA AMAYA CHE AIUTA I GIOVANI A INTEGRARSI (P. Del Vecchio)

5a. AmayaVizmanLa giovane economista iberica ha ricevuto diversi premi per le sue innovazioni. Parteciperà a settembre a The Economy of Francesco: «Punto a promuovere una comunità che sogni alla grande»
Si definisce curiosa, eclettica e risolutiva. E ai suoi vent’anni Amaya Vizmanos, uno dei grandi talenti economici iberici, è mossa da un’energia potente e contagiosa, fonte di ispirazione per molti della sua generazione. La sua ambizione? «Essere agente di un cambio sistemico, tentare di trovare nuove soluzioni per l’inclusione e lo sviluppo integrale delle persone», assicura da Pamplona, dove è nata. La sua aspirazione è «promuovere una comunità che sogni alla grande, pensando nel meglio per le persone, e che ritrovi la curiosità e la voglia di lavorare per il futuro e per il bene comune». Per questo, Amaya sarà ad Assisi a settembre per partecipare, assieme ai giovani di 70 paesi, a The Economy of Francesco, rispondendo all’invito del Pontefice a fare emergere le idee e i sogni per un cambiamento radicale dell’economia.          Continua nell’ ALLEGATO

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OGGI LA SOMALIA RIPROVA A VOTARE, MA CHI COMANDA NON SI CANDIDA (P. M. Alfieri)

6.1a. mappa_-_somalia3Più che le intese poté il denaro. Il rischio di perdere un pacchetto di aiuti da 380 milioni di euro del Fondo monetario internazionale ha portato i politici somali – divisi in appartenenze di clan e sottoclan in lotta tra loro da almeno tre decenni – ad accordarsi in fretta e furia per la convocazione delle elezioni presidenziali, più volte rimandate tra accuse e controaccuse.
Oggi, quindi, la Somalia torna ad eleggere il suo capo di Stato, un’elezione indiretta perché verrà decisa dai soli parlamentari e che consentirà quindi al Paese di accedere ai fondi del Fmi, e ai suoi politici di continuare a gestirli e a distribuirli in varie forme.          Continua nell’ ALLEGATO

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TRA UN GOLPE E L’ALTRO DEL MALI VEGLIANO I «PRETORIANI» DELLO ZAR (M. Fraschini Koffi)

6.2a. MaliLa giunta militare maliana non intende lasciare il potere. Da quando è stato compiuto il primo golpe il 18 agosto del 2020, il Mali sta vivendo uno dei periodi più fragili della sua storia: 637 giorni di scontri armati, alleanze dissolte, e dure sanzioni economiche.
«Oggi i militari sono la nostra unica speranza – si leggeva sui cartelli branditi da centinaia di manifestanti radunati dalla giunta in piazza dell’indipendenza sabato nella capitale, Bamako –. Abbasso la Francia, abbasso la Minusma, abbasso l’Ecowas».          Continua nell’ ALLEGATO

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NOTIZIE FLASH DAL MONDO

a cura del Gruppo di Animazione Missionaria di Scannabue

L’AFGHANISTAN OLTRE LA GUERRA
Dici “Afghanistan” e immediatamente, quasi come un riflesso condizionato, ti scorrono davanti agli occhi immagini di guerre, attentati, donne velate, burqa, distruzioni, monumenti abbattuti … il luogo più desolato e sfortunato del mondo.
Da oltre 40 anni, purtroppo, è la triste realtà.
Ma è sempre stato così?
Reperti e testimonianze provenienti da un passato neppure troppo lontano hanno coinvolto studiosi ed esperti  riunitisi lo scorso 18 giugno presso il PIME di Milano, proprio con l’obiettivo di dare una risposta.          Continua nell’ ALLEGATO

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