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Il Festival della Missione, dopo l’edizione di Brescia,
arriva a Milano, e, dal 29 settembre al 2 ottobre,
desidera confermarsi come un Festival diverso da un festival qualunque.
Secondo il filo conduttore di una grande festa missionaria,
vuole testimoniare l’impegno dei 5.000 missionari italiani nel mondo
e confermarsi come espressione di quella “Chiesa in uscita”
che va nelle piazze,
per frequentare i mondi della gente
provando a parlarne i diversi linguaggi…
I missionari sono infatti ponti straordinari per collegarci con realtà
che spesso non vediamo
e per portare nella metropoli la voce del Sud del pianeta.
A partire dal prossimo numero
vi terremo aggiornati su tutto ciò che riguarda l’organizzazione:
ospiti, eventi, opportunità, incontri…
A tutte e tutti l’opportunità di diventare sempre più missionari.
BUONA PARTECIPAZIONE A TUTTE E TUTTI!

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,
Natalja Codevilla è una mamma e nonna russa che ha voluto condividere con i lettori di Avvenire la lettera che ha inviato al Presidente della Federazione Russa. Anche noi la condividiamo con i nostri lettori.

«Signor presidente Vladimir Putin,
sono una mamma e nonna russa di 84 anni. Sono nata a Mosca alla vigilia della Seconda guerra mondiale che ho vissuto tutta intera fino al 1945. Ho trascorso la mia infanzia in Siberia, in condizioni tremende, a volte con una temperatura di 40 gradi sotto zero e circondata da lupi feroci e affamati. Grazie alla mia eroica mamma sono sopravvissuta ai lupi e alla guerra, nella quale hanno perso la vita 40 milioni di persone. Mio padre, rimasto orfano durante la Prima guerra mondiale, è stato un eroe nazionale della Seconda e ha difeso Mosca con le pompe ad acqua, perché non c’erano più fucili.          Continua nell’ ALLEGATO

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GRAZIE ALLO SPIRITO LA FEDE È SEMPRE GIOVANE, MAI COSA DA MUSEO (Regina coeli, 05-06-2022)

1a. Regina coeliE oggi anche buona festa, perché oggi si celebra la solennità di Pentecoste. Si celebra l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli, avvenuta cinquanta giorni dopo la Pasqua. Gesù lo aveva promesso più volte. Nella Liturgia odierna il Vangelo riporta una di queste promesse, quando Gesù disse ai discepoli: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Ecco cosa fa lo Spirito: insegna e ricorda quanto Cristo ha detto. Riflettiamo su queste due azioni, insegnare e ricordare, perché è così che Egli fa entrare nei nostri cuori il Vangelo di Gesù.          Continua nell’ ALLEGATO

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CHE CHIESA È SE NON PARLA LA LINGUA DEGLI UOMINI? (P. Springhetti)

2a. Che Chiesa è se non parla..La festa della Pentecoste ci ricorda che la missione della Chiesa è annunciare l’Amore. E che lo Spirito ce ne rende capaci.
Il Sinodo «non è un parlamento, non è una indagine sulle opinioni, ma è un momento ecclesiale e il protagonista è lo Spirito Santo, se non c’è lo Spirito non ci sarà sinodo», ha detto papa Francesco il 9 ottobre 2021, in occasione dell’apertura del Sinodo sulla sinodalità. In realtà aveva già espresso questo concetto in altre occasioni e lo ripeterà poi.
La Chiesa ha bisogno dello Spirito per vivere la propria natura sinodale e ne ha bisogno anche per vivere la propria missione. E d’altra parte, le due dimensioni sono strettamente unite: più la chiesa è sinodale, e quindi dialogica al proprio interno, più è in cammino anche con il mondo, e quindi in dialogo con esso.          Continua nell’ ALLEGATO

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UCRAINA, QUALE VITTORIA (U. Tramballi)

3a. UcrainaSarà l’Ucraina aggredita a stabilire quale pace ci sarà, affermano senza esitazione tutti i leader occidentali: lo ha detto anche Mario Draghi a Washington. Ma per fermare la guerra bisognerà lasciar vincere “qualcosa” anche a Vladimir Putin, suggeriscono con toni più bassi quasi tutti gli stessi leader occidentali.
C’è un evidente contrasto fra il primo e il secondo punto di vista sul conflitto in Ucraina. La cosa più complicata è che le due opinioni siano in opposizione ma pensate dalle stesse diplomazie, i medesimi generali, gli opinionisti e le opinioni pubbliche, gli imprenditori e gli uomini di fede degli stessi paesi.        Continua nell’ ALLEGATO

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IN SICILIA PER INCONTRARE MIO FRATELLO SAIDU (P. G. Maccalli)

4a. P. GigiP. Gigi ci parla dei tre mesi passati a Modica, in una casa di missionari che sono a servizio dei migranti. Ci confida quello che ha significato per lui questa pausa che si è presa: non pretendere di risolvere i problemi, ma “esserci”. E ci racconta la sua amicizia con Saidu, migrante della Sierra Leone.

Ho passato da 3 mesi in Sicilia per ascoltare, vedere e toccare con mano una realtà che interpella tutti. La sfida della migrazione è uno dei segni dei tempi di una umanità in cammino, in cerca di futuro e di pace. La guerra in Ucraina ci smuove alla solidarietà per dare accoglienza a popolazioni in fuga dalla guerra.
Ma molte altre sono le guerre dimenticate dai mass-media che provocano l’esodo di persone e di giovani da conflitti armati e da carestie ricorrenti che tarpano le ali, alle nuove generazioni in particolare, per sperare un avvenire di vita.          Continua nell’ ALLEGATO

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LA LIBERTÀ PER UNA BAMBINA (Mario Calabresi)

5a. Foto-Lea-YpiLa più grossa lite a cui Lea ha assistito da bambina è avvenuta tra sua madre e la vicina di casa, fino a quel giorno una cara amica. L’oggetto del contendere: una lattina di Coca Cola. Vuota. Vero status symbol nell’Albania degli Anni Ottanta, tanto che chi riusciva ad accaparrarsene una la collocava al posto d’onore in salotto, di solito su un centrino ricamato sopra il televisore. La mamma di Lea era convinta che l’amica gliela avesse rubata e se ne gridarono di tutti i colori arrivando ad insultarsi per strada.
Del crollo del comunismo in Albania noi italiani abbiamo visto le conseguenze: navi cariche all’inverosimile che arrivavano nei porti pugliesi e uomini e donne magrissimi che cercavano lavoro e un futuro. Ma di come avessero vissuto prima, abbiamo sempre saputo poco e immaginato ancor meno.
Quando è caduto il comunismo nel suo Paese, Lea aveva undici anni, viveva a Durazzo, sulla costa, e i suoi ricordi di quel tempo sono la rivelazione di un mondo in cui i bambini spiavano i turisti in spiaggia, scoprivano l’odore della crema solare, ma a cui le maestre spiegavano di diffidare degli stranieri e di non accettare mai le caramelle, sicuramente avvelenate.          Continua nell’ ALLEGATO

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NEL SUD SUDAN NATO SENZA PACE TORNANO STRAGI E LOTTE TRA FAZIONI (P. M. Alfieri)

6.1a. Sud sudanÈ forse l’unico Paese al mondo a non aver mai conosciuto la vera pace dalla sua nascita.

E se è vero che il Sud Sudan è lo Stato più giovane del pianeta, avendo ottenuto l’indipendenza dal Sudan solo nel 2011, è innegabile che le speranze suscitate dalla secessione siano, almeno per ora, svanite. Il Sud Sudan che aspetta papa Francesco – la visita del Pontefice a Juba è prevista nella prima settimana di luglio – è un Paese alle prese da un lato con lotte intestine tra fazioni, dall’altro con gli appetiti delle potenze straniere, come quello della Cina per le riserve petrolifere locali. Nei giorni scorsi le Nazioni Unite hanno aggiunto, alla stima delle circa 400mila vittime del conflitto sud sudanese, altri 72 morti civili, uomini, donne e bambini uccisi in un periodo di sette settimane nella contea di Leer, nello Stato meridionale di Unity.
Da 3.066 giorni, ormai, le violenze tra gruppi di diversa etnia si mescolano e si sommano alle violenze di natura più prettamente politica: il risultato è che solo nelle ultime settimane, in una regione ricca di greggio, altre 40mila persone hanno abbandonato le loro case, ma in totale gli sfollati sono 6,5 milioni.          Continua nell’ ALLEGATO

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TENSIONE IN NAGORNO KARABAKH. ORA TRABALLA LA TREGUA DEI RUSSI (L. Geronico)

6.2a. NagornoBetoniere sui ponti per “posti di blocco lampo” a Erevan: da domenica in Armenia l’opposizione è scesa in piazza per chiedere le dimissioni del premier Nikol Pashinyan.

Come in ogni gioco del domino che si rispetti, la crisi in Ucraina sta spostando le intricatissime tessere in Nagorno-Karabakh, il più dimenticato dei conflitti nell’Est Europa.
«La comunità internazionale chiede all’Armenia di ridurre le richieste» sul Nagorno Karabakh ha affermato la scorsa settimana davanti al parlamento il premier armeno. Un esplicito invito – dopo due giorni di negoziati dal 24 al 26 marzo – ad accettare la proposta russa di deescalation.           Continua nell’ ALLEGATO

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