GESÙ, PANE DEL CIELO, CHE OGNI GIORNO AMA SULLA TERRA (Angelus, 08-08-2021)

2a. AngelusNel Vangelo della Liturgia odierna, Gesù continua a predicare alla gente che ha visto il prodigio della moltiplicazione dei pani. E invita quelle persone a fare un salto di qualità: dopo aver rievocato la manna, con cui Dio aveva sfamato i padri nel lungo cammino attraverso il deserto, ora applica il simbolo del pane a sé stesso. Dice chiaramente: «Io sono il pane della vita» (Gv 6,48).

Che cosa significa pane della vita? Per vivere c’è bisogno di pane. Chi ha fame non chiede cibi raffinati e costosi, chiede pane. Chi è senza lavoro non chiede stipendi enormi, ma il “pane” di un impiego. Gesù si rivela come il pane, cioè l’essenziale, il necessario per la vita di ogni giorno, senza di Lui la cosa non funziona. Non un pane tra tanti altri, ma il pane della vita.          Continua nell’ ALLEGATO

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IL REGNO DELLA GIADA: MA TRA LA LEGGENDA E LE PIETRE PREZIOSE CONTINUA L’ORRORE GOLPISTA (tratto da “Repubblica”)

Myanmar

3a. Myanmar - giadaIl più grande giacimento al mondo è a Hpakant, nel Nord. Un settore opaco, corrotto e redditizio, controllato dai militari. La denuncia l’Ong britannica Global witness. Migliaia di vittime senza nome sotto quei sassi
Nel Myanmar (la ex Birmania) la giada è un tesoro che fa gola a molti, si legge in un articolo pubblicato da RemoContro, il blog aperto coordinato da Ennio Remondino, reporter di guerra. Il più grande giacimento al mondo si trova a Hpakant, nella Birmania settentrionale. Quello della giada è però un settore opaco, corrotto e redditizio, controllato sin dagli anni novanta dai militari, denuncia l’Ong britannica Global witness. «La scatola nera delle Tatmadaw», le forze armate birmane. E migliaia di vittime senza nome sotto quei sas.          Continua nell’ ALLEGATO

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A COLLOQUIO CON PADRE WALTER MACCALLI: LA SUA MISSIONE A FOYA (Giamba Longari)

LIBERIA  Evangelizzazione, scuola e salute

liberia-1A COLLOQUIO CON PADRE WALTER MACCALLI: LA SUA MISSIONE A FOYA di Giamba Longari – tratto da “Il Nuovo Torrazzo”

È la cittadina di Foya, situata nel nord-ovest della Liberia, al confine con la Sierra Leone e la Guinea, il campo di missione di padre Walter Maccalli, classe 1959, originario della parrocchia di Madignano. Missionario della Sma (Società Missioni Africane), ha alle spalle una lunga esperienza: 13 anni in Costa d’Avorio, 3 anni di animazione missionaria nel Sud Italia, 13 anni in Angola e ora, da 3 anni, la presenza in Liberia, Paese segnato da terribili anni di guerra civile e dalla crisi causata dal virus Ebola che, con periodici focolai, continua a causare vittime, insieme alla malaria. “Un complesso di situazioni – fa notare padre Walter, ora a casa per un periodo di riposo e di cure – che si somma a un sistema scolastico precario, dove le scuole pubbliche arrivano ad accogliere fino a 120 bambini per classe. Eppure, puntare sulla scuola oggi vuol dire puntare sul futuro, sulla possibilità  i uno sviluppo sostenibile, sulla capacità dei laboriosi abitanti del Paese di farsi carico del loro domani, nonostante la pressione delle multinazionali (che controllano il 90% del tessuto economico) e la debolezza del governo guidato dall’ex pallone d’oro George Weah”.                Continua nell’ ALLEGATO

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NOTIZIE DALL’UFFICIO MIGRANTES (La Redazione)

Giornata genocidio Rom: Sant’Egidio, occasione per riflettere “sul male generato”

Da alcuni anni, è stato istituito il Roma Genocide Remembrance Day, la giornata in ricordo del genocidio dei Rom e Sinti durante la seconda guerra mondiale, definito in lingua romanì: Porrajmos (divoramento) o Samudaripé (sterminio) che provocò mezzo milione di vittime di questa popolazione.

Così Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz e testimone diretto della liquidazione dello Zigeunerlager, ricorda la notte del 2 agosto 1944. “Ero rinchiuso ed era notte e c’era il coprifuoco, però ho sentito tutto. In piena notte sentimmo urlare in tedesco e l’abbaiare dei cani, dettero l’ordine di aprire le baracche del campo degli zingari, da lì grida, pianti e qualche colpo di arma da fuoco. All’improvviso, dopo più di due ore, solo silenzio e dalle nostre finestre, poco dopo, il bagliore delle fiamme altissime del crematorio. La mattina, il primo pensiero fu quello di volgere lo sguardo verso lo Zigeunerlager che era completamente vuoto, c’era solo silenzio e le finestre delle baracche che sbattevano”.          Continua nell’ ALLEGATO

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NOTIZIE FLASH DAL MONDO

a cura del Gruppo di Animazione Missionaria di SCANNABUE

 RIFLESSIONI SUL CASO SAMAN ABBAS

6a. SamanNemmeno un posto dove portare un fiore o recitare una preghiera, nemmeno questo le hanno concesso. La vicenda di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana scomparsa nel nulla, ha sconvolto l’Italia, suscitando dolore e interrogativi.
Quanto contano, in questa vicenda, tradizioni, religione, logiche tribali?
Da un lato c’è chi cerca risposte e riflette sugli strumenti di prevenzione da adottare, dall’altro chi criminalizza tutti gli stranieri in  generale.
Il Pakistan è una delle nazioni più popolose e problematiche al mondo e da tempo Amnesty International ne denuncia le continue violazioni dei diritti umani che si consumano, in particolare contro le donne e le minoranze.
Esistono leggi che dovrebbero tutelate le donne, ma non bastano.          Continua nell’ ALLEGATO

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0001aNAZIONI UNITE – PRE VERTICE SUI SISTEMI ALIMENTARI

Dobbiamo agire con determinazione
per migliorare l’accesso ad una quantità adeguata
di approvvigionamenti alimentari.
Quasi 3 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso
ad un’alimentazione sana:
nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale
quasi il 60 per cento della popolazione
non può permettersela”

Mario DRAGHI – Primo ministro italiano

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

sono stati tanti gli avvenimenti che in questi 20 giorni hanno riempito i nostri giornali e invaso gli schermi televisivi. Tuttavia credo che uno su tutti meriti un’aggiunta di attenzione: il G8 di Genova. E questo non solo e non tanto per le violenze che li hanno funestati e che giustamente sono state stigmatizzate, quanto per i contenuti innovativi che tanti, giovani e no, hanno sostenuto in quei giorni. Contenuti, proposte e critiche di cui oggi costatiamo una validità quasi profetica. Tra le tante riflessioni mi piace riportare quella a firma di Daniele GIANOLLA, tratta dal blog “Vino Nuovo”.
“Dov’eravate vent’anni fa, nei giorni intorno al 20 luglio? Io non ero a Genova, ma molte altre persone sì e lo ricordano bene. Chi fosse scarsamente informato sui fatti del G8 del 2001 può trovare in questi giorni, praticamente su tutte le testate italiane (ma anche internazionali), ricostruzioni dettagliate di quel tragico susseguirsi di eventi che accompagnò la riunione degli Otto Grandi potenti della Terra. Gli articoli più accurati sono quelli che non si limitano a ricordare le forti emozioni di quei giorni, ma che partono da prima, dalla descrizione di come prese vita il movimento di protesta in risposta al grande dibattito socio-economico che ha caratterizzato tutti gli anni ’90, fino all’inizio del Nuovo Millennio.           Continua nell’ ALLEGATO

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NON PASSIAMO DALLE CORSE DEL LAVORO A QUELLE DELLE FERIE (Angelus, 18-07-2021)

Pope Francis during the Angelus prayer in St. Peter's Square, Vatican City, 29 June 2021. ANSA/GIUSEPPE LAMI

L’atteggiamento di Gesù, che osserviamo nel Vangelo della Liturgia odierna (Mc 6,30-34), ci aiuta a cogliere due aspetti importanti della vita. Il primo è il riposo. Agli Apostoli, che tornano dalle fatiche della missione e con entusiasmo si mettono a raccontare tutto quello che hanno fatto, Gesù rivolge con tenerezza un invito: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (v. 31). Invita al riposo.
Così facendo, Gesù ci dà un insegnamento prezioso. Anche se gioisce nel vedere i suoi discepoli felici per i prodigi della predicazione, non si dilunga in complimenti e domande, ma si preoccupa della loro stanchezza fisica e interiore. E perché fa questo? Perché li vuole mettere in guardia da un pericolo, che è sempre in agguato anche per noi: il pericolo di lasciarsi prendere dalla frenesia del fare, cadere nella trappola dell’attivismo, dove la cosa più importante sono i risultati che otteniamo e il sentirci protagonisti assoluti. Quante volte accade anche nella Chiesa: siamo indaffarati, corriamo, pensiamo che tutto dipenda da noi e, alla fine, rischiamo di trascurare Gesù e torniamo sempre noi al centro. Per questo Egli invita i suoi a riposare un po’ in disparte, con Lui. Non è solo riposo fisico, è anche riposo del cuore.           Continua nell’ ALLEGATO

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È QUANDO CONDIVIDIAMO CHE DIO COMPIE MIRACOLI (Angelus, 25-07-2021)

2a. AngelusIl Vangelo della Liturgia di questa domenica narra il celebre episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con cui Gesù sfama circa cinquemila persone venute ad ascoltarlo (cfr Gv 6,1-15). È interessante vedere come avviene questo prodigio: Gesù non crea i pani e i pesci dal nulla, no, ma opera a partire da quello che gli portano i discepoli. Uno di loro dice: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (v. 9). È poco, è niente, ma a Gesù basta.
Proviamo ora a metterci al posto di quel ragazzo. I discepoli gli chiedono di condividere tutto quello che ha da mangiare. Sembra una proposta insensata, anzi, ingiusta. Perché privare una persona, per lo più un ragazzo, di quello che si è portato da casa e ha il diritto di tenere per sé? Perché togliere a uno ciò che comunque non basta a sfamare tutti?          Continua nell’ ALLEGATO

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OTTO ANNI SENZA PADRE DALL’OGLIO (Andrea De Angelis)

3a. P. Dall'OgliioEra il 29 luglio 2013 quando il gesuita italiano veniva sequestrato a Raqqa, in Siria. Anche quest’anno sono numerose le iniziative per ricordare quel triste giorno e rinnovare l’invito al dialogo, all’incontro e alla conversione dei cuori che Dall’Oglio promuoveva ogni giorno nella sua missione. L’intervista a Riccardo Cristiano: “Ci ha insegnato cosa vuol dire essere amici di un popolo”.

Una vita per il prossimo, identificato nel popolo siriano di cui – ripete ancora oggi chi l’ha conosciuto – è stato “un vero amico”. La sua capacità di ascolto, quella naturale predisposizione a favorire l’incontro, il tentativo di conoscere senza mai assimilare lo hanno reso un sacerdote in missione capace di portare la luce anche nei luoghi dove le tenebre sembravano avere la meglio. Come la Siria messa in ginocchio dal terrorismo, dall’odio frutto di un integralismo che non conosce limiti, ma solo barriere. Ricordare Paolo Dall’Oglio ad otto anni dalla scomparsa vuol dire allora non nascondere il dolore per la sua lunga assenza, ma anche rinnovare la speranza e continuare a trasmettere quel messaggio che ha diffuso giorno per giorno, nella sua quotidiana missione al servizio della Chiesa universale.          Continua nell’ ALLEGATO

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