Don Appolinaire, don Appo per gli amici di Sergnano, di cui è cittadino onorario, ci scrive dalla Costa d’Avorio. Anche lui è confinato nella sua città natale, ma prega, lavora la terra, organizza i contadini in una cooperativa, lavora per la scuola locale. Il virus ci insegna che siamo uniti gli uni agli altri…
Carissimi Miei,
da quasi due mesi, siamo confinati ed isolati da Abidjan, la capitale economica della Costa-d’Avorio. Le scuole, le università ed altri luoghi pubblici sono chiusi. Non è possibile neanche celebrare la Santa Messa con i fedeli nelle cappelle. Il nostro seminario è chiuso. Sono dunque a casa mia (Gbanhui, nel Nord-Est del Paese a 500 km da Abidjan) dal 29 Marzo.
Le mie giornate sono trascorse tra preghiere, letture e lavoro contadino. Celebro unito a tutti i cristiani sparsi nel mondo che non possono partecipare al sacrificio di redenzione del nostro Signore Gesù Cristo.
Quest’anno, la Santa Pasqua si è vissuta come nei primi momenti della Chiesa, tutti chiusi nelle loro case, i cristiani con l’ansia e la paura hanno cantato l’alleluia della vittoria del Signore risorto. Si, come all’inizio della chiesa nascente, per paura dei potenti, dei giudei e farisei, nessuno volesse uscire. Ma nessuna potenza umana poteva tenere chiuso il Risorto, come oggi, neanche il corona virus. Continua nell’ ALLEGATO
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