Lunedì scorso è stato ricordato, con una marcia e una veglia nella chiesa parrocchiale di Capergnanica, che 23 mesi sono passati da quando è stato rapito P. Gigi Maccalli. P. Armanino, anch’egli missionario SMA in Niger, ci ricorda in modo delicato, come anche la sua auto partecipasse attivamente alla Missione.
Per oltre un anno è rimasta ferma nel cortile interno della Cattedrale di Niamey. Sembrava che usarla fosse una mancanza di rispetto per padre Pierluigi Maccalli che l’aveva lasciata accanto alla sua camera. La camionetta era parcheggiata giusto accanto alla porta. Era la ‘sua’ bianca Toyota 4Wd-AD 9627, Repubblica del Niger (RN) e, naturalmente Niamey (NY). Si pensava dovesse tornare da un giorno all’altro, da una settimana all’altra, da un mese all’altro.
Passato l’anno di prigionia, la comunità missionaria Sma ha scelto di rimettere in funzione la sua macchina e di cominciare a prepararla per l’eventuale ritorno.
All’inizio non è stato facile guidarla. Padre Gigi aveva l’abitudine di passare alla Casa Sma di Niamey ogni due settimane, di media, per acquisti e altre commissioni. Soprattutto tornava in città con l’auto riempita di malati: bambini, anziani, giovani e accompagnatori. Li portava in ospedale e poi dalla Sorelle della Carità che accoglievano gli ammalati nel loro dispensario, dalle porte sempre aperte. Non è stato facile guidare l’auto sapendo dei suoi viaggi per visitare i villaggi, ricevere e portare una bella notizia di pace e di feriale utopia. La macchina dava l’impressione di conoscere la strada e soprattutto le piste dei villaggi. Gigi aveva reso la Toyota quasi come un pulmino, con due ruote di ricambio e i sedili imbottiti: c’era posto per tutto e per tutti. In alto, sul tetto dell’auto, aveva fatto apporre un ferro saldato a misura per ordinare i ‘bagagli’. Continua nell’ ALLEGATO
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