Articles Tagged with La parola del Papa

Notiziario – La Parola del Papa

È QUANDO CONDIVIDIAMO CHE DIO COMPIE MIRACOLI (Angelus, 25-07-2021)

2a. AngelusIl Vangelo della Liturgia di questa domenica narra il celebre episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con cui Gesù sfama circa cinquemila persone venute ad ascoltarlo (cfr Gv 6,1-15). È interessante vedere come avviene questo prodigio: Gesù non crea i pani e i pesci dal nulla, no, ma opera a partire da quello che gli portano i discepoli. Uno di loro dice: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (v. 9). È poco, è niente, ma a Gesù basta.
Proviamo ora a metterci al posto di quel ragazzo. I discepoli gli chiedono di condividere tutto quello che ha da mangiare. Sembra una proposta insensata, anzi, ingiusta. Perché privare una persona, per lo più un ragazzo, di quello che si è portato da casa e ha il diritto di tenere per sé? Perché togliere a uno ciò che comunque non basta a sfamare tutti?          Continua nell’ ALLEGATO

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SOLO L’AMORE RISANA LA VITA, NON GIUDICARE GLI ALTRI (Angelus, 27-06-2021)

1a. AngelusOggi nel Vangelo (cfr Mc 5,21-43) Gesù si imbatte nelle nostre due situazioni più drammatiche, la morte e la malattia. Da esse libera due persone: una bambina, che muore proprio mentre il padre è andato a chiedere aiuto a Gesù; e una donna, che da molti anni ha perdite di sangue. Gesù si lascia toccare dal nostro dolore e dalla nostra morte, e opera due segni di guarigione per dirci che né il dolore né la morte hanno l’ultima parola. Ci dice che la morte non è la fine. Egli vince questo nemico, dal quale non possiamo liberarci da soli.
Concentriamoci, però, in questo periodo in cui la malattia è ancora al centro delle cronache, sull’altro segno, la guarigione della donna. Più che la sua salute, a essere compromessi erano i suoi affetti. Perché? Aveva perdite di sangue e perciò, secondo la mentalità di allora, era ritenuta impura. Era una donna emarginata, non poteva avere relazioni stabili, non poteva avere uno sposo, non poteva avere una famiglia e non poteva avere rapporti sociali normali perché era “impura”, una malattia che la rendeva “impura”.          Continua nell’ ALLEGATO

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SENZA APERTURE ALLE SORPRESE DI DIO, LA FEDE È SOLO ABITUDINE (Angelus, 04-07-2021)

2a. Papa AngelusIl Vangelo che leggiamo nella liturgia di questa domenica (Mc 6,1-6) ci racconta l’incredulità dei compaesani di Gesù. Egli, dopo aver predicato in altri villaggi della Galilea, ripassa da Nazaret, dove era cresciuto con Maria e Giuseppe; e, un sabato, si mette a insegnare nella sinagoga. Molti, ascoltandolo, si domandano: “Da dove gli viene tutta questa sapienza? Ma non è il figlio del falegname e di Maria, cioè dei nostri vicini di casa che conosciamo bene?” (cfr vv. 1-3). Davanti a questa reazione, Gesù afferma una verità che è entrata a far parte anche della sapienza popolare: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (v. 4). Lo diciamo tante volte.          Continua nell’ ALLEGATO

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CERTE VOLTE PREGARE È GRIDARE A DIO (Angelus, 20-06-2021)

1a. angelus-papa_Nella liturgia di oggi si narra l’episodio della tempesta sedata da Gesù (Mc 4,35-41). La barca su cui i discepoli attraversano il lago è assalita dal vento e dalle onde ed essi temono di affondare. Gesù è con loro sulla barca, eppure se ne sta a poppa sul cuscino e dorme. I discepoli, pieni di paura, gli urlano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38).
E tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: “Perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce; o quando siamo in balìa delle onde insistenti dell’ansia; oppure quando ci sentiamo sommersi dai problemi o persi in mezzo al mare della vita, senza rotta e senza porto. O ancora, nei momenti in cui viene meno la forza di andare avanti, perché manca il lavoro oppure una diagnosi inaspettata ci fa temere per la salute nostra o di una persona cara. Sono tanti i momenti nei quali ci sentiamo in una tempesta, ci sentiamo quasi finiti.
In queste situazioni e in tante altre, anche noi ci sentiamo soffocare dalla paura e, come i discepoli, rischiamo di perdere di vista la cosa più importante. Sulla barca, infatti, anche se dorme, Gesù c’è, e condivide con i suoi tutto quello che sta succedendo. Il suo sonno, se da una parte ci stupisce, dall’altra ci mette alla prova. Il Signore è lì, presente; infatti, attende – per così dire – che siamo noi a coinvolgerlo, a invocarlo, a metterlo al centro di quello che viviamo. Il suo sonno provoca noi a svegliarci.          Continua nell’ ALLEGATO

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PER USCIRE BENE DALLA PANDEMIA, RICOSTRUIRE CON PAZIENZA E COSTANZA (Angelus, 13-06-2021)

2a. Angelus 13.06.21Le parabole che oggi ci presenta la Liturgia – due parabole – si ispirano proprio alla vita ordinaria e rivelano lo sguardo attento di Gesù, che osserva la realtà e, mediante piccole immagini quotidiane, apre delle finestre sul mistero di Dio e sulla vicenda umana. Gesù parlava in modo facile da capire, parlava con immagini della realtà, della vita quotidiana. Così, ci insegna che anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato. Allora, abbiamo bisogno pure noi di occhi attenti, per saper “cercare e trovare Dio in tutte le cose”.
Gesù oggi paragona il Regno di Dio, cioè la sua presenza che abita il cuore delle cose e del mondo, al granello di senape, cioè al seme più piccolo che ci sia: è piccolissimo. Eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare l’albero più grande (cfr Mc 4,31-32). Così fa Dio. A volte, il frastuono del mondo, insieme alle tante attività che riempiono le nostre giornate, ci impediscono di fermarci e di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia. Eppure – assicura il Vangelo – Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia.           Continua nell’ ALLEGATO

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L’EUCARESTIA È PANE DEI PECCATORI, NON PREMIO DEI SANTI (Angelus, 06-06-2021)

1. Angelus 06.06.21Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo. Il Vangelo ci presenta il racconto dell’Ultima Cena (Mc 14,12-16.22-26). Le parole e i gesti del Signore ci toccano il cuore: Egli prende il pane nelle sue mani, pronuncia la benedizione, lo spezza e lo porge ai discepoli, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo» (v. 22).
È così, con semplicità, che Gesù ci dona il sacramento più grande. Il suo è un gesto umile di dono, un gesto di condivisione. Al culmine della sua vita, non distribuisce pane in abbondanza per sfamare le folle, ma spezza sé stesso nella cena pasquale con i discepoli. In questo modo Gesù ci mostra che il traguardo della vita sta nel donarsi, che la cosa più grande è servire. E noi ritroviamo oggi la grandezza di Dio in un pezzetto di Pane, in una fragilità che trabocca amore, trabocca condivisione. Fragilità è proprio la parola che vorrei sottolineare. Gesù si fa fragile come il pane che si spezza e si sbriciola. Ma proprio lì sta la sua forza, nella sua fragilità. Nell’Eucaristia la fragilità è forza: forza dell’amore che si fa piccolo per poter essere accolto e non temuto; forza dell’amore che si spezza e si divide per nutrire e dare vita; forza dell’amore che si frammenta per riunire tutti noi in unità.          Continua nell’ ALLEGATO

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DIO È COMUNIONE CHE NASCE DALLA MISERICORDIA (Angelus, 30-05-2021)

ALLEGATOIn questa festa nella quale celebriamo Dio: il mistero di un unico Dio. E questo Dio è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Tre persone, ma Dio è uno! Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito è Dio. Ma non sono tre dei: è un solo Dio in tre Persone. È un mistero che ci ha rivelato Gesù Cristo: la Santa Trinità. Oggi ci fermiamo a celebrare questo mistero, perché le Persone non sono aggettivazione di Dio, no. Sono Persone reali, diverse, differenti; non sono – come diceva quel filosofo – “emanazioni di Dio”, no, no! Sono Persone. C’è il Padre, che io prego con il Padre Nostro; c’è il Figlio, che mi ha dato la redenzione, la giustificazione; c’è lo Spirito Santo, che abita in noi e abita la Chiesa. E questo parla al nostro cuore, perché lo troviamo racchiuso in quella espressione di San Giovanni che riassume tutta la Rivelazione: «Dio è amore» (1 Gv 4,8.16). Il Padre è amore, il figlio è amore, lo Spirito Santo è amore. E in quanto è amore, Dio, pur essendo uno e unico, non è solitudine ma comunione, fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Perché l’amore è essenzialmente dono di sé, e nella sua realtà originaria e infinita è Padre che si dona generando il Figlio, il quale si dona a sua volta al Padre e il loro reciproco amore è lo Spirito Santo, vincolo della loro unità. Non è facile da capire, ma si può vivere questo mistero, tutti noi, si può vivere tanto.          Continua nell’ ALLEGATO

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RESTIAMO NEL “FIUME” DELLA CHIESA, LO SPIRITO FA L’UNITÀ (Regina Coeli, 23-05-2021)

1a. Regina coeliIl libro degli Atti degli Apostoli (cfr 2,1-11) narra quanto accadde a Gerusalemme cinquanta giorni dopo la Pasqua di Gesù. I discepoli erano riuniti nel cenacolo e con loro c’era la Vergine Maria. Il Signore risorto aveva detto loro di rimanere in città finché non avessero ricevuto dall’alto il dono dello Spirito. E questo si manifestò con un «fragore» che all’improvviso si sentì venire dal cielo, come un «vento impetuoso» che riempì la casa dove si trovavano (cfr v. 2). Si tratta dunque di un’esperienza reale ma anche simbolica. Una cosa che è accaduta ma anche ci dà un messaggio simbolico per tutta la vita.

Questa esperienza rivela che lo Spirito Santo è come un vento forte e libero, cioè ci porta forza e ci porta libertà: vento forte e libero. Non si può controllare, fermare, né misurare; e nemmeno prevederne la direzione. Non si lascia inquadrare nelle nostre esigenze umane – noi cerchiamo sempre di inquadrare le cose –, non si lascia inquadrare nei nostri schemi e nei nostri pregiudizi. Lo Spirito procede da Dio Padre e dal suo Figlio Gesù Cristo e irrompe sulla Chiesa, irrompe su ciascuno di noi, dando vita alle nostre menti e ai nostri cuori. Come dice il Credo: «È Signore e dà la vita». Ha la signoria perché è Dio, e dà vita.

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GESÙ PREGA PER NOI E QUESTO CI DÀ GIOIA (Regina Coeli, 16-05-2021)

1a. PapaOggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra la solennità dell’Ascensione del Signore. La pagina evangelica (Mc 16,15-20) – la conclusione del Vangelo di Marco – ci presenta l’ultimo incontro del Risorto con i discepoli prima di salire alla destra del Padre. Di solito, lo sappiamo, le scene di addio sono tristi, procurano a chi resta un sentimento di smarrimento, di abbandono; invece tutto ciò ai discepoli non accade. Nonostante il distacco dal Signore, essi non si mostrano sconsolati, anzi, sono gioiosi e pronti a partire missionari nel mondo.
Perché i discepoli non sono tristi? Perché anche noi dobbiamo gioire al vedere Gesù che ascende al cielo?
L’ascensione completa la missione di Gesù in mezzo a noi. Infatti, se è per noi che Gesù è disceso dal cielo, è sempre per noi che vi ascende. Dopo essere disceso nella nostra umanità e averla redenta – Dio, il Figlio di Dio, scende e si fa uomo prende la nostra umanità e la redime – ora ascende al cielo portando con sé la nostra carne. È il primo uomo che entra nel cielo, perché Gesù è uomo, vero uomo, è Dio, vero Dio; la nostra carne è in cielo e questo ci dà gioia. Alla destra del Padre siede ormai un corpo umano, per la prima volta, il corpo di Gesù, e in questo mistero ognuno di noi contempla la propria destinazione futura.          Continua nell’ ALLEGATO

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GESÙ CI TRATTA DA AMICI E CI CHIEDE DI ABITARE NEL SUO AMORE (Regina Coeli, 09-05-21)

1a. Regina coeliNel Vangelo di questa domenica (Gv 15,9-17) Gesù, dopo aver paragonato Sé stesso alla vite e noi ai tralci, spiega qual è il frutto che portano coloro che rimangono uniti a Lui: questo frutto è l’amore. Riprende ancora il verbo-chiave: Ci invita a rimanere nel suo amore perché la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena (vv. 9-11). Rimanere nell’amore di Gesù.
Ci chiediamo: qual è questo amore in cui Gesù ci dice di rimanere per avere la sua gioia? Qual è questo amore? È l’amore che ha origine nel Padre, perché «Dio è amore» (1 Gv 4,8). Questo amore di Dio, del Padre, come un fiume scorre nel Figlio Gesù e attraverso di Lui arriva a noi sue creature. Egli dice infatti: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,9). L’amore che Gesù ci dona è lo stesso con il quale il Padre ama Lui: amore puro, incondizionato, amore gratuito. Non si può comprare, è gratuito. Donandolo a noi, Gesù ci tratta da amici – con questo amore –, facendoci conoscere il Padre, e ci coinvolge nella sua stessa missione per la vita del mondo.          Continua nell’ ALLEGATO

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