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Notiziario – La Parola del Papa
LA CHIESA NON CRESCE PER PROSELITISMO, MA PER ATTRAZIONE (Papa FrancescoAngelus 30/09/18)
Il Vangelo di questa domenica (cfr Mc 9,38-43.45.47-48) ci presenta uno di quei particolari molto istruttivi della vita di Gesù con i suoi discepoli. Questi avevano visto che un uomo, il quale non faceva parte del gruppo dei seguaci di Gesù, scacciava i demoni nel nome di Gesù, e perciò volevano proibirglielo.
Giovanni, con l’entusiasmo zelante tipico dei giovani, riferisce la cosa al Maestro cercando il suo appoggio; ma Gesù, al contrario, risponde: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi» (vv. 39-40).
Giovanni e gli altri discepoli manifestano un atteggiamento di chiusura davanti a un avvenimento che non rientra nei loro schemi, in questo caso l’azione, pur buona, di una persona “esterna” alla cerchia dei seguaci. Continua nell’ ALLEGATO
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ATTENTI ALL’ANSIA DI ESSERE PRIMI (Papa Francesco – Angelus 23/09/18)
Il Libro della Sapienza, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura, ci parla del giusto perseguitato, di colui la cui sola presenza dà fastidio agli empi. L’empio viene descritto come quello che opprime il povero, non ha compassione della vedova né rispetta l’anziano (cfr 2,17-20).
L’empio ha la pretesa di pensare che la sua forza è la norma della giustizia. Sottomettere i più fragili, usare la forza in una qualsiasi forma, imporre un modo di pensare, un’ideologia, un discorso dominante, usare la violenza o la repressione per piegare quanti semplicemente, con il loro quotidiano agire onesto, semplice, operoso e solidale, manifestano che un altro mondo, un’altra società è possibile. All’empio non basta fare quello che gli pare, lasciarsi guidare dai suoi capricci; non vuole che gli altri, facendo il bene, mettano in risalto questo suo modo di fare. Nell’empio, il male cerca sempre di annientare il bene. Continua nell’ ALLEGATO
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CREDERE È METTERE AL CENTRO DELLA VITA L’AMORE, QUELLO VERO (Papa Francesco – Angelus 16/09/18)
Nel brano evangelico di oggi (cfr Mc 8,27-35), ritorna la domanda che attraversa tutto il Vangelo di Marco: chi è Gesù? Ma questa volta è Gesù stesso che la pone ai discepoli, aiutandoli gradualmente ad affrontare l’interrogativo sulla sua identità.
Prima di interpellare direttamente loro, i Dodici, Gesù vuole sentire da loro che cosa pensa di Lui la gente – e sa bene che i discepoli sono molto sensibili alla popolarità del Maestro! Perciò domanda: «La gente, chi dice che io sia?» (v. 27). Ne emerge che Gesù è considerato dal popolo un grande profeta. Ma, in realtà, a Lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente. Egli non accetta nemmeno che i suoi discepoli rispondano alle sue domande con formule preconfezionate, citando personaggi famosi della Sacra Scrittura, perché una fede che si riduce alle formule è una fede miope. Continua nell’ ALLEGATO
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DARE PIÙ IMPORTANZA ALLA FORMA CHE ALLA SOSTANZA (Papa Francesco – Angelus 02/09/18)
In questa domenica riprendiamo la lettura del Vangelo di Marco. Nel brano odierno (cfr Mc 7,1-8.14-15.21-23), Gesù affronta un tema importante per tutti noi credenti: l’autenticità della nostra obbedienza alla Parola di Dio, contro ogni contaminazione mondana o formalismo legalistico.
Il racconto si apre con l’obiezione che gli scribi e i farisei rivolgono a Gesù, accusando i suoi discepoli di non seguire i precetti rituali secondo le tradizioni. In questo modo, gli interlocutori intendevano colpire l’attendibilità e l’autorevolezza di Gesù come Maestro perché dicevano: “Ma questo maestro lascia che i discepoli non compiano le prescrizioni della tradizione”. Ma Gesù replica forte e replica dicendo: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”» (vv. 6-7). Così dice Gesù. Parole chiare e forti! Ipocrita è, per così dire, uno degli aggettivi più forti che Gesù usa nel Vangelo e lo pronuncia rivolgendosi ai maestri della religione: dottori della legge, scribi… “Ipocrita”, dice Gesù. Continua nell’ ALLEGATO
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PRENDERSI CURA DELL’ACQUA È UN IMPERATIVO URGENTE (Papa Francesco)
Messaggio di sua santità papa Francesco per la celebrazione della 4a Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato (1 settembre 2018). La Ricorrenza è stata celebrata in unione con i fratelli e le sorelle ortodossi e con l’adesione di altre Chiese e Comunità cristiane.
In questa Giornata di Preghiera desidero anzitutto ringraziare il Signore per il dono della casa comune e per tutti gli uomini di buona volontà che si impegnano a custodirla. Sono grato anche per i numerosi progetti volti a promuovere lo studio e la tutela degli ecosistemi, per gli sforzi orientati allo sviluppo di un’agricoltura più sostenibile e di un’alimentazione più responsabile, per le varie iniziative educative, spirituali e liturgiche che coinvolgono nella cura del creato tanti cristiani in tutto il mondo. Continua nell’ ALLEGATO
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NUTRIRSI DEL VANGELO E DELL’AMORE DEI FRATELLI (Papa Francesco – Angelus 19.08.18)
Il brano evangelico di questa domenica ci introduce nella seconda parte del discorso che fece Gesù nella sinagoga di Cafarnao, dopo aver sfamato una grande folla con cinque pani e due pesci: la moltiplicazione dei pani.
Egli si presenta come «il pane vivo disceso dal cielo», il pane che dà la vita eterna, e aggiunge: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (v. 51). Questo passaggio è decisivo, e infatti provoca la reazione degli ascoltatori, che si mettono a discutere tra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (v. 52). Quando il segno del pane condiviso porta al suo significato vero, cioè il dono di sé fino al sacrificio, emerge l’incomprensione, emerge addirittura il rifiuto di Colui che poco prima si voleva portare in trionfo Ricordiamoci che Gesù ha dovuto nascondersi perché volevano farlo re. Continua nell’ ALLEGATO
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PICCOLI E DEBOLI STRUMENTI NELLE MANI DI DIO (Papa FRANCESCO – Angelus 17.06.18)
Nell’odierna pagina evangelica (cfr Mc 4,26-34), Gesù parla alle folle del Regno di Dio e dei dinamismi della sua crescita, e lo fa raccontando di due brevi parabole.
Nella prima parabola (cfr vv. 26-29), il Regno di Dio è paragonato alla crescita misteriosa del seme, che viene gettato sul terreno e poi germoglia, cresce e produce la spiga, indipendentemente dalla cura del contadino, che al termine della maturazione provvede al raccolto. Il messaggio che questa parabola ci consegna è questo: mediante la predicazione e l’azione di Gesù, il Regno di Dio è annunciato, ha fatto irruzione nel campo del mondo e, come il seme, cresce e si sviluppa da sé stesso, per forza propria e secondo criteri umanamente non decifrabili. Esso, nel suo crescere e germogliare dentro la storia, non dipende tanto dall’opera dell’uomo, ma è soprattutto espressione della potenza e della bontà di Dio, della forza dello Spirito Santo che porta avanti la vita cristiana nel Popolo di Dio. Continua nell’ ALLEGATO
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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO – 03/06/2018
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato è narrata l’Ultima Cena, ma sorprendentemente l’attenzione è posta più sui preparativi che sulla cena stessa. Ritorna più volte il verbo “preparare”. I discepoli domandano, ad esempio: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?» (Mc 14,12). Gesù li invia a preparare con precise indicazioni ed essi trovano «una grande sala, arredata e già pronta» (v. 15). I discepoli vanno a preparare, ma il Signore aveva già preparato.
Qualcosa di simile avviene dopo la risurrezione, quando Gesù appare ai discepoli per la terza volta: mentre pescano, Egli li attende a riva, dove già prepara del pane e del pesce per loro. Ma al tempo stesso chiede ai suoi di portare un po’ del pesce che hanno appena preso e che Lui aveva indicato come pescare (cfr Gv 21,6.9-10). Anche qui, Gesù prepara in anticipo e chiede ai suoi di collaborare. Ancora, poco prima della Pasqua, Gesù aveva detto ai discepoli: «Vado a prepararvi un posto […] perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,2.3). È Gesù che prepara, lo stesso Gesù che però con forti richiami e parabole, prima della sua Pasqua, chiede a noi di prepararci, di tenerci pronti (cfr Mt 24,44; Lc 12, 40). Continua nell’ ALLEGATO
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IL MISTERO DI DIO CHE INCESSANTEMENTE CREA, REDIME E SANTIFICA (Papa Francesco – Angelus – 27/05/2018)
Oggi, domenica dopo Pentecoste, celebriamo la festa della Santissima Trinità. Una festa per contemplare e lodare il mistero del Dio di Gesù Cristo, che è Uno nella comunione di tre Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Per celebrare con stupore sempre nuovo Dio-Amore, che ci offre gratuitamente la sua vita e ci chiede di diffonderla nel mondo.
Le Letture bibliche di oggi ci fanno capire come Dio non voglia tanto rivelarci che Lui esiste, quanto piuttosto che è il “Dio con noi”, vicino a noi, che ci ama, che cammina con noi, è interessato alla nostra storia personale e si prende cura di ognuno, a partire dai più piccoli e bisognosi. Egli «è Dio lassù nei cieli» ma anche «quaggiù sulla terra» (cfr Dt 4,39). Pertanto, noi non crediamo in una entità lontana, no! In un’entità indifferente, no! Ma, al contrario, nell’Amore che ha creato l’universo e ha generato un popolo, si è fatto carne, è morto e risorto per noi, e come Spirito Santo tutto trasforma e porta a pienezza. Continua nell’ ALLEGATO
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