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Notiziario – La Parola del Papa

IL CORPO NON È UN OSTACOLO O UNA PRIGIONE DELL’ANIMA (Francesco – Regina Coeli – 15/04/18)

1. Papa 15.04.18Al centro di questa terza domenica di Pasqua c’è l’esperienza del Risorto fatta dai suoi discepoli, tutti insieme. Ciò è evidenziato specialmente dal Vangelo che ci introduce ancora una volta nel Cenacolo, dove Gesù si manifesta agli Apostoli, rivolgendo loro questo saluto: «Pace a voi!» (Lc 24,36).

È il saluto del Cristo Risorto, che ci dà la pace: «Pace a voi!» Si tratta sia della pace interiore, sia della pace che si stabilisce nei rapporti tra le persone. L’episodio raccontato dall’evangelista Luca insiste molto sul realismo della Risurrezione. Gesù non è un fantasma. Infatti, non si tratta di un’apparizione dell’anima di Gesù, ma della sua reale presenza con il corpo risorto.     Continua nell’ ALLEGATO

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«SANTI A DUE A DUE» (Papa Francesco- 10/04/18)

2. Gaudete_ExultateNon ha dato grandi titoli sui giornali o nei tg la nuova esortazione apostolica di papa Francesco «Gaudete et Exsultate», presentata ieri. Poco male. Si tratta infatti di un testo che poco si presta alle sintesi, ma va piuttosto letto e meditato per intero. E soprattutto è un testo che parla alla vita ordinaria del cristiano, quella che abitualmente non fa notizia ma alla fine è il luogo in cui si gioca davvero la nostra fede. C’è però un aspetto particolare che – pur rinviando alla lettura integrale del testo – ci piace oggi rilanciare: ed è la sottolineatura che il Papa propone sul fatto che nessuno diventa santo da solo, perché la santità è qualcosa che cresce sempre dentro una comunità. Ci sembra di scorgervi una risposta radicale all’individualismo, la malattia del nostro tempo che tutti ci portiamo dentro. Ecco qui sotto i numeri che papa Francesco dedica a questo tema nel capitolo quarto di «Gaudete et Exsultate».

Dalla nuova esortazione apostolica «Gaudete et Exsultate» ecco un passaggio sulla santità come strada che non si costruisce da soli. Risposta radicale all’individualismo.     Continua nellALLEGATO

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NON CREDI CHE LA MIA MISERICORDIA È PIÙ GRANDE DELLA TUA MISERIA? (Papa Francesco – Angelus 08/04/2018)

1. Divina MisericordiaNel Vangelo odierno ritorna più volte il verbo vedere: «I discepoli gioirono al vedere il Signore» (Gv 20,20); poi dissero a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore» (v. 25). Ma il Vangelo non descrive come lo videro, non descrive il Risorto, evidenzia solo un particolare: «Mostrò loro le mani e il fianco» (v. 20). Sembra volerci dire che i discepoli hanno riconosciuto Gesù così: attraverso le sue piaghe. La stessa cosa è accaduta a Tommaso: anch’egli voleva vedere «nelle sue mani il segno dei chiodi» (v. 25) e dopo aver veduto credette (v. 27).

 Nonostante la sua incredulità, dobbiamo ringraziare Tommaso, perché non si è accontentato di sentir dire dagli altri che Gesù era vivo, e nemmeno di vederlo in carne e ossa, ma ha voluto vedere dentro, toccare con mano le sue piaghe, i segni del suo amore. Il Vangelo chiama Tommaso «Didimo» (v. 24), cioè gemello, e in questo è veramente nostro fratello gemello. Perché anche a noi non basta sapere che Dio c’è: non ci riempie la vita un Dio risorto ma lontano; non ci attrae un Dio distante, per quanto giusto e santo. No: abbiamo anche noi bisogno di “vedere Dio”, di toccare con mano che è risorto, e risorto per noi.    Continua nell’ ALLEGATO

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LA TOMBA VUOTA VUOLE INCORAGGIARCI A CREDERE CHE DIO “AVVIENE” DOVUNQUE (Papa Francesco)

1. Veglia pasqualeDi seguito l’omelia che papa Francesco ha pronunciato, nella Notte Santa di Sabato 31 marzo, durante la Veglia pasquale.

Questa celebrazione l’abbiamo cominciata all’esterno, immersi nell’oscurità della notte e nel freddo che l’accompagna. Sentiamo il peso del silenzio davanti alla morte del Signore, un silenzio in cui ognuno di noi può riconoscersi e che cala profondo nelle fenditure del cuore del discepolo che dinanzi alla croce rimane senza parole.

Sono le ore del discepolo ammutolito di fronte al dolore generato dalla morte di Gesù: che dire davanti a questa realtà? Il discepolo che rimane senza parole prendendo coscienza delle proprie reazioni durante le ore cruciali della vita del Signore: di fronte all’ingiustizia che ha condannato il Maestro, i discepoli hanno fatto silenzio; di fronte alle calunnie e alla falsa testimonianza subite dal Maestro, i discepoli hanno taciuto. Durante le ore difficili e dolorose della Passione, i discepoli hanno sperimentato in modo drammatico la loro incapacità di rischiare e di parlare in favore del Maestro; di più, lo hanno rinnegato, si sono nascosti, sono fuggiti, sono stati zitti (cfr Gv 18,25-27).    Continua nell’ ALLEGATO

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LA RISURREZIONE DI CRISTO È LA VERA SPERANZA DEL MONDO (Papa Francesco)

2. papa urbi et orbi 18Riportiamo il messaggio Urbi et Orbi che papa Francesco ha pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana al termine della Messa di Pasqua domenica 1° aprile.

Gesù è risorto dai morti.
Risuona nella Chiesa in tutto il mondo questo annuncio, insieme con il canto dell’Alleluia: Gesù è il Signore, il Padre lo ha risuscitato ed Egli è vivo per sempre in mezzo a noi.
Gesù stesso aveva preannunciato la sua morte e risurrezione con l’immagine del chicco di grano. Diceva: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Ecco, proprio questo è accaduto: Gesù, il chicco di grano seminato da Dio nei solchi della terra, è morto ucciso dal peccato del mondo, è rimasto due giorni nel sepolcro; ma in quella sua morte era contenuta tutta la potenza dell’amore di Dio, che si è sprigionata e si è manifestata il terzo giorno, quello che oggi celebriamo: la Pasqua di Cristo Signore.     Continua nell’ ALLEGATO

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PER FAVORE, DECIDETEVI, PRIMA CHE GRIDINO LE PIETRE (Papa Francesco)

1b. papa-francesco-domencia-delle-palme-e1458471656844Nella celebrazione della Domenica delle Palme Gesù entra in Gerusalemme. La liturgia ci ha invitato a intervenire e partecipare alla gioia e alla festa del popolo che è capace di gridare e lodare il suo Signore; gioia che si appanna e lascia un sapore amaro e doloroso dopo aver finito di ascoltare il racconto della Passione. In questa celebrazione sembrano incrociarsi storie di gioia e di sofferenza, di errori e di successi che fanno parte del nostro vivere quotidiano come discepoli, perché riesce a mettere a nudo sentimenti e contraddizioni che oggi appartengono spesso anche a noi, uomini e donne di questo tempo: capaci di amare molto… e anche di odiare – e molto –; capaci di sacrifici valorosi e anche di saper “lavarcene le mani” al momento opportuno; capaci di fedeltà ma anche di grandi abbandoni e tradimenti.
E si vede chiaramente in tutta la narrazione evangelica che la gioia suscitata da Gesù è per alcuni motivo di fastidio e di irritazione.

Gesù entra in città circondato dalla sua gente, circondato da canti e grida chiassose. Possiamo immaginare che è la voce del figlio perdonato, quella del lebbroso guarito, o il belare della pecora smarrita che risuonano forti in questo ingresso, tutti insieme.   Continua nell’ ALLEGATO

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VERGOGNA E SPERANZA (Papa Francesco)

2b. papa-francesco-via-crucisRiportiamo il testo della preghiera che Papa Francesco ha letto, la sera del Venerdì  Santo, al termine della Via Crucis al Colosseo.

Signore Gesù, il nostro sguardo è rivolto a te, pieno di vergogna, di pentimento e di speranza.   Continua nell’ ALLEGATO

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PENSARE DI MENO A SE STESSI E ANDARE INCONTRO AI BISOGNI DEL NOSTRO PROSSIMO (Papa Francesco – Angelus 18/03/2018)

1b. AngelusIl Vangelo di oggi (cfr Gv 12,20-33) racconta un episodio avvenuto negli ultimi giorni della vita di Gesù. La scena si svolge a Gerusalemme, dove Egli si trova per la festa della Pasqua ebraica. Per questa celebrazione rituale sono arrivati anche alcuni greci; si tratta di uomini animati da sentimenti religiosi, attirati dalla fede del popolo ebraico e che, avendo sentito parlare di questo grande profeta, si avvicinano a Filippo, uno dei dodici apostoli, e gli dicono: «Vogliamo vedere Gesù» (v. 21).

Giovanni pone in risalto questa frase, centrata sul verbo vedere, che nel vocabolario dell’evangelista significa andare oltre le apparenze per cogliere il mistero di una persona. Il verbo che utilizza Giovanni, “vedere”, è arrivare fino al cuore, arrivare con la vista, con la comprensione fino all’intimo della persona, dentro la persona.    Continua nell’ ALLEGATO

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DIO NON CI LASCIA MAI DA SOLI (Papa Francesco)

1b. angelusAngelus      11.03.18 – IV di Quaresima

In questa quarta domenica di Quaresima, chiamata domenica “laetare”, cioè “rallegrati”, perché così è l’antifona d’ingresso della liturgia eucaristica che ci invita alla gioia: «Rallegrati, Gerusalemme […]. – così, è una chiamata alla gioia – Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza».

Così incomincia la Messa. Quale è il motivo di questa gioia? Il motivo è il grande amore di Dio verso l’umanità, come ci indica il Vangelo di oggi: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Queste parole, pronunciate da Gesù durante il colloquio con Nicodemo, sintetizzano un tema che sta al centro dell’annuncio cristiano: anche quando la situazione sembra disperata, Dio interviene, offrendo all’uomo la salvezza e la gioia. Dio, infatti, non se ne sta in disparte, ma entra nella storia dell’umanità, si “immischia” nella nostra vita, entra, per animarla con la sua grazia e salvarla.   Continua nell’ ALLEGATO

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NON SOLO UN LINGUAGGIO NUOVO, MA UNA NUOVA COMPRENSIONE DELLA VERITÀ (Papa Francesco)

1b. Papa FrancescoPubblichiamo uno tra i più significativi discorsi pronunciati da papa Francesco nei cinque anni di pontificato. Si tratta del discorso tenuto da papa Francesco l’11 ottobre 2017 ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Si tratta del discorso con cui il papa ha chiesto che il Catechismo affermi che la pena di morte è in se stessa contraria al Vangelo e disumana. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina e contiene novità che non sono ancora venute alla luce.

Il venticinquesimo anniversario della Costituzione apostolica Fidei depositum, con la quale san Giovanni Paolo II promulgava il Catechismo della Chiesa Cattolica, a trent’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, è un’opportunità significativa per verificare il cammino compiuto nel frattempo.   Continua nell’ ALLEGATO

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