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Notiziario – La Parola del Papa

L’AUTORITÀ NASCE DAL BUON ESEMPIO (Papa Francesco – Angelus 05.11.17)

1Il Vangelo di oggi (cfr Mt 23,1-12) è ambientato negli ultimi giorni della vita di Gesù, a Gerusalemme; giorni carichi di aspettative e anche di tensioni. Da una parte Gesù rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, dall’altra lascia importanti consegne ai cristiani di tutti i tempi, quindi anche a noi.

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Egli dice alla folla: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che dicono». Questo sta a significare che essi hanno l’autorità di insegnare ciò che è conforme alla Legge di Dio. Tuttavia, subito dopo, Gesù aggiunge: «ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno» (v. 2-3). Fratelli e sorelle, un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita.                                                        L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

RISTABILIRE CIÒ CHE VERAMENTE CONTA E CIÒ CHE È MENO IMPORTANTE (Papa Francesco – Angelus 27.10.17)

In questa domenica la liturgia ci presenta un brano evangelico breve, ma molto importante (cfr Mt 22,34-40). L’evangelista Matteo racconta che i farisei si riuniscono per mettere alla prova Gesù. Uno di loro, un dottore della Legge, gli rivolge questa domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (v. 36).

Carissimi Fratelli e Sorelle,
È una domanda insidiosa, perché nella Legge di Mosè sono menzionati oltre seicento precetti. Come distinguere, tra tutti questi, il grande comandamento? Ma Gesù non ha alcuna esitazione e risponde: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». E aggiunge: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (vv. 37.39).
Questa risposta di Gesù non è scontata, perché, tra i molteplici precetti della legge ebraica, i più importanti erano i dieci Comandamenti, comunicati direttamente da Dio a Mosè, come condizioni del patto di alleanza con il popolo.                                                                                                                                                L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

GUARDARE ALLA REALTÀ DI DIO, PER VIVERE LA VITA TERRENA IN PIENEZZA (Papa Francesco – Angelus 22.10.17)

22 ottobeIl Vangelo di questa domenica (Mt  22,15-21) ci presenta un nuovo faccia a faccia tra Gesù e i suoi oppositori. Il tema affrontato è quello del tributo a Cesare: una questione “spinosa”, circa la liceità o meno di pagare la tassa all’imperatore di Roma, al quale era assoggettata la Palestina al tempo di Gesù.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Le posizioni erano diverse. Pertanto, la domanda rivoltagli dai farisei: «È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» (v. 17) costituisce una trappola per il Maestro. Infatti, a seconda di come avesse risposto, sarebbe stato accusabile di stare o pro o contro Roma.
Ma Gesù, anche in questo caso, risponde con calma e approfitta della domanda maliziosa per dare un insegnamento importante, elevandosi al di sopra della polemica e degli opposti schieramenti.              L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

QUESTA È LA VITA CRISTIANA, UNA STORIA D’AMORE CON DIO. (Papa Francesco) – Omelia per la canonizzazione di 35 Beati 15.10.17)

(Papa Francesco – Omelia per la canonizzazione di 35 Beati 15.10.17)

15 ottobreLa parabola che abbiamo ascoltato ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze (cfr Mt 22,1-14). Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale.

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera “celebrare le nozze”. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi. Il nostro rapporto con Lui, allora, non può essere solo quello dei sudditi devoti col re, dei servi fedeli col padrone o degli scolari diligenti col maestro, ma è anzitutto  quello della sposa amata con lo sposo. In altre parole, il Signore ci desidera, ci cerca e ci invita, e non si accontenta che noi adempiamo i buoni doveri e osserviamo le sue leggi, ma vuole con noi una vera e propria comunione di vita, un rapporto fatto di dialogo, fiducia e perdono.                                                                                                                                                                               L’Omelia continua nell’ ALLEGATO

GIORNATA MONDIALE DEI POVERI (dal messaggio di Papa Francesco)

39-13“Non amiamo a parole, ma con i fatti”. È questo l’eredità più significativa che ci è stata lasciata dall’Anno della Misericordia che si concludeva il 13 novembre dello scorso anno. Affinché l’Anno Santo straordinario non terminasse con l’oblio degli impegni più volte ricordati e delle promesse più volte ripetute, ecco che papa Francesco spiazzò  tutti istituendo la Giornata Mondiale dei Poveri. É una grande occasione affichè, come dice lo slogan, non ci limitiamo a parlare dei poveri, ma soprattutto impariamo a prendercene cura.
Di seguito alcuni brani significativi tratti dal lungo Messaggio che    il Papa ha reso pubblico per l’occasione.

«Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18). Queste parole dell’apostolo Giovanni esprimono un imperativo da cui nessun cristiano può prescindere. La serietà con cui il “discepolo amato” trasmette fino ai nostri giorni il comando di Gesù è resa ancora più accentuata per l’opposizione che rileva tra le parole vuote che spesso sono sulla nostra bocca e i fatti concreti con i quali siamo invece chiamati a misurarci. L’amore non ammette alibi: chi intende amare come Gesù ha amato, deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri. Il modo di amare del Figlio di Dio, d’altronde, è ben conosciuto, e Giovanni lo ricorda a chiare lettere.                                                                               Continua nell’ ALLEGATO

DIO NON ESCLUDE NESSUNO (Papa Francesco – Angelus 08.10.17)

20170487-1_6La liturgia di questa domenica ci propone la parabola dei vignaioli, ai quali il padrone affida la vigna che aveva piantato e poi se ne va (cfr Mt 21,33-43). Così viene messa alla prova la lealtà di questi vignaioli: la vigna è affidata loro, che devono custodirla, farla fruttificare e consegnare al padrone il raccolto.

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Giunto il tempo della vendemmia, il padrone manda i suoi servi a raccogliere i frutti. Ma i vignaioli assumono un atteggiamento possessivo: non si considerano semplici gestori, bensì proprietari, e si rifiutano di consegnare il raccolto. Maltrattano i servi, al punto di ucciderli. Il padrone si mostra paziente con loro: manda altri servi, più numerosi dei primi, ma il risultato è lo stesso. Alla fine, con sua pazienza, decide di mandare il proprio figlio; ma quei vignaioli, prigionieri del loro comportamento possessivo, uccidono anche il figlio pensando che così avrebbero avuto l’eredità.                                                                                                                                                                                                   L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

LA VITA SECONDO DIO È IN CAMMINO E CHIEDE L’UMILTÀ DI APRIRSI, PENTIRSI E RICOMINCIARE

(Papa Francesco – Omelia a Bologna 01.10.17)

Celebro con voi la prima Domenica della Parola: la Parola di Dio fa ardere il cuore (cfr Lc 24,32), perché ci fa sentire amati e consolati dal Signore. Anche la Madonna di San Luca, evangelista, può aiutarci a comprendere la tenerezza materna della Parola «viva», che tuttavia è al tempo stesso «tagliente», come nel Vangelo di oggi: infatti penetra nell’anima (cfr Eb 4,12) e porta alla luce i segreti e le contraddizioni del cuore.

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Oggi ci provoca mediante la parabola dei due figli, che alla richiesta del padre di andare nella sua vigna rispondono: il primo no, ma poi va; il secondo sì, ma poi non va. C’è però una grande differenza tra il primo figlio, che è pigro, e il secondo, che è ipocrita. Proviamo a immaginare cosa sia successo dentro di loro. Nel cuore del primo, dopo il no, risuonava ancora l’invito del padre; nel secondo, invece, nonostante il sì, la voce del padre era sepolta.                                                                                                                                                                                                  L’Omelia continua nell’ ALLEGATO

DIO NON ESCLUDE NESSUNO (Papa Francesco – Angelus 24.09.17)

index1Nell’ odierna pagina evangelica (cfr Mt 20,1-16) troviamo la parabola dei lavoratori chiamati a giornata, che Gesù racconta per comunicare due aspetti del Regno di Dio: il primo, che Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno; il secondo, che alla fine vuole dare a tutti la stessa ricompensa, cioè la salvezza, la vita eterna.    

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Il padrone di una vigna, che rappresenta Dio, esce all’alba e ingaggia un gruppo di lavoratori, concordando con loro il salario di un denaro per la giornata: era un salario giusto. Poi esce anche nelle ore successive – cinque volte, in quel giorno, esce – fino al tardo pomeriggio, per assumere altri operai che vede disoccupati. Al termine della giornata, il padrone ordina che sia dato un denaro a tutti, anche a quelli che avevano lavorato poche ore. Naturalmente, gli operai assunti per primi si lamentano, perché si vedono pagati allo stesso modo di quelli che hanno lavorato di meno. Il padrone, però, ricorda loro che hanno ricevuto quello che era stato pattuito; se poi Lui vuole essere generoso con gli altri, loro non devono essere invidiosi.                                                 L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

L’UOMO È SEMPRE PIÙ GRANDE DEL MALE CHE COMMETTE (Papa Francesco – Angelus 17.09.17)

indexIl brano evangelico di questa domenica (cfr Mt 18,21-35) ci offre un insegnamento sul perdono, che non nega il torto subito ma riconosce che l’essere umano, creato ad immagine di Dio, è sempre più grande del male che commette.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

San Pietro domanda a Gesù: «Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?» (v. 21). A Pietro sembra già il massimo perdonare sette volte a una stessa persona; e forse a noi sembra già molto farlo due volte. Ma Gesù risponde: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (v. 22), vale a dire sempre: tu devi perdonare sempre. E lo conferma raccontando la parabola del re misericordioso e del servo spietato, nella quale mostra l’incoerenza di colui che prima è stato perdonato e poi si rifiuta di perdonare.                                                                                                                                                                     L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

SOLO L’AMORE DÀ SENSO E FELICITÀ ALLA VITA (Papa Francesco – Angelus 03.09.17)

EPIFANIAL’odierno brano evangelico (cfr Mt 16,21-27) è la prosecuzione di quello di domenica scorsa, nel quale risaltava la professione di fede di Pietro, “roccia” su cui Gesù vuole costruire la sua Chiesa.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

Oggi, in stridente contrasto, Matteo ci mostra la reazione dello stesso Pietro quando Gesù rivela ai discepoli che a Gerusalemme dovrà patire, essere ucciso, risorgere (cfr v. 21). Pietro prende in disparte il Maestro e lo rimprovera perché questo – gli dice – non può accadere a Lui, al Cristo. Ma Gesù, a sua volta, rimprovera Pietro con parole dure: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» (v. 23). Un momento prima, l’apostolo era benedetto dal Padre, perché aveva ricevuto da Lui quella rivelazione, era una «pietra» solida perché Gesù potesse costruirvi sopra la sua comunità; e subito dopo diventa un ostacolo, una pietra ma non per costruire, una pietra d’inciampo sulla strada del Messia.                          L’Angelus continua nell’ ALLEGATO