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Notiziario – La Parola del Papa

STA A NOI SCEGLIERE SE ESSERE SPETTATORI O COINVOLTI

Omelia di papa Francesco per la Solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo, domenica, 20 novembre 2022, nella Cattedrale di Asti

1a. Omelia del Papa nella Cattedrale di Asti A braccia aperte
[…] Sulla croce appare una sola frase: «Costui è il re dei Giudei» (Lc 23,38). Ecco il titolo: Re. Però, osservando Gesù, la nostra idea di re viene ribaltata. Proviamo a immaginare visivamente un re: ci verrà in mente un uomo forte seduto su un trono con delle insegne preziose, uno scettro tra le mani e anelli luccicanti tra le dita, mentre proferisce ai sudditi parole solenni. Questa, grosso modo, è l’immagine che abbiamo in testa. Ma guardando Gesù, vediamo che è tutto il contrario. Egli non è seduto su un comodo trono, ma appeso ad un patibolo; il Dio che «rovescia i potenti dai troni» (Lc 1,52) opera come servo messo in croce dai potenti; ornato solo di chiodi e di spine, spogliato di tutto ma ricco di amore, dal trono della croce non ammaestra più le folle con la parola, non alza più la mano per insegnare. Fa di più: non punta il dito contro nessuno, ma apre le braccia a tutti. Così si manifesta il nostro Re: a braccia aperte, a brasa aduerte.        Continua nell’ ALLEGATO

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VIVERE LA FEDE CON PERSEVERANZA È COSTRUIRE IL BENE (Angelus, 13-11-2022

1a. AngelusIl Vangelo odierno ci porta a Gerusalemme, nel luogo più sacro: il tempio. Lì, attorno a Gesù, alcune persone parlano della magnificenza di quel grandioso edificio, «ornato di belle pietre» (Lc 21,5). Ma il Signore afferma: «Di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta» (v. 6). Poi rincara la dose, spiegando come nella storia quasi tutto crolla: ci saranno, dice, rivoluzioni e guerre, terremoti carestie, pestilenze e persecuzioni (cfr vv. 9-17). Come a dire: non bisogna riporre troppa fiducia nelle realtà terrene: passano. Sono parole sagge, che però possono darci un po’ di amarezza: già tante cose vanno male, perché anche il Signore fa discorsi così negativi? In realtà il suo intento non è essere negativo, è un altro, è quello di donarci un insegnamento prezioso, cioè la via di uscita da tutta questa precarietà. E qual è la via d’uscita? Come possiamo uscire da questa realtà che passa e passa e non ci sarà più?        Continua nell’ ALLEGATO

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UNITI NELLA DIVERSITÀ PER ESSERE TESTIMONI CREDIBILI (Papa Francesco, 4 Novembre 2022)

PAPA FRANCESCORiportiamo il discorso che papa Francesco ha tenuto, il 4 novembre scorso, nella Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia ad Awali, nel Regno del Barhein, al termine dell’Incontro ecumenico e preghiera per la pace

«Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (At 2,9-11).
Santità, caro Fratello Bartolomeo, cari fratelli e sorelle, queste parole sembrano scritte per noi oggi: da tanti popoli e di tante lingue, da tante parti e di tanti riti, siamo qui insieme, e lo siamo a motivo delle grandi opere compiute da Dio!        Continua nell’ ALLEGATO

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LO SGUARDO DI CRISTO ABBRACCIA DAL BASSO (Angelus, 30-10-2022)

1a. Angelus ZaccheoOggi, nella Liturgia, il Vangelo narra l’incontro tra Gesù e Zaccheo, capo dei pubblicani nella città di Gerico (Lc 19,1-10). Al centro di questo racconto c’è il verbo cercare. Stiamo attenti: cercare. Zaccheo «cercava di vedere chi era Gesù» (v. 3) e Gesù, dopo averlo incontrato, afferma: «Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (v. 10). Soffermiamoci un po’ sui due sguardi che si cercano: lo sguardo di Zaccheo che cerca Gesù e lo sguardo di Gesù che cerca Zaccheo.

Lo sguardo di Zaccheo. Si tratta di un pubblicano, cioè uno di quegli ebrei che raccoglievano le tasse per conto dei dominatori romani – un traditore della patria – e approfittavano di questa loro posizione. Per questo, Zaccheo era ricco, odiato da tutti e additato come peccatore. Il testo dice che «era piccolo di statura» (v. 3) e con questo forse allude anche alla sua bassezza interiore, alla sua vita mediocre, disonesta, con lo sguardo sempre rivolto in basso. Ma l’importante è che era piccolino. Eppure, Zaccheo vuole vedere Gesù. Qualcosa lo spinge a vederlo.     Continua nell’ ALLEGATO

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BEATI NON QUELLI CHE STANNO IN PACE, MA CHE LA COSTRUISCONO (Angelus, 01-11-2022)

2a. beatidutinimarcellosilvestriOggi, festeggiamo tutti i Santi e potremmo avere un’impressione fuorviante: potremmo pensare di celebrare quelle sorelle e quei fratelli che in vita sono stati perfetti, sempre lineari, precisi, anzi “inamidati”. Invece, il Vangelo di oggi smentisce questa visione stereotipata, questa “santità da immaginetta”. Infatti le Beatitudini di Gesù (cfr Mt 5,1-12), che sono la carta d’identità dei santi, mostrano tutto l’opposto: parlano di una vita controcorrente, di una vita rivoluzionaria! I santi sono i veri rivoluzionari.

Prendiamo ad esempio una beatitudine, molto attuale: «Beati gli operatori di pace» (v. 9), e vediamo come la pace di Gesù sia molto diversa da quella che immaginiamo. Tutti desideriamo la pace, ma spesso quello che noi vogliamo non è proprio la pace, è stare in pace, essere lasciati in pace, non avere problemi ma tranquillità. Gesù, invece, non chiama beati i tranquilli, quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace e lottano per fare la pace, i costruttori, gli operatori di pace. Infatti, la pace va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza. Noi vorremmo che la pace piovesse dall’alto, invece la Bibbia parla del «seme della pace» (Zc 8,12), perché essa germoglia dal terreno della vita, dal seme del nostro cuore; cresce nel silenzio, giorno dopo giorno, attraverso opere di giustizia e di misericordia, come ci mostrano i testimoni luminosi che festeggiamo oggi.      Continua nell’ ALLEGATO

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IL COMMERCIO DELLE ARMI È UNO SCANDALO A CUI NON DOBBIAMO RASSEGNARCI (Angelus, 31-07-2022)

1a. Angelus-Papa-Francesco-2022-07-31-VelvetMagNel Vangelo della Liturgia odierna, un uomo rivolge a Gesù questa richiesta: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità» (Lc 12,13). È una situazione molto comune, problemi simili sono ancora all’ordine del giorno: quanti fratelli e sorelle, quanti membri della stessa famiglia purtroppo litigano, e magari non si parlano più, a causa dell’eredità!
Gesù, rispondendo a quell’uomo, non entra nei particolari, ma va alla radice delle divisioni causate dal possesso delle cose, e dice chiaramente: «Tenetevi lontani da ogni cupidigia» (v. 15). Che cos’è la cupidigia? È l’avidità sfrenata di beni, il volere sempre arricchirsi. È una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza. Soprattutto chi ha tanto non si accontenta mai: vuole sempre di più, e solo per sé. Ma così non è più libero: è attaccato, schiavo di ciò che paradossalmente doveva servirgli per vivere libero e sereno. Anziché servirsi del denaro, diventa servo del denaro.          Continua nell’ ALLEGATO

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LA STORIA È NELLE MANI DI DIO, MA NO AD UNA VITA ADDORMENTATA (Angelus, 07-08-2022)

Nel Vangelo della Liturgia odierna, Gesù parla ai discepoli per rassicurarli da ogni paura e per invitarli alla vigilanza. Sono due le esortazioni fondamentali che rivolge loro: la prima è «non temere, piccolo gregge» (Lc 12,32); la seconda «siate pronti» (v. 35). “Non temere” e “siate pronti”. Si tratta di due parole-chiave per sconfiggere le paure che a volte ci paralizzano e per superare la tentazione di una vita passiva, addormentata. “Non temere” e “siate pronti”: soffermiamoci su questi due inviti.
Non temere. Per prima cosa Gesù incoraggia i discepoli. Ha appena finito di parlare loro della cura amorevole e provvidente del Padre, che si preoccupa dei gigli dei campi e degli uccelli del cielo e, quindi, tanto più dei suoi figli. Perciò non bisogna affannarsi e agitarsi: la nostra storia è saldamente nelle mani di Dio.           Continua nell’ ALLEGATO

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LA PAROLA DI GESÙ È LA PARTE MIGLIORE (Angelus, 17-07-2022)

papaIl Vangelo della Liturgia di questa domenica ci presenta un vivace quadretto domestico con Marta e Maria, due sorelle che offrono ospitalità a Gesù nella loro casa (cfr Lc 10,38-42). Marta si dà subito da fare per l’accoglienza degli ospiti, mentre Maria si siede ai piedi di Gesù per ascoltarlo. Allora Marta si rivolge al Maestro e gli chiede di dire a Maria che l’aiuti. La lamentela di Marta non sembra fuori luogo; sentiamo anzi di darle ragione. Eppure Gesù le risponde: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola cosa c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41-42). È una risposta che sorprende. Ma Gesù molte volte ribalta il nostro modo di pensare. Chiediamoci perché il Signore, pur apprezzando la generosa premura di Marta, afferma che l’atteggiamento di Maria è da preferire.
La “filosofia” di Marta sembra questa: prima il dovere, poi il piacere. L’ospitalità, in effetti, non è fatta di belle parole, ma esige che si metta mano ai fornelli, che ci si dia da fare in tutto ciò che occorre perché l’ospite possa sentirsi ben accolto.     Continua nell’ ALLEGATO

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA IN CANADA (Angelus, 24-07-2022)

2a. Angelus, 24.07.22Buona domenica a tutti, benvenuti! Grazie di questo servizio e anche di questa compagnia: io la vivo come una compagnia… Grazie per il vostro lavoro. Mi piacerebbe salutarvi come sempre. Credo che ce la faccio a girare, possiamo andare.
Stiamo attenti in questo viaggio: come ha detto [Matteo Bruni], è un viaggio penitenziale, facciamolo con questo spirito. Do il benvenuto anche alla “decana” [la giornalista messicana Valentina Alazraki]: è tornata, dopo alcuni viaggi in cui non c’era…
Buona domenica! Io vorrei che oggi… Non c’è l’Angelus, ma facciamolo qui, l’Angelus.            Continua nell’ ALLEGATO

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SE NON C’È FRATERNITÀ, LA MISSIONE EVANGELICA NON AVANZA (Angelus, 03-07-2022)

FOTONel Vangelo della Liturgia di questa domenica leggiamo che «il Signore designò altri settantadue [discepoli] e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1). I discepoli sono stati inviati a due a due, non singolarmente. Andare in missione a due a due, da un punto di vista pratico, sembrerebbe comportare più svantaggi che vantaggi. C’è il rischio che i due non vadano d’accordo, che abbiano un passo diverso, che uno si stanchi o si ammali lungo la via, costringendo anche l’altro a fermarsi. Quando invece si è da soli, sembra che il cammino diventi più spedito e senza intoppi. Gesù però non la pensa così: davanti a sé non invia dei solitari, ma discepoli che vanno a due a due. Ma facciamoci una domanda: qual è la ragione di questa scelta del Signore?          Continua nell’ ALLEGATO

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