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Notiziario – riflessioni

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

è passato un po’ in sordina l’evento Economy of Francesco (per comodità e partigianeria lo chiamerò Economia di Francesco), che dal 19 al 21 di novembre ha riunito almeno 2.000 giovani  economisti, imprenditori, studiosi provenienti da tutto il mondo. Questa almeno era l’idea iniziale prevista per la fine di marzo. Poi il CoViD-19 ha rimescolato le carte e tutto si è svolto otto mesi dopo e in collegamento internet.

Sicuramente è stata la pandemia, che da quasi un anno occupa col suo carico di paura e di morte le prime pagine dei quotidiani, ad oscurare l’evento fortemente voluto da papa Francesco. E non è un caso che sia stata un’altra morte, questa volta contrassegnata dal sigillo del mito di Maradona, ad aver soppiantato, per un giorno, le abituali notizie.

Credo però che l’opinione pubblica in generale abbia sottovalutato Economia di Francesco perché l’ha catalogata come la solita vetrina di buone intenzioni come troppo spesso sono apparsi certi documenti della Chiesa.         Continua nell’ ALLEGATO

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LA CROCE SULLE SPALLE E LO SGUARDO SULLE STELLE (P. Gigi Maccalli)

2a. La croce sulle...Riportiamo la testimonianza che P. Gigi ha offerto ai giovani durante la Veglia di Ringraziamento per la sua liberazione e per cominciare il tempo di Avvento, che si è tenuta nel Duomo di Crema il 22 novembre scorso.

Più che dura è stata lunga, una lunga attesa. Ogni giorno al tramonto del sole mi dicevo anche oggi è passato, speriamo domani… Attesa dice tensione: teso-a … La mia tensione interiore era costellata di domande a Dio: fino a quando Signore ti dimenticherai di me? Parla Signore il tuo servo ascolta… c’era tanto silenzio attorno a me e dentro di me.
Cosa dire di 2 anni di attesa e di prigionia… ho bisogno di tempo per rielaborare…mi sono appuntato su dei fogli alcune riflessioni … che un giorno spero riorganizzare.
Il deserto è stata la mia prigione, nel deserto tutto è ostile alla vita: tranne le stelle.  Provo a descrivervi il Sahara in 10 parole. Il Sahara e le sue 10 sorelle. 10 parole che iniziano tutte con “S”.

  •  5 descrivono cose esterne => sole, sabbia, spine, soffio di vento, stelle.
  •  5 situazioni interne => sete, solitudine, sofferenza, scherno e speranza.

1 – Le metto in coppia SOLE e SETE… il mese di maggio è un forno di calore e i 3/4 litri di acqua che bevevo non dissetavano in me la sete. Il sole regna ed impera in tutta la sua potenza durante il giorno. Mi proteggevo con telo, erba e un cappello in testa + turbante e sul volto un panno imbevuto d’acqua. Bollivo l’acqua in genere e bevevo molto thè verde. Ma nulla poteva dissetarmi la sete di vita e di libertà che sentivo bruciare dentro.           Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

abbiamo già avuto modo di costatare che una delle figure più ascoltate da sempre, ma in modo particolare in questi ultimi mesi, è, insieme al Papa, il nostro presidente Mattarella. Spesso abbiamo apprezzato il tempismo dei suoi interventi, l’equilibrio delle sue argomentazioni, lo spessore dei contenuti offerti. Ed è stato proprio  uno dei suoi ultimissimi discorsi a suscitare molto interesse nell’opinione pubblica, per aver colto, nel giro di poche frasi, due problemi fondamentali per il nostro benessere se non per la nostra sopravvivenza. Proviamo a rileggerle…

«Questo virus è ancora in parte sconosciuto, ma, tra gli altri aspetti, ci rendiamo conto che tende a dividerci. Tra fasce di età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere le scelte necessarie – talvolta impopolari – per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno».

Il pluralismo e l’articolazione delle istituzioni repubblicane sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide.
La libertà rischia di indebolirsi quando si abbassa il grado di coesione, di unità tra le parti. E’ questa la prima responsabilità delle istituzioni democratiche, a tutti i livelli, e questa è la lezione che la pandemia ribadisce con durezza.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                      abbiamo voluto aprire questo numero della Comunicazione  con due fotogrammi tratti da uno dei filmati più drammatici che la cronaca di questi giorni ci abbia offerto. E a commento ci sono le parole disperate urlate dalla madre alla ricerca di quel figlio di solo sei mesi…
Immaginate, una notte – scrive Marina Corradi su Avvenire di ieri – di avere un incubo. Vi trovate in alto mare, sotto a un cielo color piombo. Siete rimaste sole su gommone che si è appena rovesciato, fra onde minacciose. Vi riprendete, ma vi ritrovate con le braccia vuote. E il bambino, mio Dio, il bambino di sei mesi che tenevate stretto come un tesoro? ‘Dov’è il mio bambino? Ho perso il mio bambino! Dov’è il mio bambino?’, gridate, e in quel momento vi svegliate, il cuore a cento all’ora. Ma non è un incubo, è tutto vero. Nel Mediterraneo, l’altro ieri. Un gommone con cento a bordo naufragato, Open Arms l’unica nave in soccorso, sei i morti accertati. Fra cui Joseph, sei mesi. Prologo, questa tragedia, a un’altra, di ieri: settantaquattro morti al largo di Khums, in Libia. Un nuovo massacro che non troverà molto spazio sui giornali.
Noi madri, padri, nonni, sappiamo tutti bene com’è un bambino di sei mesi, leggero ancora fra le braccia, gli occhi spalancati e curiosi, e i gorgoglii, e i sorrisi (sorridono, a quell’età, come se credessero in un mondo bellissimo). Provate, con uno di questi vostri bambini in braccio, a immaginare di salire su un gommone malmesso, stracarico, in un mare agitato. Come si fa a esporre un neonato al sole a picco dell’estate, alla sete, o alle tempeste dell’autunno e dell’inverno?          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

siamo di nuovo in clausura e mi sembra giusto, oltre che opportuno cedere la parola al nostro vescovo Daniele e al suo messaggio alla diocesi di Crema  a fronte delle restrizioni dovute alla ripresa dell’emergenza CoViD-19

 Cari fratelli e sorelle in Cristo,

rivolgo a tutte e tutti voi il mio saluto più affettuoso e cordiale. Vi raggiungo alla vigilia di un nuovo periodo di difficoltà e restrizioni che ci troviamo a vivere, nel contesto del perdurare della pandemia CoViD-19, che si è rafforzata in tutta Europa nelle ultime settimane e che conosce una particolare recrudescenza anche nella nostra regione Lombardia, già duramente provata nella primavera scorsa.

Da domani, 6 novembre 2020, e per almeno due settimane, la nostra regione, qualificata come area caratterizzata «da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto» (più semplicemente: «zona rossa»), ancora una volta dovrà far fronte a diverse restrizioni piuttosto impegnative.
Invito tutti ad accogliere queste restrizioni con pazienza e fiducia, ciascuno facendo la sua parte nella costruzione del bene comune e nella salvaguardia della salute di tutti, come base necessaria di una buona convivenza e anche della tenuta del contesto sociale ed economico, di cui non possiamo fare a meno. Ricordo che le cautele e i limiti che ci sono chiesti, proteggendo la nostra e altrui salute, servono pure a non sovraccaricare il sistema sanitario, anche perché un eccesso di pazienti CoViD-19 toglierebbe forze e risorse alla cura di tante altre patologie, anche gravi, con conseguenze deleterie.            Continua nell’ ALLEGATO

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LA NECESSITÀ DI RIPENSARE IL RAPPORTO TRA EUROPA E RELIGIONE (Laura Zanfrini)

2a. La necessità di ripensare il rapporto tra Europa e religioneNon c’è una battaglia fra cristiani e musulmani, o fra l’Austria e i migranti, ma una lotta fra le molte persone che credono nella pace e alcuni che auspicano la guerra.

 Quella europea è la storia di lunghe e sanguinose “guerre di religione”. Analogamente, in molti paesi la religione è oggi ragione di conflitto, persecuzione e discriminazione; strumento di potere e controllo sociale; pretesto per preservare i privilegi dei gruppi dominanti; veicolo d’omologazione culturale; espediente per sovvertire la convivenza e imporre regimi autoritari o progetti politici criminali. I migranti sono testimon

i viventi di una geografia religiosa complessa e dei molti significati della fede. A volte schegge impazzite, lupi solitari o membri delle reti terroristiche internazionali, “simpatizzanti” dei folli progetti politici dell’Isis – come nel caso che ha sconvolto l’Austria in queste ore –, artefici di attentati vili ed efferati al grido Allahu akbar: questo sì un atto di blasfemia verso i fedeli musulmani. Più spesso, uomini e donne di diverse religioni partono alla volta dell’Europa portando con sé immagini e oggetti sacri, con la speranza (se non la fatalistica certezza) che il loro Dio li accompagnerà in ogni tappa del viaggio, che la fede preserverà le loro radici e li aiuterà a superare le difficoltà, che la religione sarà lo scudo difensivo per far crescere i figli in una società secolarizzata. In altri casi ancora, uomini e donne vittime della persecuzione religiosa o dell’ateismo di Stato trovano in Europa il luogo in cui sperimentare la libertà di professare la fede e di viverla in modo autentico affrancandosi dalle interpretazioni distorte dei precetti religiosi, l’occasione per metterne a frutto il potenziale generativo attraverso l’impegno civico e solidaristico, la motivazione per spezzare la logica del risentimento e sentirsi parte di una società pluralistica.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

sinceramente non ce lo aspettavamo! Questo dilagare spaventoso del virus per tutta la Penisola ci ha colto davvero di sorpresa. È vero che qualcuno ci aveva avvertito di una probabile recrudescenza autunnale, ma eravamo troppo intenti a recuperare il tempo perduto.
Così ci siamo dimenticati di tutti i buoni propositi appena formulati, quando dicevamo solennemente che “niente sarà più come prima” o “siamo tutti sulla stessa barca”. Siamo invece tornati a vivere esattamente come vivevamo prima.
Anzi qualcuno ha fatto di peggio…
Qualche illustre virologo ci ha spiegato con naturalezza che il virus era clinicamente morto. Qualche politico, desideroso di mettersi in mostra, si è tolto la mascherina, sostenendo che bisognava pur vivere. Poi è stata la volta delle discoteche. Insomma ci siamo dimenticati che tutto era davvero cambiato e, mentre ancora una volta abbiamo dato prova di non saper imparare dalla Storia, Covid-19 ha proseguito per la sua strada, l’unica che conosce e che sa praticare: riprodursi, riprodursi, riprodursi.
Così il risveglio è stato traumatico e per molti inaccettabile.          Continua nell’ ALLEGATO

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PAPA FRANCESCO ED I DIRITTI UMANI (José María Castillo)

3a. Diritti umaniLa decisione di papa Francesco, secondo la quale le persone omosessuali possono contrarre un matrimonio civile, dal momento che il diritto canonico (can. 1055) definisce il suddetto matrimonio come “l’unione di un uomo e una donna per tutta la vita”, è stata una delle grandi notizie del momento, in un mondo così convulso per notizie sensazionali, come stiamo vivendo.

Come è logico, la decisione ha interessato soprattutto le persone omosessuali. Ma, se questa questione viene pensata con più calma, possiamo e dobbiamo dire che stiamo vivendo un evento che trascende il problema dell’omosessualità. Questo certamente. Ma non solo e non principalmente questo. Senza esagerare in alcun modo, possiamo affermare con certezza che stiamo assistendo al superamento della stagnazione che la Chiesa si trascina da quando nel sec. XVIII è stata superata dall’Illuminismo.
Infatti, che si creda o no, la Chiesa è stata emarginata nella società e nella cultura moderna a partire dall’evento della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789-1791). Dichiarazione alla quale papa Pio VI il 29 marzo 1790 si oppose fermamente in un’assemblea di cardinali, nella quale il papa affermò che i diritti umani erano un attacco e una ferita che si facevano alla religione ed ai diritti della Santa Sede. E così il papato restò fermo da Pio VI nel 1790, fino a Pio X nel 1906.            Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

credo che sia un grande privilegio per tutti noi qui presenti  partecipare a questa Veglia Missionaria che per la nostra Diocesi assume un valore che definirei storico.
Quante volte ci siamo amaramente  dati appuntamento per il 17 del mese successivo per ricordare insieme e pregare per la liberazione di padre Gigi Maccalli ed oggi, vigilia della Giornata missionaria mondiale (la 94a per la precisione) ci ritroviamo a festeggiare e ringraziare il Signore per la sua liberazione e a ricordare il primo anniversario della beatificazione di Padre Alfredo Cremonesi. Se la Giornata missionaria è la festa della missione, non si poteva scegliere giorno migliore per ricordare questi splendidi avvenimenti.
Siamo perfettamente consapevoli che la liberazione di Padre Gigi non è opera nostra, tuttavia un po’ ci appartiene se  non altro per la costanza e la forza con le quali l’abbiamo desiderata. La nostra fede non è mai venuta meno, anche quando la ragione ci era contro, e possiamo dire di aver sperato contro ogni speranza,
Ma ciò che ha caratterizzato questi nostri sentimenti e queste nostre azioni è la coralità. Una coralità che, superando campanilismi e particolarismi atavici, ha saputo costruire una catena di preghiere e di riflessioni davvero profonde e unitarie. Il rapimento di padre Gigi, come gli ho detto scherzosamente al telefono ieri mattina, ha compiuto il miracolo di farci sentire un cuore solo e un’anima sola, recuperando un senso di appartenenza diocesana e territoriale davvero ammirevole ed encomiabile. In questo modo tutta una comunità ha tessuto intorno al nostro missionario una grande coperta di fraternità.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

lascio volentieri la penna al vescovo Daniele che, con il suo Comunicato ufficiale interpreta tutti i nostri sentimenti riguardo alla liberazione di Padre Gigi…
«Con gioia grandissima, al suono festoso delle campane della Cattedrale, della sua parrocchia di Madignano e di tante chiese delle diocesi di Crema, abbiamo accolto nella serata di giovedì 8 ottobre 2020 la notizia della liberazione, avvenuta in Mali, di padre Gigi Maccalli e di altri ostaggi che ne condividevano la prigionia: una prigionia durata, per lui, quasi venticinque mesi, da quel 17 settembre 2018 che ne ha visto il rapimento nella sua parrocchia di Bomoanga, in Niger.
La gioia di tutta la Diocesi di Crema si unisce a quella dei familiari di padre Gigi – e specialmente della sorella Clementina e dei fratelli Angelo e p. Walter –, dei confratelli missionari della Società delle Missioni Africane, della diocesi di Niamey, dai tanti amici che in questi lunghi mesi hanno condiviso l’apprensione, le speranze, la preghiera e l’attesa.
Grazie a quanti hanno pregato e operato per questa liberazione!        Continua nell’ ALLEGATO

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