Articles Tagged with Riflessioni

Notiziario – riflessioni

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

una delle cose che ci ha maggiormente stupito in negativo durante la pandemia, è stato scoprire che le industrie militari, nonostante tutta l’Italia fosse “zona rossa”, continuavano a produrre armi a pieno ritmo. Mentre da un lato venivano date precise istruzioni per evitare l’estendersi di un produttore di morte: il contagio, dall’altro venivano date precise istruzioni per aumentare l’estendersi di un produttore di morte: le armi. Una totale schizofrenia che soltanto noi umani siamo capaci di creare.

Se vogliamo che il CoViD-19 non sia soltanto un brutto ricordo da dimenticare, dobbiamo avere il coraggio di gridare a voce alta che non sappiamo cosa farcene delle armi, quando la nostra tragica e recentissima esperienza ci dice che abbiamo bisogno di investire in ospedali, in scuole, nell’ambiente, nella cultura. Per questo ci sembra giusto aderire alla Campagna CAMBIAMO MIRA! INVESTIAMO NELLA PACE.

Il testo che segue è l’editoriale pubblicato dalla rivista missionaria NIGRIZIA il 26 giugno scorso.

“Ognuno di noi – scriveva il teologo fiorentino Enrico Chiavacci – ha il diritto e il dovere di sapere “dove mette i propri soldi e a che cosa quei soldi servono. È un dovere morale, fondamentale per tutti”. Senz’altro per un cittadino della nostra Repubblica, che “ripudia la guerra”. A maggior ragione per un cristiano.     Continua nell’ ALLEGATO

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CAMBIAMO MIRA! (La Redazione)

2a. Cambiamo mira!Investiamo nella Pace, non nelle armi

Proponiamo l’appello congiunto delle riviste MISSIONE OGGI, MOSAICO DI PACE E NIGRIZIA alle comunità cristiane, vescovi, parroci, consigli pastorali e a tutte le persone di buona volontà preparato in occasione della Solennità della Pentecoste e della Festa della Repubblica. Pur essendo passato un mese dalla pubblicazione dell’appello e tre settimane dal lancio della Campagna, crediamo di essere sempre in tempo per sostenere una Campagna che OGGI PIÙ CHE MAI, ha bisogno dell’aiuto di tutti!

Bisceglie, Brescia, Verona 27 maggio 2020

“Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite”. Con queste parole profetiche, nel suo messaggio di Pasqua, papa Francesco richiama l’urgenza di sostenere la vita e smettere di finanziare la morte.        Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                         l’articolo che frei Betto dedica più avanti alla classe dirigente brasiliana è quantomeno impietoso perché mette in evidenza sia la sua incapacità operativa sia la colpevole sottovalutazione del pericolo coronavirus. Fortunatamente i Brasiliani stanno rispondendo in modo molto diverso e nei prossimi numeri ci racconteranno con quanta fantasia e quanto coraggio stiano affrontando questa crisi tremenda.
Ora se è legittimo e doveroso esprimere delle critiche all’operato di un governo, nel nostro caso, il governo federale del Brasile quando questo operato va contro gli interessi della maggioranza dei cittadini, è altrettanto legittimo e doveroso chiederci se anche noi, nella nostra realtà locale e nazionale, ci stiamo comportando se non in modo irreprensibile, almeno in modo onesto.
Il tempo di sfogliare un quotidiano o di ascoltare un giornale radio per renderci conto che la situazione non è assolutamente confortante. Se nei momenti più difficili ci eravamo illusi che “dopo niente sarebbe stato come prima”, possiamo dire che la disillusione è dominante.
Tralasciamo, per carità di patria, la vicenda spaventosa della Caserma dei Carabinieri di Piacenza… Quante puntate della serie televisiva “Il Maresciallo Rocca” saranno necessarie per far recuperare fiducia nell’Arma? E nemmeno trattiamo dell’evasione fiscale, perché di questo parla profeticamente mons. Bettazzi in un altro articolo… Tuttavia bisogna ammettere che purtroppo gli argomenti non mancano.        Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                               riprendo volentieri la prima raccomandazione di Paolo Borsellino, soprattutto perché oggi ci troviamo in una situazione economica estremamente  difficile ed ingarbugliata. Una situazione ottimale per le mafie di qualsiasi natura che, come moderne sirene, sanno trovare il canto giusto per sedurre chi si trova in difficoltà e senza vie d’uscita.
Parlare della MAFIA allora… Ma bisogna farlo in maniera intelligente ed utile. Non basta infatti denunciare un’organizzazione criminale, quanto piuttosto smascherare come si infiltra abilmente in un tessuto sociale sano e soprattutto non lasciare solo chi non vuole lasciarsi avvolgere da un abbraccio che alla lunga si rivelerà mortale.
Per questo, all’inizio dello scorso anno l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario DELPINI scrisse ai suoi Parroci e ai responsabili dei Consigli Pastorali una lettera per sensibilizzarli su un fenomeno che ha assunto negli anni le dimensioni di una vera e propria emergenza sociale, per sollecitarli a una formazione specifica tramite la rete Caritas e a contattare le Forze dell’ordine ove necessario. Ve la propongo non solo perché è un modo intelligente ed utile di testimoniare il Vangelo, ma perché sembra scritta proprio oggi.

Rev.mo Signor Parroco,
come sicuramente sarà a conoscenza, il fenomeno delle difficoltà di molte persone e famiglie nel far fronte all’indebitamento, al pagamento di affitti, di rate di prestiti o di mutui, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Mentre dieci anni orsono, quando scoppiò la prima grande crisi finanziaria, il problema riguardava famiglie già in difficoltà che videro peggiorare in breve tempo la propria situazione, attualmente questa forma di grave disagio sta colpendo molte persone che, fino a poco tempo fa, godevano di una situazione apparentemente tranquilla.          
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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

il richiamo del Papa appena riportato in copertina è davvero molto forte. Non è la prima volta che segnala situazioni di ingiustizia internazionale, ma questa volta ci tocca da vicino e scomoda le nostre coscienze. E di fronte ad una provocazione così decisa ci vuole una risposta altrettanto decisa. È la proposta dei CORRIDOI UMANITARI, sostenuta con coraggio e intelligenza da Aldo BONAIUTO, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, in una lettera pubblicata due giorni fa sul quotidiano Avvenire e che riportiamo integralmente.
L’altra sera in una strada della prostituzione del Centro Italia una ragazza nigeriana, al quinto mese di gravidanza, mi ha descritto l’orrore della sua prigionia in Libia, e lo stupro subito e della ‘madame’ incaricata di indirizzarla al mercimonio. Le ho chiesto chi l’avesse messa incinta e mi ha risposto: ‘i cattivi in Libia’, mostrandomi la schiena piagata dalle frustate.
In tanti anni sulle strade della tratta ho visto che i ‘cattivi’ non si trovano soltanto aldilà del mare, ma anche tra coloro che lasciano mano libera ai trafficanti senza arrivare mai a una politica internazionale che tolga alle organizzazioni criminali un formidabile strumento di sfruttamento e di arricchimento. Persino nelle guerre più cruente e nei momenti nei quali sembrava smarrito ogni senso di umanità, la salvaguardia dello straniero, maggiormente esposto e fragile, è stata sempre riconosciuta e garantita. Una regola non scritta ma ovunque osservata fin dall’antichità, attribuisce all’ostaggio, al fuggitivo uno status di persona che scappa da morte certa e perciò merita tutela e misericordia. La storia ci insegna che, durante qualsiasi conflitto, negoziare e aprire vie di salvezza per fasce di popolazione particolarmente oppresse è l’unica soluzione praticabile per scongiurare stragi di innocenti.        Continua nell’  ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                     il 30 giugno scorso è stato ricordato il 60° anniversario dell’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo. Un avvenimento abbastanza comune, perché nell’arco di due anni quasi tutti i Paesi africani celebreranno lo stesso anniversario di indipendenza. Tuttavia il caso del Congo, sia per motivi storici che geografici, assume un’importanza particolare e ci porta ad abbozzare qualche riflessione sul COLONIALISMO.
In primo luogo le dimensioni della Repubblica Democratica del Congo e la sua posizione geografica ne fanno uno dei Paesi più significativi del Continente africano. La sua storia coloniale poi ha dell’incredibile in quanto la Conferenza di Berlino del 1885 sancì il Congo come “proprietà personale” del re del Belgio Leopoldo II. E continuò ad essere tale fino al 1908, quando il re, anche a causa delle pressioni di un’opinione pubblica internazionale che non accettava né questa anomalia giuridica né le brutalità di cui si macchiò in oltre vent’anni di dominio assoluto, fu costretto a cedere il “suo” Congo allo stato belga.        Continua nell’ ALLEGATO

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“LASCIO IL NIGER, MA NON PADRE GIGI” (P. Vito GIROTTO)

3a. p. VitoSto lasciando definitivamente il Niger, ma in tempo di coronavirus è difficile viaggiare, e poi porto nel cuore un bagaglio molto pesante, fatto di domande e di assenze che mi lasciano perplesso.
Chi conosce la mia prossima partenza da questo paese, dove spesso mi vedeva assieme a p. Pier Luigi Maccalli, mi rivolge la domanda: “Perchè te ne vai quando p. Pier Luigi è ancora prigioniero in Africa?”
Qualcuno aggiunge: “Aspetta un po’, e quando il nostro padre sarà liberato, faremo una grande festa e poi partirete insieme. Continuiamo a pregare: Dio è grande e a lui ci affidiamo”.
Volti di persone, immagini dei 10 anni trascorsi in questo paese del Sahel, progetti realizzati insieme, incontri di programmazione per tante attività pastorali e umanitarie, feste vissute insieme nella goia e nella collaborazione con p. Gigi, mi ritornano continuamente nel cuore in questi giorni in cui sto lasciando fisicamente questa terra di sabbia che è entrata in ogni fessura del mio essere.
Ora la Missione è sulla croce, e la croce che si ergeva sulla collina di Bomoanga, divelta dal piedestallo e quindi ora non più visibile a chi era abituato a scorgerla da lontano, mi richiama il caro amico e confratello, che sta portandone una pesante e nascosta come lui, per violenza, nel deserto del Sahara.
Pochi ci credono, ma i semi del Vangelo trovano sempre fazzoletti di buon terreno, dove rovi e spine non possono impedire loro di germogliare e di portare frutto, anche se il seminatore è lontano. Ma è sempre vicino con la costanza e la speranza che il sudore del suo lavoro e della sua prova non siano dispersi.
Non è una sconfitta quel rapimento avvenuto ventun mesi fa, ma il sigillo della missione che continua con il marchio della croce. E la croce della missione è sempre vittoriosa, nonostante le apparenze umane.
La preghiera che Gigi sta facendo, assieme alla nostra e a quella di tanti amici, sparsi nel mondo, ci dia speranza e gioia di incontralo presto libero, ora che sappiamo che è vivo.
Che il Signore esaudisca questa nostra supplica comunitaria.        p. Vito Girotto, SMA    (da Niamey, Niger)

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FOCOLAIO A MONDRAGONE, TENSIONE TRA COMUNITÀ BULGARA E ITALIANA (Antonio Maria Mira)

Emergenza Coronavirus: Mondragone NA, proteste tra i residenti del Focolaio in cui vi sono 49 contagiati asintomatici e la cittadinanzaNella notte incendiato un pulmino degli immigrati. La “zona rossa” non ferma lo sfruttamento dei braccianti

Continua a restare alta la tensione a Mondragone dove quattro palazzi nei quali vive una comunità bulgara, sono stati dichiarati zona rossa per il Covid-19. Prima fino al 30 giugno e ora fino al 7 luglio. Dopo più di settecento tamponi i positivi sono risultati 49. Ma a preoccupare è il clima che si è creato. Una gravissima conferma la scorsa notte, quando è stata lanciata una bottiglie incendiaria contro il pulmino di un bulgaro, proprio sotto il palazzi ex Cirio, palazzi del degrado, dell’emarginazione e dello sfruttamento. Un fatto gravissimo, malgrado la forte presenza delle forze dell’ordine, alle quali si stanno aggiungendo il militari dell’Esercito inviati dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

E su questo clima torna a parlare il vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza che tre giorni fa aveva invitato ad evitare “atteggiamenti xenofobi”. “Purtroppo – ci dice – quello che temevo è accaduto. Ora – è la sua proposta – spero che si faccia un tavolo di confronto per cercare di orientare gli sviluppi, evitando che la situazione sia gestita da forze sbagliate. E mi riferisco a ambienti illegali. È questo mondo dell’illegalità a soffiare sul fuoco”.      Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

l’abbattimento della croce di Bomoanga si ricollega a un tema oggi molto attuale da noi: quello delle STATUE. Infatti qualcosa di simile sta avvenendo in Occidente con l’abbattimento, a furor di popolo, di statue che ritraggono personaggi storici ritenuti colpevoli di razzismo. L’ondata è arrivata anche in Italia ed ha investito la statua del giornalista Indro Montanelli che, quando negli anni trenta era in Africa al comando di un battaglione di Ascari, aveva con sé una bambina di 12 anni, comprata, costretta al concubinaggio forzato. Che fare?
A dire il vero non è un problema nuovo e ce ne parla in un ricco articolo comparso su Internazionale la scrittrice italiana di origini somale Igiaba Scego https://www.internazionale.it/opinione/igiaba-scego/2020/06/09/tracce-passato-colonialismo-razzismo-fascismo
Alla vigilia delle Olimpiadi di Roma del 1960 Gianni Rodari scrisse per il quotidiano Paese Sera un pezzo dal titolo “Poscritto per il Foro”. Era sulle scritte al Foro Italico che inneggiano al fascismo, un’epoca ancora piuttosto recente nei tempi in cui Rodari firmava il suo articolo.
«Si vogliono lasciare le scritte mussoliniane? Va bene. Ma siano adeguatamente completate. Lo spazio, sui bianchi marmi del Foro Italico, non manca. Abbiamo buoni scrittori per dettare il seguito di quelle epigrafi e valenti artigiani per incidere le aggiunte».
Per Rodari le aggiunte dovevano riguardare il dolore che il fascismo aveva inflitto. Un dolore che andava ricordato per non ripetere più un obbrobrio del genere. Completare quindi, per non soccombere.       Continua nell’ ALLEGATO

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GRAZIE, GEORGE (frei Betto)

3a. Grazie GeorgeHo imparato nel Cristianesimo, caro George Floyd, che il sangue versato dai martiri irriga la terra e produce frutti in abbondanza. Qui dal Brasile, nel sud del mondo, dove avviene un genocidio per disprezzo da parte del governo della pandemia del CoViD-19, ringrazio Dio per il dono della tua vita. Il tuo sacrificio non è stato vano.

Come ha dichiarato Gianna, la tua figlia di 6 anni, “mio padre ha cambiato il mondo”. Piegato, ti sei alzato; umiliato, ti sei fatto grande; assassinato, vivi per sempre nella memoria di tutti noi, indignati, che gridiamo “basta” al razzismo.

Prima di te, milioni di donne e uomini neri furono schiavizzati, violentati, colonizzati e segregati, considerati esseri disprezzabili, inferiori, abietti. Nemmeno il sangue di Zumbi dos Palmares e di Martin Luther King, crudelmente assassinati come te, è stato sufficiente per far tacere i razzisti, ridurre la violenza della polizia nordamericana e convincere famiglie, scuole e governi ad adottare pedagogie efficaci contro il preconcetto e la discriminazione.       Continua nell’ ALLEGATO

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