Articles Tagged with Riflessioni

Notiziario – riflessioni

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                               tre giorni fa abbiamo celebrato la festa del nostro Santo Patrono, un medico, figura quanto mai attuale nella situazione che stiamo vivendo. Per questo mi sembra significativo iniziare la lettera riportando la breve, ma densa riflessione di don Mario BOTTI.

“Festa di san Pantaleone, patrono della nostra chiesa diocesana e del territorio Cremasco. Un santo che conclude la vita col martirio. Di professione era medico e noi abbiamo chiesto la sua intercessione anche durante la fase più acuta della pandemia. Il martire è colui che ama anche nelle situazioni dove i gesti dell’amore sembrerebbero apparentemente inutili o eccessivi. Ricordo, in ospedale, nel letto di fronte al mio, un uomo grave e ormai completamente sedato. L’infermiera si ferma presso di lui per lavarlo e cambiarlo, poi si avvicina al carrello, prende del buon deodorante e profuma il corpo di quell’uomo, anche se lui non potrà apprezzare quel gesto … Credo che i martiri siano arrivati a compiere grandi gesti di amore, fino a dare la loro stessa vita, perché non si sono sottratti nel compiere gesti di amore per Gesù e per i fratelli, anche quando sembrava inutile o esagerato l’amore che offrivano. Quell’infermiera ha compiuto un gesto di grande attenzione su un uomo ormai incapace di apprezzare quel che gli veniva donato … ma con quel gesto è stata la vita di quella infermiera a profumare di autentica umanità. Oggi preghiamo il nostro santo Patrono e affidiamo a Lui anche i medici e quanti operano nell’ambito della sanità”.

San Pantaleone ci ricorda la nostra appartenenza, per fede, alla Diocesi di Crema. Già ma che cos’è una DIOCESI?
SecoNdo il Diritto Canonico la diocesi è “una porzione del Popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del Vescovo, coadiuvato dai suoi presbiteri in modo che (…) costituisca una Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica”.       Continua nell’  ALLEGATO

————————————————————

SETTE IDEE PER LA PRIMA ESTATE POST COVID (Diego Andreatta)

VLUU L100, M100 / Samsung L100, M100Un primissimo elenco di iniziative o modalità che tengono conto di quanto ci siamo lasciati alle spalle.

Questa “maledetta” primavera ci porta a rimodulare uno dei riti estivi d’inizio giugno: calendario alla mano, si fissano definitivamente impegni lavorativi e vacanzieri dei tre mesi caldi, in un puzzle d’incastri (e di spese) che è autentico rompicapo, non solo per le famiglie. Ma quest’anno, nella prima estate post Covid, anche la progettazione – per tanti aspetti entusiasmante, promessa di libertà riconquistata – si presenta a dir poco proibitiva: aperture rinviate, protocolli in continua evoluzione, strutture ricettive in forse e soggiorni organizzati a forte rischio di cancellazione; vale per tanti campeggi parrocchiali e oratoriani o, per restare in ambito ecclesiale, pellegrinaggi e ritiri, campi scuola e route degli scout.
Prendetelo come un gioco di questa prima strana domenica di giugno 2020: stilare un elenco di idee alternative – almeno sette – con cui ridisegnare il nostro quadretto estivo, personale o familiare.
1) Un aiuto a chi lavora. È forse la priorità da metterci in testa, giacché non per tutti quest’estate fa rima con vacanza. Molti genitori sono rimasti senza congedi, dovranno lavorare da giugno ad ottobre; le vacanze… forzate le hanno già esaurite. I piani aziendali rivoluzionati e l’obbligo di una difficile ripresa economica non consentono ulteriori pause.
L’attenzione a conoscenti, familiari, amici o vicini rimasti “senza vacanze” può innescare varie idee solidali. Perché non cominciare dalla giornata domenicale, che sia davvero per loro riposante e non stressante?     Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                 ci voleva la morte atroce e violenta di George Floyd, per farci capire che, nonostante la buona volontà di alcuni, le cose non cambieranno da sole e che il RAZZISMO, rimane uno dei grandi nemici con cui dovremo lottare. A costo di sembrare crudeli riportiamo le ultime parole di George, un uomo di 46 anni, ucciso da un agente di polizia statunitense che lo ha bloccato, premendogli il ginocchio sul collo con tutto il suo peso per quasi nove minuti:

«È la mia faccia, amico
non ho fatto nulla di grave, amico
ti prego
ti prego
ti prego non riesco a respirare
ti prego amico
qualcuno mi aiuti
ti prego amico
non riesco a respirare
non riesco a respirare
ti prego    (parte non comprensibile)
amico non respiro, la mia faccia
devi solo alzarti
non riesco a respirare
ti prego, un ginocchio sul mio collo
non riesco a respirare           Continua nell’ ALLEGATO


————————————————————

ARMI, GLI AFFARI D’ORO ITALIANI (E IL PRIMO CLIENTE È L’EGITTO) (Luca Liverani)

6a. Armi affari d'oroIl quadro inquietante dell’export bellico nostrano (oltre 5 miliardi di euro) nella Relazione governativa trasmessa nei giorni scorsi al Parlamento. Critiche da Rete per il disarmo e Rete della Pace
Armi italiane all’Egitto. Nonostante le nebbie sull’omicidio di Giulio Regeni. Nonostante la guerra in corso nella vicina Libia. Nel 2019 l’Italia ha autorizzato la produzione e vendita di oltre 5 miliardi di armi a Paesi in gran parte estranei alla Nato e all’Unione europea. E il cliente migliore è stato proprio il Paese guidato dal presidente Abdel Fattah Al Sisi, il cui governo continua a non collaborare con l’Italia nelle indagini sull’assassinio del ricercatore friulano. E sul quale pesano sospetti internazionali di violazione dell’embargo Onu verso la Libia, per rifornimenti di armi alle milizie di Haftar. L’altro migliore cliente dell’Italia è il Turkmenistan, guidato da un regime autoritario, accusato di costanti violazioni dei diritti, nel 2018 al terz’ultimo posto su 180 paesi nella classifica mondiale della libertà di stampa di Reporters sans frontières.

Eccolo il quadro dell’export bellico italiano, a quanto emerge dai dati aggregati per il 2019 della Relazione governativa trasmessa nei giorni scorsi al Parlamento, anche quest’anno con grave ritardo. Il rapporto è richiesto dalla Legge 185/90 che regola l’esportazione dei sistemi militari italiani. Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace hanno potuto esaminare il capitolo introduttivo, redatto dalla Presidenza del Consiglio, che riassume i documenti dei dicasteri coinvolti nell’iter autorizzazione, coordinato dall’Autorità Nazionale Uama (Unità per le Autorizzazione dei Materiali di Armamento) del Ministero degli Esteri.      Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

chiedo scusa se ho dedicato l’apertura della Comunicazione al ricordo di Ezio BOSSO, ma il suo amore per la vita e per la musica era talmente contagioso che ci mancherà, soprattutto in questo momento faticoso, dove il grigio di un futuro incerto a fatica viene diradato dal sole di questa luminosa primavera.

L’argomento di questa lettera d’apertura ha a che fare con l’ INFORMAZIONE, coniugata però con un argomento che per molti giorni ha occupato le prime pagine dei giornali: il rapimento e il rilascio di Silvia ROMANO. Di Silvia si è scritto di tutto e di più, ma non si è capito bene a che titolo fosse in Africa per conto di un’associazione, Africa Milele, che è sì una Onlus, ma non è una Ong (organizzazione non governativa). Cerchiamo allora di chiarire, per quanto è possibile, da chi è formata la varia umanità che si aggira per il mondo con lo scopo di destinare tempo, competenze e a volte anche denaro, per migliorare le condizioni di vita di persone che vivono molto peggio di noi.      Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————

“QUEL CARICO ORMAI FA PARTE DI ME” (Tommaso Chessa)

3a. Quel carico fa parte di meRiportiamo la lettera di un militare dei camion dei morti di Bergamo: «Senti addosso quella grande responsabilità, ogni buca, ogni avvallamento sembra una mancanza di rispetto nei loro confronti… Pagherei oro per conoscere tutti i parenti delle persone che ho accompagnato nel loro ultimo viaggio».

E stasera termina la fase uno….
Che dire???? Forse la gente non si rende conto, non ha materialmente avuto il tempo di percepire la realtà!
Io vi dico la mia, anche se sono cosciente di non rendere (per fortuna) l’idea.
Essere alla guida di un camion, una giornata qualunque dove il pensiero ti porta oltre la tua quotidianità.
Tu guidi, scambi due chiacchiere con il collega alla parte opposta della cabina, ma quando per forza di cose, per un istante il silenzio rompe tua routine, il tuo pensiero si posa su di loro, realizzi che dentro quel camion non siamo in due, ma in sette…. cinque dei quali affrontano il loro ultimo viaggio… e sì…. l’ultimo…. ti rendi conto di essere la persona sbagliata, o meglio, qualcuno doveva essere al posto tuo ma purtroppo non può… tocca a te…. ed è li che senti addosso quella grande responsabilità, qualcosa che ti preme dentro, ogni buca, ogni avvallamento sembra una mancanza di rispetto nei loro confronti…        Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

preferisco non entrare direttamente nella vicenda personale di Silvia ROMANO, lasciando questo compito alla bella lettera che le ha scritto Miryam Ismail, antropologa somala residente a Milano.

Mi limito solo ad alcune puntualizzazioni su alcuni comportamenti che hanno trasformato un momento di festa in un incubo che purtroppo potrebbe prolungarsi.
In primo luogo credo che sia mancata, in tutta la gestione della vicenda, la SOBRIETÀ. E questo in modo particolare da parte del governo, che avrebbe dovuto predisporre le fasi del ritorno senza clamore e senza trionfalismi. Non è il primo ostaggio che, fortunatamente viene riportato a casa, tuttavia ricordo il pudore e l’attenzione con cui personaggi sia conosciuti, come i giornalisti Quirico, Mastrogiacomo e Sgrena, per ricordarne alcuni, che non conosciuti come le volontarie Greta e Vanessa, rapite cinque anni fa in Siria, furono accolti in Italia. Ci sono situazioni fortemente personali che possono essere date in pasto senza un minimo di rispetto.
In secondo luogo mi sarei aspettato una minore SUPERFICIALITÀ da parte di chi si occupa di informazione. Non sappiamo quasi nulla di questa storia e tuttavia ecco tutti ad esprimere giudizi, valutazioni spesso pesanti, come se fossero esperti di rapimenti, di jihad, di Islam… Ma perché non prendersi una pausa di silenzio per ascoltare, riflettere, capire. Lo stesso silenzio che ci ha permesso  di affrontare con più consapevolezza la prima parte di questa incredibile esperienza della pandemia.      Continua nellALLEGATO

————————————————————

LETTERA A SILVIA ROMANO (Myriam Ismail)

2a. Lettera a SilviaHo scelto il silenzio per 24 ore prima di scrivere questo post.
Quando si parla del jihadismo islamista somalo mi si riaprono ferite profonde che da sempre cerco di rendere una cicatrice positiva. L’aver perso mio fratello in un attentato e sapere quanto è stata crudele e disumana la sua agonia durata ore in mano agli Al Shabab mi rende ancora furiosa, ma allo stesso tempo calma e decisa.
Perché? Perché noi somali ne conosciamo il modus operandi spietato e soprattutto la parte del cosiddetto volto “perbene” . Gente capace di trattare, investire, fare lobbing, presentarsi e vincere qualsiasi tipo di elezione nei loro territori e ovunque nel mondo.
Insomma sappiamo di essere di fronte a avversari pericolosissimi e con mandanti ancor più pericolosi.
Ora la giovane cooperante Silvia Romano, che è bene ricordare NON ha mai scelto di lavorare in Somalia, ma si è trovata suo malgrado in una situazione terribile, è tornata a casa.
Non è un caso che per mesi ho tenuto la foto di Silvia Romano nel mio profilo fb. Sapevo a cosa stava andando incontro.      Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————

AMAZZONIA, DEVASTATA DAL CORONAVIRUS E DALL’INCURIA DELLO STATO (Laura Vicuña Pereira Manso)

3a. Laura Pereira MansoBrasile, dalla parte degli ultimi

Nelle regioni amazzoniche e nelle periferie delle grandi città brasiliane la pandemia non ha fermato deforestazione e inquinamento. Le politiche di abbandono delle fasce di popolazione più fragili stanno favorendo la crescita di violenza e violazioni dei diritti. A tutto vantaggio delle elite al potere
L’Amazzonia brasiliana sta vivendo un altro momento drammatico della sua storia. Innumerevoli massacri e atrocità sono stati commessi contro i popoli indigeni, così come da sempre è stata assente una vera politica pubblica per i popoli amazzonici: riberinhos, abitanti dei fiumi, seringheiros, raccoglitori di gomma, quilombolos, popoli di origine afro, e i molti migranti che popolavano questa terra.
L’Amazzonia è sempre stata una frontiera economica per i gruppi avidi di denaro e di potere che la sfruttavano, e continuano a sfruttarla, senza alcuna considerazione per le persone che vi abitano e le loro reali necessità.  La situazione è catastrofica per le innumerevoli comunità indigene di tutta la regione che già in passato hanno avuto la loro storia, i loro progetti di vita, interrotti da epidemie che hanno sterminato molti popoli, permettendo così libero accesso a potentati economici e colonizzatori che senza scrupoli hanno promosso una guerra biologica contro questi popoli, con la diffusione del morbillo, dell’influenza e di altre malattie letali per le popolazioni indigene.       Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

se la ricorrenza del 25 aprile ci ha portato a parlare della Libertà, è naturale che, con l’arrivo del 1° maggio, si parli del LAVORO. Ma non  è solo questione di una data, è che il lavoro è diventato l’argomento che, insieme alla salute, ricorre maggiormente in qualunque discussione sia essa in famiglia, con gli amici al telefono o su qualunque piattaforma: cartacea, web, radiofonica e televisiva. E, come spesso succede, tanto più si parla di un argomento quanto meno se ne conoscono non solo i contorni, ma l’essenza stessa. Che cos’è il lavoro se non un oggetto sempre più misterioso?

Se qualcuno infatti ha ripreso il suo lavoro di sempre, altri dovranno ricorrere agli ammortizzatori sociali perché il lavoro è sospeso, altri lo hanno già perso o temono di perderlo con la prospettiva di disagi sociali che fatichiamo ad immaginare. Altri hanno scoperto, anche se da anni se ne conosceva l’esistenza, la possibilità di lavorare da casa, altri ancora lavoreranno a singhiozzo, se non addirittura a rotazione, senza contare che ancora non conosciamo il destino dei lavoratori della scuola…     Continua nell’ ALLEGATO

————————————————————