Articles Tagged with Riflessioni

Notiziario – riflessioni

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

il richiamo del Papa appena riportato in copertina è davvero molto forte. Non è la prima volta che segnala situazioni di ingiustizia internazionale, ma questa volta ci tocca da vicino e scomoda le nostre coscienze. E di fronte ad una provocazione così decisa ci vuole una risposta altrettanto decisa. È la proposta dei CORRIDOI UMANITARI, sostenuta con coraggio e intelligenza da Aldo BONAIUTO, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, in una lettera pubblicata due giorni fa sul quotidiano Avvenire e che riportiamo integralmente.
L’altra sera in una strada della prostituzione del Centro Italia una ragazza nigeriana, al quinto mese di gravidanza, mi ha descritto l’orrore della sua prigionia in Libia, e lo stupro subito e della ‘madame’ incaricata di indirizzarla al mercimonio. Le ho chiesto chi l’avesse messa incinta e mi ha risposto: ‘i cattivi in Libia’, mostrandomi la schiena piagata dalle frustate.
In tanti anni sulle strade della tratta ho visto che i ‘cattivi’ non si trovano soltanto aldilà del mare, ma anche tra coloro che lasciano mano libera ai trafficanti senza arrivare mai a una politica internazionale che tolga alle organizzazioni criminali un formidabile strumento di sfruttamento e di arricchimento. Persino nelle guerre più cruente e nei momenti nei quali sembrava smarrito ogni senso di umanità, la salvaguardia dello straniero, maggiormente esposto e fragile, è stata sempre riconosciuta e garantita. Una regola non scritta ma ovunque osservata fin dall’antichità, attribuisce all’ostaggio, al fuggitivo uno status di persona che scappa da morte certa e perciò merita tutela e misericordia. La storia ci insegna che, durante qualsiasi conflitto, negoziare e aprire vie di salvezza per fasce di popolazione particolarmente oppresse è l’unica soluzione praticabile per scongiurare stragi di innocenti.        Continua nell’  ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                     il 30 giugno scorso è stato ricordato il 60° anniversario dell’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo. Un avvenimento abbastanza comune, perché nell’arco di due anni quasi tutti i Paesi africani celebreranno lo stesso anniversario di indipendenza. Tuttavia il caso del Congo, sia per motivi storici che geografici, assume un’importanza particolare e ci porta ad abbozzare qualche riflessione sul COLONIALISMO.
In primo luogo le dimensioni della Repubblica Democratica del Congo e la sua posizione geografica ne fanno uno dei Paesi più significativi del Continente africano. La sua storia coloniale poi ha dell’incredibile in quanto la Conferenza di Berlino del 1885 sancì il Congo come “proprietà personale” del re del Belgio Leopoldo II. E continuò ad essere tale fino al 1908, quando il re, anche a causa delle pressioni di un’opinione pubblica internazionale che non accettava né questa anomalia giuridica né le brutalità di cui si macchiò in oltre vent’anni di dominio assoluto, fu costretto a cedere il “suo” Congo allo stato belga.        Continua nell’ ALLEGATO

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“LASCIO IL NIGER, MA NON PADRE GIGI” (P. Vito GIROTTO)

3a. p. VitoSto lasciando definitivamente il Niger, ma in tempo di coronavirus è difficile viaggiare, e poi porto nel cuore un bagaglio molto pesante, fatto di domande e di assenze che mi lasciano perplesso.
Chi conosce la mia prossima partenza da questo paese, dove spesso mi vedeva assieme a p. Pier Luigi Maccalli, mi rivolge la domanda: “Perchè te ne vai quando p. Pier Luigi è ancora prigioniero in Africa?”
Qualcuno aggiunge: “Aspetta un po’, e quando il nostro padre sarà liberato, faremo una grande festa e poi partirete insieme. Continuiamo a pregare: Dio è grande e a lui ci affidiamo”.
Volti di persone, immagini dei 10 anni trascorsi in questo paese del Sahel, progetti realizzati insieme, incontri di programmazione per tante attività pastorali e umanitarie, feste vissute insieme nella goia e nella collaborazione con p. Gigi, mi ritornano continuamente nel cuore in questi giorni in cui sto lasciando fisicamente questa terra di sabbia che è entrata in ogni fessura del mio essere.
Ora la Missione è sulla croce, e la croce che si ergeva sulla collina di Bomoanga, divelta dal piedestallo e quindi ora non più visibile a chi era abituato a scorgerla da lontano, mi richiama il caro amico e confratello, che sta portandone una pesante e nascosta come lui, per violenza, nel deserto del Sahara.
Pochi ci credono, ma i semi del Vangelo trovano sempre fazzoletti di buon terreno, dove rovi e spine non possono impedire loro di germogliare e di portare frutto, anche se il seminatore è lontano. Ma è sempre vicino con la costanza e la speranza che il sudore del suo lavoro e della sua prova non siano dispersi.
Non è una sconfitta quel rapimento avvenuto ventun mesi fa, ma il sigillo della missione che continua con il marchio della croce. E la croce della missione è sempre vittoriosa, nonostante le apparenze umane.
La preghiera che Gigi sta facendo, assieme alla nostra e a quella di tanti amici, sparsi nel mondo, ci dia speranza e gioia di incontralo presto libero, ora che sappiamo che è vivo.
Che il Signore esaudisca questa nostra supplica comunitaria.        p. Vito Girotto, SMA    (da Niamey, Niger)

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FOCOLAIO A MONDRAGONE, TENSIONE TRA COMUNITÀ BULGARA E ITALIANA (Antonio Maria Mira)

Emergenza Coronavirus: Mondragone NA, proteste tra i residenti del Focolaio in cui vi sono 49 contagiati asintomatici e la cittadinanzaNella notte incendiato un pulmino degli immigrati. La “zona rossa” non ferma lo sfruttamento dei braccianti

Continua a restare alta la tensione a Mondragone dove quattro palazzi nei quali vive una comunità bulgara, sono stati dichiarati zona rossa per il Covid-19. Prima fino al 30 giugno e ora fino al 7 luglio. Dopo più di settecento tamponi i positivi sono risultati 49. Ma a preoccupare è il clima che si è creato. Una gravissima conferma la scorsa notte, quando è stata lanciata una bottiglie incendiaria contro il pulmino di un bulgaro, proprio sotto il palazzi ex Cirio, palazzi del degrado, dell’emarginazione e dello sfruttamento. Un fatto gravissimo, malgrado la forte presenza delle forze dell’ordine, alle quali si stanno aggiungendo il militari dell’Esercito inviati dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

E su questo clima torna a parlare il vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza che tre giorni fa aveva invitato ad evitare “atteggiamenti xenofobi”. “Purtroppo – ci dice – quello che temevo è accaduto. Ora – è la sua proposta – spero che si faccia un tavolo di confronto per cercare di orientare gli sviluppi, evitando che la situazione sia gestita da forze sbagliate. E mi riferisco a ambienti illegali. È questo mondo dell’illegalità a soffiare sul fuoco”.      Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

l’abbattimento della croce di Bomoanga si ricollega a un tema oggi molto attuale da noi: quello delle STATUE. Infatti qualcosa di simile sta avvenendo in Occidente con l’abbattimento, a furor di popolo, di statue che ritraggono personaggi storici ritenuti colpevoli di razzismo. L’ondata è arrivata anche in Italia ed ha investito la statua del giornalista Indro Montanelli che, quando negli anni trenta era in Africa al comando di un battaglione di Ascari, aveva con sé una bambina di 12 anni, comprata, costretta al concubinaggio forzato. Che fare?
A dire il vero non è un problema nuovo e ce ne parla in un ricco articolo comparso su Internazionale la scrittrice italiana di origini somale Igiaba Scego https://www.internazionale.it/opinione/igiaba-scego/2020/06/09/tracce-passato-colonialismo-razzismo-fascismo
Alla vigilia delle Olimpiadi di Roma del 1960 Gianni Rodari scrisse per il quotidiano Paese Sera un pezzo dal titolo “Poscritto per il Foro”. Era sulle scritte al Foro Italico che inneggiano al fascismo, un’epoca ancora piuttosto recente nei tempi in cui Rodari firmava il suo articolo.
«Si vogliono lasciare le scritte mussoliniane? Va bene. Ma siano adeguatamente completate. Lo spazio, sui bianchi marmi del Foro Italico, non manca. Abbiamo buoni scrittori per dettare il seguito di quelle epigrafi e valenti artigiani per incidere le aggiunte».
Per Rodari le aggiunte dovevano riguardare il dolore che il fascismo aveva inflitto. Un dolore che andava ricordato per non ripetere più un obbrobrio del genere. Completare quindi, per non soccombere.       Continua nell’ ALLEGATO

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GRAZIE, GEORGE (frei Betto)

3a. Grazie GeorgeHo imparato nel Cristianesimo, caro George Floyd, che il sangue versato dai martiri irriga la terra e produce frutti in abbondanza. Qui dal Brasile, nel sud del mondo, dove avviene un genocidio per disprezzo da parte del governo della pandemia del CoViD-19, ringrazio Dio per il dono della tua vita. Il tuo sacrificio non è stato vano.

Come ha dichiarato Gianna, la tua figlia di 6 anni, “mio padre ha cambiato il mondo”. Piegato, ti sei alzato; umiliato, ti sei fatto grande; assassinato, vivi per sempre nella memoria di tutti noi, indignati, che gridiamo “basta” al razzismo.

Prima di te, milioni di donne e uomini neri furono schiavizzati, violentati, colonizzati e segregati, considerati esseri disprezzabili, inferiori, abietti. Nemmeno il sangue di Zumbi dos Palmares e di Martin Luther King, crudelmente assassinati come te, è stato sufficiente per far tacere i razzisti, ridurre la violenza della polizia nordamericana e convincere famiglie, scuole e governi ad adottare pedagogie efficaci contro il preconcetto e la discriminazione.       Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                               tre giorni fa abbiamo celebrato la festa del nostro Santo Patrono, un medico, figura quanto mai attuale nella situazione che stiamo vivendo. Per questo mi sembra significativo iniziare la lettera riportando la breve, ma densa riflessione di don Mario BOTTI.

“Festa di san Pantaleone, patrono della nostra chiesa diocesana e del territorio Cremasco. Un santo che conclude la vita col martirio. Di professione era medico e noi abbiamo chiesto la sua intercessione anche durante la fase più acuta della pandemia. Il martire è colui che ama anche nelle situazioni dove i gesti dell’amore sembrerebbero apparentemente inutili o eccessivi. Ricordo, in ospedale, nel letto di fronte al mio, un uomo grave e ormai completamente sedato. L’infermiera si ferma presso di lui per lavarlo e cambiarlo, poi si avvicina al carrello, prende del buon deodorante e profuma il corpo di quell’uomo, anche se lui non potrà apprezzare quel gesto … Credo che i martiri siano arrivati a compiere grandi gesti di amore, fino a dare la loro stessa vita, perché non si sono sottratti nel compiere gesti di amore per Gesù e per i fratelli, anche quando sembrava inutile o esagerato l’amore che offrivano. Quell’infermiera ha compiuto un gesto di grande attenzione su un uomo ormai incapace di apprezzare quel che gli veniva donato … ma con quel gesto è stata la vita di quella infermiera a profumare di autentica umanità. Oggi preghiamo il nostro santo Patrono e affidiamo a Lui anche i medici e quanti operano nell’ambito della sanità”.

San Pantaleone ci ricorda la nostra appartenenza, per fede, alla Diocesi di Crema. Già ma che cos’è una DIOCESI?
SecoNdo il Diritto Canonico la diocesi è “una porzione del Popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del Vescovo, coadiuvato dai suoi presbiteri in modo che (…) costituisca una Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica”.       Continua nell’  ALLEGATO

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SETTE IDEE PER LA PRIMA ESTATE POST COVID (Diego Andreatta)

VLUU L100, M100 / Samsung L100, M100Un primissimo elenco di iniziative o modalità che tengono conto di quanto ci siamo lasciati alle spalle.

Questa “maledetta” primavera ci porta a rimodulare uno dei riti estivi d’inizio giugno: calendario alla mano, si fissano definitivamente impegni lavorativi e vacanzieri dei tre mesi caldi, in un puzzle d’incastri (e di spese) che è autentico rompicapo, non solo per le famiglie. Ma quest’anno, nella prima estate post Covid, anche la progettazione – per tanti aspetti entusiasmante, promessa di libertà riconquistata – si presenta a dir poco proibitiva: aperture rinviate, protocolli in continua evoluzione, strutture ricettive in forse e soggiorni organizzati a forte rischio di cancellazione; vale per tanti campeggi parrocchiali e oratoriani o, per restare in ambito ecclesiale, pellegrinaggi e ritiri, campi scuola e route degli scout.
Prendetelo come un gioco di questa prima strana domenica di giugno 2020: stilare un elenco di idee alternative – almeno sette – con cui ridisegnare il nostro quadretto estivo, personale o familiare.
1) Un aiuto a chi lavora. È forse la priorità da metterci in testa, giacché non per tutti quest’estate fa rima con vacanza. Molti genitori sono rimasti senza congedi, dovranno lavorare da giugno ad ottobre; le vacanze… forzate le hanno già esaurite. I piani aziendali rivoluzionati e l’obbligo di una difficile ripresa economica non consentono ulteriori pause.
L’attenzione a conoscenti, familiari, amici o vicini rimasti “senza vacanze” può innescare varie idee solidali. Perché non cominciare dalla giornata domenicale, che sia davvero per loro riposante e non stressante?     Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                 ci voleva la morte atroce e violenta di George Floyd, per farci capire che, nonostante la buona volontà di alcuni, le cose non cambieranno da sole e che il RAZZISMO, rimane uno dei grandi nemici con cui dovremo lottare. A costo di sembrare crudeli riportiamo le ultime parole di George, un uomo di 46 anni, ucciso da un agente di polizia statunitense che lo ha bloccato, premendogli il ginocchio sul collo con tutto il suo peso per quasi nove minuti:

«È la mia faccia, amico
non ho fatto nulla di grave, amico
ti prego
ti prego
ti prego non riesco a respirare
ti prego amico
qualcuno mi aiuti
ti prego amico
non riesco a respirare
non riesco a respirare
ti prego    (parte non comprensibile)
amico non respiro, la mia faccia
devi solo alzarti
non riesco a respirare
ti prego, un ginocchio sul mio collo
non riesco a respirare           Continua nell’ ALLEGATO


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ARMI, GLI AFFARI D’ORO ITALIANI (E IL PRIMO CLIENTE È L’EGITTO) (Luca Liverani)

6a. Armi affari d'oroIl quadro inquietante dell’export bellico nostrano (oltre 5 miliardi di euro) nella Relazione governativa trasmessa nei giorni scorsi al Parlamento. Critiche da Rete per il disarmo e Rete della Pace
Armi italiane all’Egitto. Nonostante le nebbie sull’omicidio di Giulio Regeni. Nonostante la guerra in corso nella vicina Libia. Nel 2019 l’Italia ha autorizzato la produzione e vendita di oltre 5 miliardi di armi a Paesi in gran parte estranei alla Nato e all’Unione europea. E il cliente migliore è stato proprio il Paese guidato dal presidente Abdel Fattah Al Sisi, il cui governo continua a non collaborare con l’Italia nelle indagini sull’assassinio del ricercatore friulano. E sul quale pesano sospetti internazionali di violazione dell’embargo Onu verso la Libia, per rifornimenti di armi alle milizie di Haftar. L’altro migliore cliente dell’Italia è il Turkmenistan, guidato da un regime autoritario, accusato di costanti violazioni dei diritti, nel 2018 al terz’ultimo posto su 180 paesi nella classifica mondiale della libertà di stampa di Reporters sans frontières.

Eccolo il quadro dell’export bellico italiano, a quanto emerge dai dati aggregati per il 2019 della Relazione governativa trasmessa nei giorni scorsi al Parlamento, anche quest’anno con grave ritardo. Il rapporto è richiesto dalla Legge 185/90 che regola l’esportazione dei sistemi militari italiani. Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace hanno potuto esaminare il capitolo introduttivo, redatto dalla Presidenza del Consiglio, che riassume i documenti dei dicasteri coinvolti nell’iter autorizzazione, coordinato dall’Autorità Nazionale Uama (Unità per le Autorizzazione dei Materiali di Armamento) del Ministero degli Esteri.      Continua nell’ ALLEGATO

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