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Notiziario – riflessioni

IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE HA UNA MADRE: TINA ANSELMI (Lina Specola)

4a. Tina AnselmiIn questi giorni difficili per il nostro Paese, il plauso al servizio sanitario nazionale è unanime: nonostante le difficoltà dovute ai continui tagli e alla mancanza di personale, lo sforzo di medici e infermieri per fronteggiare questa crisi è senza precedenti. Se a oggi riusciamo a rispondere a una simile emergenza sanitaria è perché qualcuno credeva che l’accesso alle cure dovesse essere libero e gratuito per tutti. E a farlo è stata una donna: Tina Anselmi.

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), quello a cui in altri, ma soprattutto in questo momento, stiamo tutti dicendo grazie, quello che sta assicurando salute e coesione nazionale oggi come sempre, ma oggi con maggiori evidenze, nasce nel 1978.
Reca la firma di una donna: la ministra Tina Anselmi.  Fu un dibattito importante, quello per l’istituzione del SSN, seguito da una legge fondamentale per lo sviluppo umano, sociale e civile del nostro Paese. E il perché lo stiamo vedendo in questi giorni. Dobbiamo dire grazie a quanti si stanno adoperando negli ospedali e dobbiamo essere meno grati a coloro che negli ultimi anni hanno messo questa priorità della Repubblica (come anche quella della Scuola) un po’ in ombra, a favore di politiche di basso cabotaggio, inseguendo con quelle politiche un consenso illusorio per pressioni sociali particolari e di breve periodo.      Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,
non posso negarlo: abbiamo bisogno di buone notizie. E in questa ricerca spasmodica ci attacchiamo un po’ a tutto, come testimonia il susseguirsi, spesso frenetico, di notizie, news, ultim’ora, a volte un po’ strambe, sui nostri telefoni.

E allora ci rallegriamo per gli aiuti, in attrezzature e personale medico, che, tramite la Croce Rossa, ci arrivano dalla Cina. Salvo poi chiederci, con un pizzico di cinismo, se non siamo di fronte ad un nuovo modello del conosciuto progetto di espansione economica conosciuto come “Via della seta”. Bisogna però riconoscere che sanno andare oltre tutte le stupide cattiverie che in queste settimane abbiamo detto sui Cinesi…

Poi ci raggiunge improvvisa e insperata la notizia della liberazione della coppia italo- canadese Luca ed Edith, rapiti in Burkina Faso, due mesi dopo il nostro padre Gigi Maccalli. Salvo poi accorgersi, leggendo quanto scrivono i giornali, che la vicenda della loro liberazione rimane alquanto nebulosa. Purtroppo a causa dell’emergenza virus, i giornalisti si sono interessati poco ad una vicenda che ci riguarda molto da vicino, perché

le circostanze del loro rapimento e della loro detenzione sono molto simili a quelle di p. Gigi. Anche questo è un argomento da approfondire.     Continua nell’ ALLEGATO

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OGGI VI PARLERÒ DEI PRETI… (Don Fabio Corazzina)

3a. oggi parliamo dei pretiMa che cosa fanno i preti in questo tempo i preti? Probabilmente non è uno dei problemi più importanti di questo tempo. Eppure…

Sono dentro una chiesa completamente vuota senza di voi e vi confesso che non è facile. Non posso neanche venirvi a cercare o a trovare, nemmeno nei momento più delicati e difficili che sono la sofferenza e la morte. Però ci mancate. Ci mancano i ragazzi in oratorio, ci mancano gli anziani al pomeriggio, ci manca l’Eucarestia con voi, la preghiera, poi ci mancano i genitori con le loro passioni, perplessità e gioia, ci mancano i giovani, gli adolescenti con le loro provocazioni e le loro inquietudini… E allora noi preti le proviamo tutte! Avete visto rispolveriamo le radio parrocchiali, distribuiamo i bollettini, tentiamo a volte, maldestramente, delle dirette video e voi sorridete, magari perché non abbiamo acceso l’audio. Le proviamo proprio tutte. So anche che non ci sopportate molto perché in questi giorni, quando voi aprite la pagina facebook vi appariamo noi, qualche altare, qualche Madonna, qualche prete, qualche predica… Sì ditecele, avete ragione.       Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissime,

pur con tutto l’ottimismo che ci contraddistingue, non possiamo negare che la situazione si fa più difficile, pericolosa e dolorosa. E facciamo fatica a trovare le parole giuste per parlare, senza dire banalità, di una realtà, la pandemia, che sta mettendo in crisi tutte le nostre certezze. Allora ci affidiamo alla testimonianza di un prete che ha fatto della sua vita un impegno totale con gli ultimi, nella persona dei migranti. Si tratta di don Fabio Corazzina, bresciano, parroco della ccomunità di S. Maria Nascente.

 «Siamo in zona rossa, chi l’avrebbe mai detto. Sono in zona rossa, imprigionato, separato, confinato. Dentro o fuori non ho capito, però sono responsabile e farò la mia parte perché la situazione non diventi ancora più difficile.
Il teologo Pierangelo Sequeri ha lasciato una traccia stimolante, illuminante per capire. In una delle sue opere, ad un certo punto dice che l’illusione di diventare signori assoluti della vita non significa affatto averne più cura. E ce ne siamo accorti perché ci siamo assuefatti a un dominio tecnico scientifico che ci ha portato nelle condizioni di immaginare che questo dominio potesse controllare la malattia e la morte. E tutto questo ci ha reso ogni giorno più vulnerabili. Non ci siamo più abituati al limite, non ci siamo più abituati alla morte. Vulnerabili dentro, vulnerabili fuori. Abbiamo quasi cancellato e comunque demoralizzato anche il principio solidarietà dentro le nostre comunità. Abbiamo esasperato, e lo abbiamo fatto in tutti i modi, il principio autonomia che ci ha condotto pian piano verso una soglia sottile che separa e ci separa dal passaggio verso l’indifferenza irresponsabile, rappresentata da tutti quelli che dicono, proprio in questi giorni: “tanto non è un mio problema, io faccio come prima”. Oppure ci ha portato alla paura e alle angosce e alle ansie incontrollabili, che ci hanno invitato a urlare: “si salvi chi può, l’importante è che prima mi salvi io”. Evidentemente. Il “prima noi”.     Continua nell’ ALLEGATO

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ECCO COSA CI STA SPIEGANDO IL VIRUS (Francesca Morelli)

2a. Ecco cosa ci sta spiegando il virusLa riflessione della psicologa: “Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene? Smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo. Per esempio…

Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…     Continua nell’ ALLEGATO

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VIVERE ISOLATI O MORIRE ASSIEME: IL CORONA VISTO DA NIAMEY (Mauro Armanino)

L’amico K4a. Vivere isolati o morire assiemeaka Daouda di Alternativa Cittadina si trova ancora in stato di arresto presso la polizia giudiziaria della capitale. Aveva fatto circolare un messaggio sui media che si sarebbe trovato un italiano ospite nell’Ospedale di Referenza di Niamey. A causa della temuta infezione, l’Ospedale in questione avrebbe sospeso i servizi. La notizia, subito smentita dall’istituzione, era poi stata fatta circolare dallo stesso Kaka. Troppo tardi, perché nel frattempo la voce era corsa. I primi allarmi avevano lasciato credere il peggio persino nel Niger dove il sole, la sabbia e la giovane età della popolazione tengono a bada il virus. D’altra parte, da questa parte del mondo, la cosa di cui si parla non è l’epidemia del coronavirus quanto l’epidemia da corruzione che non risparmia nessuno e nulla. E’ di questi giorni a Niamey, lo scandalo di false fatturazioni e acquisti di materiale inadatto o scadente per le forze armate che, proprio in questi ultimi mesi, hanno perso decine di militari per attacchi rivendicati dallo Stati Islamico nel Sahel. La contaminazione della società avviene per trasmissione del virus da corruzione che non è altro che il tradimento della democrazia e del bene comune che dovrebbe attraversarla. Qui la morte non ci spaventa perché non abbiamo paura di vivere.      Continua nell’ ALLEGATO

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Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Carissime, Carissimi,

incomincio questa lettera cedendo la parola ai Vescovi lombardi che oggi, 6 marzo, si sono incontrati ed stilato il seguente messaggio intitolato “Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra”.

I Vescovi della Lombardia, in comunione con i Vescovi del Veneto e dell’Emilia-Romagna, a seguito del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, confermano che nelle loro Diocesi per la domenica 8 marzo e per i giorni feriali successivi e fino a nuova comunicazione è sospesa l’Eucarestia con la presenza dei fedeli, mentre i Vescovi e i sacerdoti celebreranno senza il popolo.
La decisione, assunta in accordo con la Conferenza Episcopale Italiana, si è resa necessaria dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto del Consiglio dei Ministri con il quale si vuol definire il quadro degli interventi per arginare il rischio del contagio del “coronavirus” ed evitare il sovraccarico del sistema sanitario.
La situazione di disagio e di sofferenza del Paese è anche la sofferenza di tutta la Chiesa. Per questo motivo, noi Vescovi, invitiamo i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici a continuare a tessere con passione i rapporti con la Comunità Civile e ad assicurare la vicinanza nella preghiera a tutti coloro che sono colpiti.      Continua nell’  ALLEGATO

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ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE! (Mario Delpini)

2a. delpini2A Milano la Quaresima inizia senza l’Eucarestia e il rito delle Ceneri. Ma l’arcivescovo Mario Delpini, nell’omelia pronunciata durante la Messa su Rai3, invita a vedere in questi giorni di disorientamento “il momento favorevole” per cercare Dio e ricostruire legami buoni.

1. La parola inopportuna.
Ci viene rivolta oggi una parola che suona inopportuna. Risuona una di quelle parole che possono mettere di malumore, come un intervento maldestro, come di un richiamo che sconcerta. Una parola inopportuna mette a disagio, sembra venire da chi non comprende la situazione. E la parola inopportuna è quella di Paolo: ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
È inopportuna questa parola, ma non possiamo tacerla. Suona come maldestra e sconcertante, ma non possiamo rifiutarla.
Questo inizio di Quaresima, così strano, senza messa, senza ceneri, senza prediche, questo è il momento favorevole.
Questo momento di allarme e di malumore, di strade quasi deserte e di attività rallentate proprio nella città frenetica, questo è il momento favorevole.
È una parola inopportuna, ma è stata proclamata. Non possiamo lasciarla cadere come un seme che vada perduto. Risuoni dunque ancora, illumini questo nostro momento, chiami a conversione, se è una parola che viene da Dio.     Continua nell’ ALLEGATO

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IL GIORNO CHE L’EUROPA CONTAMINÒ L’AFRICA (Mauro Armanino)

3a. Africa“Benvenuto in Niger. Chiamare l’Italia costa 1 euro/min, ricevere chiamate costa 0,1 euro/min. Navigare costa 0,1 euro/mega. Per ulteriori informazioni chiama gratuitamente il +39…” La compagnia telefonica ho. invia questo tipo di messaggi nel Niger, dopo il cambiamento di cellulare e di alleanza telefonica.

Messaggi che non contaminano più di tanto, se non l’etere attraversato da milioni di inutilità di questo genere, non pericolosi come il virus che invece esportiamo, nostro malgrado, in quell’Africa ritenuta la patria delle grandi malattie infettive contemporanee. Finora relativamente risparmiata dall’ormai temuto e giudicato inesorabile, ‘coronavirus’, l’Africa è stata toccata, alla data del presente scritto, da tre persone infette. La prima, di cui il nome del portatore non è stato rivelato, si trova in Egitto, la seconda, di origine e nazionalità italiana, in Algeria e la più recente, ancora italiana, in Nigeria. Contaminazioni ‘occidentali’ che toccano il nostro continente che i più considerano alla deriva, da parte di persone tornate in Africa per motivi di lavoro. Una prova in più che la storia del mondo non è solo nella lotta di classe, come recitava il ‘Manifesto’ di Marx e Engels, è soprattutto una storia di contaminazioni.      Continua nell’ ALLEGATO

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Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Coronavirus: street art fuori il mercato di piazza Vittorio a RomaCarissime, Carissimi,

avrei preferito parlare d’altro, ma lo svolgersi, anzi il travolgerci degli avvenimenti mi porta inevitabilmente a scrivere di quello che stiamo vivendo: l’epiodemia del cosiddetto Coronavirus con le sue conseguenze.

Per la rapidità e la tragicità con cui l’epidemia si è presentata prima sulla scena mondiale poi su quella nazionale ed europea, si sono evocati i ricordi delle più spaventose epidemie che hanno decimato la popolazione: dalle pesti ricorrenti, al colera, fino alla più recente, ma non meno funesta, “spagnola”. La cosa che più impressiona è che i meccanismi sociali e le reazioni emotive innescate sono sempre gli stessi: morbo invisibile, contagio che si diffonde inarrestabile, paure e comportamenti irrazionali, caccia all’untore.

Modello di questa tragica progressione rimane la descrizione della peste di Atene fatta dallo storico Tucidide. Benché avvenuta 2450 anni fa, essa mantiene una attualità impressionante grazie al concreto realismo con cui viene raccontata.    Continua nell’ ALLEGATO 

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